Gualtieri: “Pil ai livelli pre-Covid entro fine 2022”
Il ministro conferma lo scenario di base di una contrazione del 9% nel 2020. E annuncia: “Tasse giù dal prossimo anno e possibile prolungamento della moratoria sui crediti”
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Due anni, almeno. È quanto impiegherà l’Italia per tornare ai livelli pre Covid secondo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Intervistato da Blomberg Television, il numero uno di palazzo Koch ha sottolineato comunque la difficoltà di realizzare previsioni, ma ha assicurato che il debito pubblico italiano è “sostenibile” e si è detto ottimista sull’andamento del Pil nel terzo trimestre, che verrà reso noto a fine mese. “Stiamo osservando dati migliori di quanto previsto”, ha spiegato facendo eco a quanto affermato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, nei giorni scorsi.
L’Italia “ha un problema congiunturale e uno strutturale” e nonostante dati migliori del previsto nel terzo trimestre, “ci saranno stop and go” e nelle stime “si è preso in considerazione un aumento dei contagi, ma i suoi effetti potrebbero essere peggiori delle attese”, ha avvertito Visco. “Le politiche devono rimanere accomodanti sul lato di bilancio così come sul versante monetario, ha ammonito, e l’Italia deve approfittare dell’occasione del Recovery Fund europeo per “rendere più efficace la pubblica amministrazione, aumentare l’innovazione e la formazione dei giovani, oltre che investire nella sostenibilità ambientale”. Visco ha quindi ribadito di essere fiducioso dal punto di vista del bilancio, “penso che l’Italia non abbia sforato così tanto, il problema è piuttosto la capacità di crescere” ed è per questo che sarà cruciale l’uso dei fondi europei puntando su capitale umano e tecnologia: “penso che il Governo ne sia consapevole, naturalmente ci saranno discussioni e compromessi ma sono fiducioso che accadrà”, ha concluso.
Intanto Bankitalia ha diffuso il consueto bollettino economico in cui prevede un balzo del Pil italiano nel terzo trimestre del 12%, superiore alle stime. Merito del traino dell’industria, la cui produzione si stima possa essere cresciuta di circa il 30% (da -16,8 nel secondo trimestre), ritornando al livello precedente l’inizio dell’epidemia. Secondo gli esperti di via Nazionale “il ritorno alla crescita è stato verosimilmente più sostenuto di quanto prefigurato in luglio”. Restano però più incerte le prospettive dei servizi, “in ripresa anche per effetto del buon andamento dei flussi turistici domestici ma ancora su livelli di attività molto contenuti”.
Tra luglio e settembre, si legge ancora, è continuata la risalita degli indicatori più tempestivi relativi ai consumi elettrici, al gas distribuito al settore industriale e al flusso di traffico autostradale, avviatasi all’inizio di maggio con la riapertura di molte attività; tuttavia nella media del trimestre tali indicatori non hanno ancora pienamente raggiunto i livelli precedenti la diffusione del contagio. È proseguita, in tutti i principali comparti, la crescita della fiducia delle imprese rilevata dall’Istat anche gli indici dei responsabili degli acquisti (Pmi) nel settore manifatturiero hanno registrato un forte aumento.
Di contro, però, l’incertezza della crisi Covid pesa sulle famiglie italiane e si riflette in una “discesa dei consumi” nel secondo trimestre (e una ripresa seppure parziale nel terzo) assieme a “un forte aumento del tasso di risparmio”. Una crescita, spiega Via Nazionale, che “ha risentito inizialmente degli ostacoli agli acquisti di beni e servizi conseguenti alla chiusura di attività non essenziali, poi in misura crescente di motivi di ordine precauzionale, connessi con il persistente peggioramento delle aspettative di disoccupazione”. E sebbene l’economia sia in ripresa, per Bankitalia “il recente peggioramento del quadro epidemiologico potrebbe continuare a scoraggiare o impedire alcune tipologie di spese considerate non essenziali, come viaggi, vacanze e ristoranti”.
Quanto ai conti pubblici, “la manovra di bilancio, definita anche alla luce dell’utilizzo delle risorse della Next Generation Eu, implica un disavanzo superiore a quello del quadro tendenziale nel prossimo biennio (e leggermente inferiore nel 2023). Nei programmi il disavanzo si collocherebbe al 7% del Pil nel 2021 per poi diminuire fino al 3% nel 2023; il debito si ridurrebbe nel corso del prossimo triennio, sino al 151,5% del Pil nel 2023”. Da palazzo Koch aggiungono poi che nel quadro del Governo “le misure espansive forniscono all’economia una spinta macroeconomica considerevole, il cui ordine di grandezza è coerente con una composizione degli interventi in cui abbiano ampio spazio gli investimenti pubblici”. Ma avvertono: “Per ottenerne pieni benefici è essenziale adoperarsi per accelerare i tempi di realizzazione e assicurare la qualità degli interventi”.
Gli esperti sottolineano anche che gli interventi della politica monetaria, l’orientamento espansivo delle politiche di bilancio e l’accordo raggiunto dal Consiglio europeo sulla Next Generation Eu “hanno permesso un miglioramento significativo delle condizioni sui mercati finanziari. Il differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e quelli tedeschi ha continuato a ridursi, portandosi su valori lievemente inferiori a quelli precedenti l’inizio della pandemia”. Da giugno vi è stata una ripresa degli acquisti dei titoli di Stato italiani da parte degli investitori esteri. Nel complesso dei primi sette mesi dell’anno gli investitori esteri hanno effettuato vendite nette di titoli italiani per 44,2 miliardi (di cui 26,7 di titoli pubblici), prevalentemente concentrate in marzo e aprile. Da Bankitalia sottolineano però che “i corsi azionari hanno tuttavia mostrato una maggiore volatilità, sia sul mercato italiano sia su quelli internazionali, risentendo sensibilmente del succedersi di notizie sull’andamento globale dei contagi di Covid-19”.
“Nell’area dell’euro resta necessario un ampio stimolo monetario”, conclude Bankitalia, spiegando che anche l’attività economica dell’area dell’euro è tornata a crescere, senza raggiungere ancora i livelli precedenti l’emergenza sanitaria, in linea con lo scenario centrale di graduale ripresa delineato in giugno. L’inflazione è scesa su valori lievemente negativi; il rischio di una prolungata deflazione incorporato nelle quotazioni degli strumenti finanziari, ancora significativo, si è ridotto grazie alle decisioni di politica monetaria e all’introduzione delle nuove misure di bilancio europee. Il consiglio direttivo della Bce ha mantenuto un orientamento molto espansivo e ha confermato che “è pronto ad adeguare ulteriormente tutti i propri strumenti”.
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