Un anno di rally: vincitori e vinti in Piazza Affari
Chi ha corso di più, chi è collassato e il ritorno delle Ipo. Ecco il bilancio del 2021 dell'azionario, in particolare quello italiano
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Nella copiosa produzione di outlook per il 2022, economisti, analisti, strategist e gestori si sono trovati a convergere su un aspetto fondamentale: tra i fattori che maggiormente terranno banco sui mercati, l’inflazione merita un posto d’onore. Questo comporta anche delle conseguenze sul mercato azionario, dove l’ascesa dei prezzi, che a detta degli esperti è destinata a continuare anche nel 2022, dovrebbe produrre una rotazione. Secondo State Street Global Advisors, “i mercati sono meno euforici ora di quanto lo siano stati nei mesi scorsi, ma rimangono fragili e vulnerabili a eventuali shock. Qualsiasi manovra verso una politica monetaria più restrittiva in risposta a un’inflazione persistente e più elevata potrebbe minacciare la fragile esuberanza del mercato. Per gli investitori azionari, i settori delle materie prime e ciclici rappresentano la migliore copertura contro l’inflazione, mentre una maggiore volatilità di fondo può essere mitigata da strategie azionarie difensive e specifiche per la gestione della volatilità”.
Le possibili ricette elencate dalle diverse società per coprirsi dall’inflazione sono in realtà molto varie: per esempio posizionarsi sui titoli europei, che appaiono esposti a un’inflazione meno aggressiva di quella Usa, puntare sui ciclici come suggerisce SSGA, o sui player interessati da trend di crescita secolare. Tra i fattori sui quali si stanno riaccendendo i riflettori, ricompare il concetto di “pricing power”, cioè la capacità di una società di trasferire rincari dei costi di produzione sui clienti finali. Negli ultimi anni questo fattore è stato relativamente trascurato: con l’inflazione ai minimi, non era uno dei primi aspetti da considerare nella selezione dei titoli. Ma ora che l’inflazione è tornata, la capacità di una società di reagire a maggiori costi di produzione diventa più importante.
“Una convinzione semplice e ampiamente diffusa tra molti investitori è che le azioni siano un buon investimento durante i periodi di inflazione, poiché le società ricevono ricavi nominali che sono in parte basati sui prezzi che applicano”, osserva James Athey, investment director di abrdn. “In periodi di maggiore inflazione o maggiori pressioni sui costi di input, le aziende possono adeguare i prezzi più in alto e, quindi, aumentare i propri ricavi nominali per proteggere il valore reale di tali flussi di entrate. Questo è in gran parte vero con poche eccezioni degne di nota”, aggiunge l’esperto.
In primo luogo, spiega Athey, alle società che operano in settori o industrie altamente competitivi o in cui i loro clienti sono particolarmente sensibili ai prezzi può essere impedito di aumentare i prezzi a causa del previsto effetto negativo sui loro volumi di vendita. In secondo luogo, l’aumento dell’inflazione spesso porta con sé una politica monetaria più restrittiva. “Nel contesto prevalente del mercato finanziario, è evidente che le valutazioni azionarie sono elevate principalmente a causa della perenne economia del denaro facile che ha caratterizzato il periodo successivo alla crisi finanziaria globale. È logico, quindi, che una politica monetaria più restrittiva possa pesare su tali valutazioni”, aggiunge Athey.
È pur vero che i mercati sono ampiamente efficienti e, quindi, l’inflazione attesa futura dovrebbe già essere scontata. Quindi, per vedere i benefici di una strategia di protezione dall’inflazione è importante capire quali risultati futuri il mercato sta già scontando. Ma quali sono in generale i settori che in questo momento possono garantire una (relativa) protezione dall’inflazione grazie alla capacità di girare eventuali rincari nei costi di produzione sui propri utenti finali?
Secondo Athey “le società e i settori con una bassa concorrenza, con clienti che sono indifferenti al prezzo e con una bassa sensibilità al rialzo dei tassi di interesse dovrebbero essere preferiti in funzione di copertura anti-inflazione”. In questo senso, i settori dei beni di lusso sembrano i più attraenti, “sebbene l’elevata sensibilità alla crescita cinese possa essere un fattore controproducente. Più in generale, i beni di consumo, in particolare quelli con una significativa presenza online i settori dell‘healthcare dovrebbero sovraperformare”.
E in Italia, in un mercato azionario che sta diventando sempre più interessante per gli investitori, quali sono i settori e i titoli maggiormente dotati di pricing power?
Massimo Fuggetta, CIO del Made in Italy Fund di Bayes Investments, spiega che il punto di partenza per il portafoglio è di trovare “società il cui valore fondamentale è, a nostro giudizio, ampiamente superiore all’attuale prezzo di mercato”, e questo valore fondamentale è per sua natura una stima di lungo periodo che non si fossilizza troppo sulle variabili economiche di breve termine.
Ma il pricing power “è uno dei principali criteri che noi utilizziamo per selezionare i titoli in portafoglio”, spiega Fuggetta. “Investiamo in piccole società che sono market leader in specifiche nicchie di mercato e in cui un buon management e il talento italiano permettono di costruire e mantenere un solido vantaggio competitivo, che si concretizza in alte prospettive di crescita e in una forte e sostenibile profittabilità”, osserva Fuggetta. Aggiungendo che il problema di evitare aziende con basso pricing power riguarda spesso i fondi che investono attorno all’indice di mercato, e che dunque devono necessariamente avere esposizione ai principali titoli che lo compongono. “Noi non abbiamo questo problema, poiché non seguendo alcun indice siamo liberi di scegliere. E scegliamo aziende anche in base a quello che riteniamo essere un alto pricing power, che le protegga e in alcuni casi persino le avvantaggi nell’eventualità di un’ascesa duratura del livello dei prezzi”.
Tra i principali titoli che rispondono a queste caratteristiche, Fuggetta cita EdiliziAcrobatica, che fornisce lavori edilizi esterni utilizzando una tecnica di accesso con doppia fune di sicurezza, evitando l’uso di impalcature; Doxee, un fornitore di soluzioni IT per la gestione delle comunicazioni commerciali; Tecma, che fornisce soluzioni tecnologiche per investimenti immobiliari, pianificazione spaziale e servizi di marketing. “Riteniamo che queste società non avrebbero alcun problema a trasferire un eventuale aumento dei costi sul prezzo finale dei loro servizi. Così è, a nostro giudizio, per tutte le altre società in portafoglio”. Una caratteristica che, conclude Fuggetta, rende il fondo già protetto dall’inflazione fin dal momento della selezione dei titoli. D
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