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Sempre centrali il fattore umano e la professionalità della consulenza: per oltre 6 risparmiatori europei su 10 è importante ricevere consigli specifici da parte di un esperto.
Il fattore umano e la professionalità rimangono ancora centrali: il 65% dei risparmiatori europei, infatti, ritiene la tecnologia importante ma risulta ancora più importante avere consigli specifici da parte di un consulente esperto. Nel caso di un contatto per decidere un investimento, l’incontro faccia a faccia con un professionista resta la modalità di gran lunga preferibile (67%). Questo è il dato più rilevante emerso dalla ricerca effettuata da Demia per Assogestioni che indaga i nuovi scenari nella distribuzione dopo la PSD2. L’indagine è stata presentata nel corso dell’incontro svoltosi al Salone del Risparmio dal titolo “Distribuzione di prodotti finanziari. Le 5 sorelle di Internet potranno conquistare l fiducia dei risparmiatori europei?”. Ad introdurre la discussione ci ha pensato Jean-Luc Gatti Direttore Comunicazione di Assogestioni, a moderarla il giornalista di Focus Risparmio Eugenio Montesano. Alla tavola rotonda hanno partecipato Diego Martone (CEO di Demia), Germana Martano (Anasf), Stefano Acquati (BNP Paribas Asset Management), Emanuele Calvi Parisetti (Eurizon Capital) e Duccio Marconi (CheBanca!).
La discussione si è concentrata sui risultati della ricerca effettuata da Demia sul tema della fiducia verso i nuovi Player tecnologici interessati a entrare nel settore del risparmio. Anche il pubblico presente in sala ha interagito partecipando a un sondaggio in diretta col quale i partecipanti hanno risposto a 5 domande presenti nella ricerca. Entrando nello specifico del sondaggio, presentato da Diego Martone, emerge che comprare dei prodotti finanziari sulle piattaforme delle 5 sorelle di Internet (Facebook, Apple, Microsoft, Google e Amazon) piace a un risparmiatore europeo su tre. I più entusiasti sono i Millennials (18-34 anni) che considererebbero di farlo per il 39%, seguiti per il 34% dalla generazione Y più adulta (35-54 anni).
L’indagine evidenzia come l’uso delle tecnologie e delle piattaforme digitali nella gestione del proprio denaro siano un fenomeno positivo e destinato a crescere, secondo il 72% del campione. La ricerca fotografa le differenze generazionali nel rapporto con le tecnologie dedicate alla finanza personale con i Millennials che, al 56%, ritengono sufficiente uno smartphone per la gestione dei propri risparmi, percentuale che diminuisce al 45% per la Generazione X.
A un confronto tra i paesi, invece, emergono profonde differenze sia per quanto riguarda il rapporto con i big 5 della rete sia per la domanda d’iniziative di alfabetizzazione finanziaria, a dimostrazione della diversa propensione culturale al risparmio che vede ancora l’Italia primeggiare tra tutti. L’Italia e la Spagna sono simili nel grado di apertura all’offerta di prodotti di risparmio e investimenti da parte degli Operatori Digitali Mondiali: i connazionali lo considererebbero per il 44% e i cugini iberici per il 43%. La situazione si rovescia negli altri Paesi analizzati dove un segmento più limitato si dichiara interessato alle proposte delle 5 sorelle della Rete: Gran Bretagna (37%), Francia (30%), Germania (26%).
Stesso discorso vale per le attività di educazione finanziaria, l’83% degli spagnoli e l’82% degli italiani (83% Generazione Y e 81% Generazione X) si dichiarano favorevoli a un programma di avvicinamento e formazione al mondo del risparmio e degli investimenti a fronte di un dato medio europeo pari al 71%. Lo Stato (per il 53%), le Banche e le istituzioni finanziarie (48%) sono gli enti deputati ad attività di educazione finanziaria, attività che per il 61% dei Millennials dovrebbe essere rivolte alle persone dai 35 in giù, mentre per il 54% della Generazione X dovrebbe essere a vantaggio di tutte le fasce d’età.
Le figure di riferimento quando si tratta di risparmio e investimenti restano i componenti della famiglia e i professionisti, con pesi diversi per le 2 generazioni: i Millennials si rivolgono ai genitori, gli Xers al partner, entrambi ai professionisti. Inglesi, Francesi e Tedeschi sono, infine, più propensi al fai da te.
Tuttavia quando si tratta concretamente di decidere quale investimento fare, il 73% si rivolgerebbe, come prima scelta, al circuito tradizionale bancario, il 30% al proprio consulente di fiducia, il 22% al sito della banca, il 12% si rivolgerebbe ai prodotti di una SGR e solo il 7,6% a una società non bancaria. Il fattore umano e la professionalità rimangono ancora centrali: il 65% dei risparmiatori europei, infatti, ritiene la tecnologia importante ma risulta ancora più importante avere consigli specifici da parte di un consulente esperto. Nel caso di un contatto per decidere un investimento, l’incontro faccia a faccia con un professionista resta la modalità di gran lunga preferibile (67%).
Confrontando i dati raccolti rispetto a ricerche omologhe svolte negli Stati Uniti, si ricava un sostanziale ritardo dell’Europa nello sviluppo di soluzioni che coinvolgono le piattaforme delle 5 Sorelle (FAMGA), ma anche un terreno fertile per un’eventuale estensione di quello che sarà implementato oltreoceano, perlomeno presso una parte dei risparmiatori. L’apertura verso l’offerta di player di provenienza extra finanziaria negli USA, infatti, è maggiore rispetto all’EU, con il 73% dei Millennials statunitensi e il 61% della Generazione X che comprerebbero o considererebbero prodotti finanziari da Aziende Tecnologiche.
“Il progetto dell’Associazione di un Osservatorio permanente sul risparmio continua anche quest’anno”, dichiara Jean-Luc Gatti, Direttore Comunicazione di Assogestioni. “Tutti i player dell’industria del gestito e gli stessi risparmiatori si trovano, oggi, di fronte ad un contesto regolamentare e ad un mercato sempre più globalizzato e transnazionale – continua Gatti – motivo per cui abbiamo deciso di sondare cosa pensano anche i vicini paesi europei sul tema della distribuzione di prodotti finanziari. Abbiamo analizzato il punto di vista di coloro che appartengono alle due fasce d’età che sono in prospettiva più interessanti per il settore – i Millennials e la Generazione X – e ci siamo focalizzati su come il mercato inevitabilmente si evolverà con l’ingresso di nuovi soggetti come le aziende tecnologiche.”
Secondo Diego Martone CEO di Demia e curatore della ricerca l’ingresso di nuovi Player di provenienza extra-finanziaria nel settore della distribuzione dei prodotti è molto di più di un’opzione remota. “Il mercato potenziale di risparmiatori europei pronto a considerare l’offerta proveniente da FAMGA (Facebook, Apple, Microsoft, Google, Amazon) e altri grandi operatori (ad esempio Alibaba) – spiega Martone – interessa quasi 55 milioni di persone tra i 18 e i 54 anni (Millennials e Generazione X). Si tratta ancora d’ipotesi e la traduzione di queste manifestazioni d’interesse in comportamenti d’acquisto sono tutte da verificare anche in funzione dell’articolazione delle proposte. Tuttavia, soprattutto se verranno garantiti livelli di sicurezza, solidità e tutela della privacy secondo gli standard bancari e in presenza di organismi di controllo efficienti, la normativa PSD2 potrebbe essere ricordata come una pietra miliare nel rapporto risparmiatori/operatori della distribuzione di prodotti finanziari”.
Per Duccio Marconi, direttore centrale della rete di consulenza finanziaria di CheBanca!, “i consulenti si stanno avvicinando ai cambiamenti in essere “assecondando il fenomeno. Secondo una ricerca dell’Abi chiudono mille filiali all’anno e il trend aumenterà anche perché i clienti vanno in filiale il 33 per cento di volte in meno rispetto a 5 anni fa. Non c’è dubbio che l’atteggiamento di fronte alle 5 sorelle che incominciano ad usare mezzi digitali va assecondato. Noi usiamo questi strumenti e li forniamo gratuitamente ai clienti per fidelizzarli. Con una battuta potei dire che vorremmo diventare la sesta sorella”.
Secondo Germana Martano, direttore generale di Anasf, “il modo migliore per rispondere alle esigenze dei clienti più giovani è quello di far sì che i consulenti siano sempre più aggiornati dal punto di vista dell’utilizzo della Rete”. Ma da questo punto di vista i dati sono già confortanti visto che il “70% dei consulenti sopra i 35 anni usa agevolmente la tecnologia: tra cui App e Internet per informare il cliente. Secondo un sondaggio fatto un anno tra i nostri consulenti finanziari emerge che il 70% degli over 35 utilizzano la tecnologia nell’esercitare la professione e informare il cliente rispetto alle varie posizioni. Quindi si tratta di una tecnologia al servizio del servizio di investimento. Al momento, allarga il campo Martano “anche alla luce del recente scandalo Facebook, vedo ancora un problema di brand in ambito finanziario per le industrie informatiche confermato dal ridotto 15% del campione europeo sondato che comprerebbe un fondo di investimento da questa tipologia di operatore. A riprova che, ad oggi – come sottolineato dallo studio – la fiducia nei colossi del web è più bassa di quella delle istituzioni finanziarie tradizionali”.
Emanuele Calvi Parisetti, Responsabile Marketing e Comunicazione esterna di Eurizon Capital SGR, si sofferma sul settore del risparmio gestito e su che tipo di impatto può avere sul mercato della distribuzione la disponibilità di prodotti di investimento sulle piattaforme delle 5 sorelle: “In questo ambito intravedo uno spazio per nuovi operatori nel risparmio gestito. Si andrà sempre di più in un mondo in cui attraverso internet le persone e i clienti si possono muovere autonomamente. Sicuramente è da considerare una differenza tra prodotto e prodotto. Prevedo che anche dal punto di vista del risparmio gestito si avrà un approccio graduale. Le piattaforme che sono già online per i clienti retail utilizzano prodotti passivi che sono più semplici nella proposizione. Mentre piattaforme be to be che già esistono presentano un’offerta molto più completa e varia, fornendo tutte le tipologie di fondi e anzi avvicinando le Sgr a prodotti che sarebbero più difficili da acquisire direttamente dalla Sgr nativa. Ma sarà il cliente, come sempre, a decidere che tipo di consulenza vuole”.
E sull’ipotesi che le 5 sorelle realizzino una rete di consulenti magari reclutando professionisti presenti sul mercato italiano, Stefano Acquati, di BNP Paribas Asset Management, si mostra cauto: “È ipotizzabile che ciò avvenga. Anzi, sono convinto che le 5 sorelle siano lungimiranti e non escludo che abbiano già aperto un tavolo di lavoro per sondare un eventuale business in questo senso. Ma quando si parla di investimenti, il fattore umano e la professionalità fanno la differenza. In definitiva si può sostenere che sia prematuro fare un discorso relativo agli investimenti su queste piattaforme”.
Quindi le 5 sorelle sono percepite come concorrenti o come potenziali partner? Duccio Marconi di CheBanca! è categorico: “Nel campo degli investimenti sono assolutamente dei concorrenti. Quando si parla di prodotti finanziari il discorso cambia radicalmente: noi abbiamo i consulenti le fintech no. Inoltre il cliente non è disposto a pagare un servizio di consulenza fintech online, mentre è disposto a pagare un servizio di consulenza ad alto valore aggiunto. Come emerge dal sondaggio anche i giovani preferiscono affidarsi a un consulente finanziario in carne ed ossa”.