Banche europee? Niente paura
Secondo Smouha (Gam Investments), gli istituti del Vecchio Continente sono allettanti per una serie di motivi. Ecco quali
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“Il problema principale che si trovano a fronteggiare quasi tutte le banche italiane è la redditività. In generale le banche non fanno utili perché hanno un modello di business che è scarsamente adatto al contesto attuale”. Andrea Monticini, docente di econometria finanziaria alla facoltà di Scienze bancarie dell’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, spiega perché oggi il settore bancario italiano soffre in Borsa.
“Oggi i tassi sono praticamente a zero e quindi c’è una scarsa possibilità di fare utili con il tradizionale modello bancario, che è quello di raccogliere soldi a un certo tasso e di erogare prestiti a un tasso più elevato. Questo modello è entrato in crisi in seguito alla politica ultraespansiva della Bce”, argomenta. Una volta tramontato il vecchio modello, spiega l’economista, si è reso indispensabile il passaggio a un business model con minori costi fissi, un numero minore di filiali e un maggiore ricorso alla tecnologia. E un focus su consulenza e gestione patrimoniale.
Come si stanno muovendo le banche su questo fronte? Si sono rese conto della necessità di innovare il modello di business e si sono mosse di conseguenza?
In questo momento la maggior parte delle banche si sono rese conto del problema e si stanno adattando per ridurre i costi e innovare il modello di business. Ma la strada è ancora lunga per molte banche, che per questo motivo stanno generando scarsi margini e stanno distribuendo dividendi modesti, a parte forse una sola eccezione, in cui la necessità del cambiamento è stata avvertita per tempo e si è intervenuti subito per innovare il modello, e che quindi oggi è in utile. Questo contesto spiega perché le banche italiane siano così sottovalutate in Borsa: si compra un’azione quando si pensa che si otterranno dei dividendi o perché si pensa che la società produrrà ricchezza. In caso contrario il prezzo scende.
Ma il nuovo ciclo di Tltro non dovrebbe migliorare la soluzione e dare una mano alle banche?
Il Tltro non può rappresentare chissà quale punto di svolta in questo caso perché le banche italiane hanno già abbondante liquidità a disposizione. Il punto è che se non hanno di fronte un progetto valido da finanziare non impiegano tale liquidità: la banca supporta l’investimento che però deve venire da un imprenditore, un’azienda o anche una multinazionale. Occorre ritrovare la fiducia che spinga gli imprenditori a investire e a farsi finanziare i propri progetti. Se si innescasse questo meccanismo, allora effettivamente per le banche italiane potrebbe essere utile avere liquidità aggiuntiva.
Si dice tuttavia che le banche italiane oggi siano solide: anche in presenza di una scarsa redditività, questo aspetto non dovrebbe rendere il settore più attraente?
Negli ultimi quattro o cinque anni le banche hanno fatto grandi sforzi per fare pulizia nei bilanci, anche grazie alla spinta della Bce in questa direzione. Oggi le banche sono effettivamente solide ma il fatto di fare pochi utili rappresenta comunque un vulnus. Con il ciclo economico in rallentamento – e l’Italia in stagnazione – è molto probabile che una parte dei prestiti che sono stati erogati nel recente passato diventi inesigibile. Se le banche avessero prodotto utili durante la fase di ripresa economica, avrebbero potuto accantonarli e quindi avere riserve per coprire queste inevitabili perdite. C’è quindi un problema di prospettiva: le banche sono solide ma come faranno a mantenersi tali da qui a dieci anni? L’unico modo è produrre utili.
Diceva che qualcuno sta riuscendo a implementare un business model redditizio e adatto a questa fase di mercato. Qual è la ricetta per ricominciare a produrre utili?
La ricetta è innanzitutto un modello con meno costi, meno filiali e dipendenti e un maggiore uso della tecnologia. Inoltre quando un’economia è stagnante ma c’è grande ricchezza, come nel caso dell’Italia, una mossa vincente per la banca è quella di trasformarsi in consulente nella gestione di questa ricchezza. Anziché concentrarsi solo sull’attività bancaria tradizionale in un contesto come quello attuale è utile rafforzarsi su wealth management e private banking. E molte banche si stanno effettivamente muovendo in questa direzione.