Il futuro ha il colore dell’idrogeno
Su FR|Vision è andata in onda in esclusiva la tappa italiana dell’European Hydrogen Tour, primo summit di Amundi in collaborazione con la sua casa tematica CPR AM.
5 min
“Usa e Ue investiranno in soluzioni per creare idrogeno pulito e rinnovabile, tali misure aumenteranno la sicurezza economica energetica e nazionale”. Con queste parole il presidente Usa, Joe Biden, ha annunciato l’avvio di una task force composta da membri della Casa Bianca e della Commissione europea per far fronte a uno dei problemi balzati in cima all’agenda con la guerra scatenata da Putin in Ucraina, ovvero quello della dipendenza energetica dell’Europa da gas e petrolio russi. Attualmente Mosca fornisce infatti all’Ue oltre il 40% del gas, il 27% del petrolio e il 46% del carbone consumati.
Bruxelles e Washington hanno dunque deciso di formare una task force composta da membri della Casa Bianca e della Commissione, mentre gli Stati Uniti si sono intanto impegnati a fornire all’Ue altri 15 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto quest’anno per sostituire la fornitura che attualmente arriva al Vecchio Continente dalla Russia. “E guardando al futuro, l’Europa lavorerà per assicurare una domanda stabile di ulteriore GNL statunitense almeno fino al 2030. Puntiamo a circa 50 miliardi di metri cubi all’anno”, ha annunciato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Si punta forte, insomma, sull’idrogeno verde per svincolarsi da Mosca e dalla dipendenza dal gas naturale, ma anche per trovare soluzioni baseload a lungo termine, che le rinnovabili, a oggi, non supportano. Il settore quest’anno era già visto in forte crescita a livello globale dove dovrebbe superare il traguardo di 1 GW, e il conflitto in Ucraina ha fatto da ulteriore acceleratore.
Bruxelles ha infatti annunciato nei giorni scorsi piani per un pacchetto di finanziamento di 300 milioni di euro per l’idrogeno, oltre all’iniziativa Hydrogen Accelerator di REPowerEU, strumento dedicato allo sviluppo di infrastrutture integrate, capacità di stoccaggio e porti. Raddoppia anche l’obiettivo sulla produzione: entro la fine del decennio, l’Ue vuole altri 5 milioni di tonnellate di H2 verde prodotto nel Continente, oltre ai 5 milioni già preventivati. Molti Stati membri a loro volta hanno puntato l’attenzione sul settore.
Un settore in espansione che ha attirato l’attenzione degli investitori. “L’idrogeno è una delle fonti di energia alternative più interessanti per gli investitori, in quanto rinnovabile, abbondante, non tossico, senza carbonio e molto più efficiente di altre fonti di energia – assicura Robert Lambert, senior corporate analyst investment grade di BlueBay Am -. Per questo l’idrogeno potrebbe essere, in futuro, una soluzione a lungo termine per ridurre la nostra dipendenza dal gas naturale. Per ora il costo è proibitivo, ma l’aumento dei livelli di investimento privato dovrebbe far scendere la curva dei costi”.
“L’aumento dei prezzi dell’energia ha evidenziato la necessità per l’Europa di allontanarsi dai combustibili fossili ancora più velocemente di quanto sia emerso durante la Cop26 – aggiunge Lambert -. La curva dei costi delle energie rinnovabili è già competitiva. La maggior parte dei Paesi ha annunciato obiettivi ambiziosi per le energie rinnovabili. Ora che i consumatori vedranno l’impatto reale della dipendenza dal gas naturale è probabile che questi Paesi raccolgano il sostegno necessario per accelerare gli investimenti”.
Per l’analista di BlueBay Am, come affermato dal Larry Fink di BlackRock, il conflitto potrebbe, però, ritardare i piani ‘net zero’ perché gli investimenti vengono incanalati verso il miglioramento delle reti, i terminali LNG e gli oleodotti alternativi. “Tuttavia – sottolinea – si parla già di obbligazioni Ue per finanziare gli investimenti energetici, al fine di ridurre la nostra dipendenza dal gas naturale. C’è anche il potenziale per una rinascita del nucleare, che la Francia ha già annunciato. Ma alla luce dei lunghi tempi di costruzione e del fatto che la maggior parte dei Paesi europei ha abbandonato il nucleare in passato, non prevediamo che si torni al nucleare in modo diffuso. Quello che vediamo accadere, invece, è un disinvestimento importante da parte dei gestori patrimoniali in società di combustibili fossili a partecipazione statale in Russia e in altri Paesi ad alto rischio”.
Secondo Stéphane Monier, chief investment officer di Lombard Odier Private Bank, il fatto che, in seguito al conflitto, l’Europa si stia impegnando a ridurre la propria dipendenza energetica dalle risorse russe, accelerando il passaggio a fonti di energia alternative, avrà ripercussioni per tutte le imprese che lavorano nel settore delle rinnovabili, per la value chain del gas naturale liquefatto, i servizi e i metalli industriali. “Il solare, l’eolico, l’idrogeno verde e LNG beneficeranno degli investimenti nelle infrastrutture. L’energia nucleare potrà aiutare a soddisfare una parte del deficit energetico europeo”, afferma.
Jennifer Boscardin-Ching, product specialist del team thematic equities di Pictet Am, punta l’attenzione sul comunicato di Bruxelles in cui sono illustrate le misure aggiornate, e ancor più ambiziose, rispetto al Green Deal originale, per incrementare la produzione di energia verde, diversificare le fonti di approvvigionamento ed evitare shock dei prezzi dell’energia. E tra queste c’è appunto l’accelerazione dello sviluppo dell’idrogeno verde con l’obiettivo di alzare i target di produzione da raggiungere entro il 2030 da 5,6 milioni di tonnellate a 20 milioni di tonnellate.
“Un aspetto molto importante del report è l’intenzione di anticipare il termine per il raggiungimento di numerosi obiettivi dal 2030 alla prima metà del decennio, vale a dire nei prossimi 3-4 anni, a riprova della determinazione ad agire prima che sia troppo tardi – osserva -. Contemporaneamente, la Germania ha proposto una nuova legislazione atta ad anticipare il traguardo dell’alimentazione energetica al 100% da fonti rinnovabili al 2035, ben 15 anni prima del termine originario”.
Facile immaginare, insomma, che d’ora in avanti l’indipendenza e la sicurezza energetica rimarranno in cima alla lista delle priorità di governi, aziende e consumatori, insieme alla necessità di procedere senza indugi alla decarbonizzazione. “In generale – conclude la Boscardin-Ching -, occorrerà una transizione energetica su larga scala, che riguarderà non solo le forniture di energia (quindi le rinnovabili), ma anche i trasporti (e-mobility), l’edilizia (efficienza energetica degli edifici e pompe di calore) e l’industria (processi produttivi a basse emissioni di CO2, automazione, intelligenza artificiale, IoT e stoccaggio di energia)”.
.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter!
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.