Ecco perché lo yen beneficerà dello stallo Usa-Cina
Il taglio delle previsioni sull’inflazione ad opera della Bank of Japan per il 2019 non sembra preoccupare gli investitori che continuano a favorire la moneta nipponica rifugio
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“Dopo aver intrapreso le misure necessarie per evitare un errore politico, la Fed resta in posizione di attesa. Da dicembre, conclusasi la prima fase del processo di normalizzazione della politica monetaria negli Stati Uniti, è tornata la propensione al rischio. La politica monetaria è neutrale, come lo è stata per più di dieci anni. Ma la banca centrale ha consentito ai mercati di rimbalzare e mi aspetto che, durante le prossime settimane, si torni a testare le valutazioni prevalenti prima del 4° trimestre dello scorso anno”.
Chris Iggo, cio obbligazionario di AXA Investment Manager, spiega che questo potrebbe accadere a meno che “i dati economici non colino veramente a picco. Finora tutto bene, il mercato del lavoro negli Stati Uniti continua a creare posti di lavoro. Eppure l’economia mondiale deve ancora affrontare una crisi commerciale, il rallentamento in Cina e i possibili disagi in Europa. Dicembre ci ha mostrato cosa può succedere in caso di un brusco ribasso dei mercati. Gli investitori non dovrebbero dimenticarsene nel 2019”.
Intanto la prima fase della normalizzazione è finita. “La banca centrale americana – argomenta l’analista – ha alzato i tassi fino a un livello neutrale e ha ridimensionato parecchio la sua situazione patrimoniale. Altrove non assistiamo alla stessa normalizzazione. Nel Regno Unito è bloccata a causa della Brexit. Nell’Area Euro è appena iniziata e probabilmente non accelererà affatto a causa della debolezza ciclica in Italia e in Germania. In Giappone, sembra che aumentino gli strumenti vicino a uno yield negativo”.
“Su scala globale, la situazione patrimoniale delle banche centrali non sta crescendo in percentuale del Pil, ma l’era del QE è tutt’altro che finita”, conclude Iggo.