L’oro brilla ancora
Grazie alla Fed, si conferma il trend rialzista del mercato a leva short e long del metallo giallo. Le previsioni di WisdomTree
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Le posizioni nei future sull’oro rispetto ai livelli depressi osservati nel quarto trimestre del 2018 hanno registrato una forte ripresa. I rendimenti dei Treasury decennali sono calati in misura consistente, a indicare il pessimismo sulla crescita di lungo periodo negli Usa, mentre è scemato l’impulso impresso dai tagli alle imposte nel 2018. “Con tutti questi cambiamenti, le quotazioni sono schizzate da 1.280 dollari l’oncia di fine 2018 a 1.350 dollari a febbraio 2019. Tuttavia, abbiamo chiuso il primo trimestre dell’anno di nuovo in ribasso a 1.290 usd l’oncia, a causa di un sentiment risk on che ha spinto ancora una volta l’oro a scendere”, spiega Massimo Siano, co-head of Southern Europe distribution di WisdomTree.
“L’ombra del ribasso dei prezzi dell’oro oggi ci induce a previsioni al primo trimestre del 2020 relativamente conservative pari a 1.385 dollari l’oncia – prosegue l’esperto -. Riteniamo che i rischi per l’oro tendano verso l’alto poiché è probabile che le istituzioni monetarie abbiano raggiunto la fine dei cicli d’irrigidimento. Considerati gli effetti distributivi avversi del Quantitative easing, che sembra favorire un repricing degli asset finanziari, a vantaggio più del mondo finanziario che dell’uomo della strada, sospettiamo che le banche centrali saranno sotto pressione per ridefinire gli strumenti quando si tratterà di allentare la politica monetaria la prossima volta. Tali esperimenti saranno presumibilmente positivi per l’andamento dell’oro. Tendenzialmente l’oro trae infatti vantaggio dai periodi d’incertezza”.
La view base di WisdomTree sull’oro si è sviluppata sulla base di alcune considerazioni principali: la fine del ciclo dei tassi è già stata prezzata nei rendimenti dei Treasury; l’apprezzamento del dollaro è in frenata; si registra una ripresa dell’inflazione a livello headline; posizionamento speculativo in un quadro attendista; scenari alternativi.
Gli esperti hanno sviluppato anche altri due scenari alternativi, uno rialzista e un altro ribassista. Nel primo caso, la Federal Reserve Usa rialzerebbe i tassi una volta nel dot-plot per il 2020 nel primo trimestre, nonostante un’inflazione contenuta. “Ciò provocherebbe un aumento dei rendimenti dei titoli obbligazionari, con conseguente apprezzamento del dollaro mentre i differenziali dei tassi d’interesse tra gli Usa e gli altri Paesi si amplierebbero. Diminuirebbero le posizioni speculative sull’oro, riflesso di un contesto risk-on. In questo scenario, l’oro potrebbe scendere a 1.195 dollari l’oncia”, spiega.
Secondo lo scenario rialzista, i toni piuttosto accomodanti della Fed potrebbero anticipare l’allentamento della politica monetaria. I rendimenti dei Treasury scenderebbero e il biglietto verde si deprezzerebbe se gli Stati Uniti fossero l’unico Paese ad esprimere preoccupazioni espansive. “In tale scenario aumenteremmo le posizioni speculative nei future sull’oro a 200.000 contratti lunghi netti, più o meno sui livelli raggiunti l’anno scorso di questi tempi. Ciò rifletterebbe il nervosismo degli investitori riguardo alla prossima tornata di sperimentazioni di politica monetaria. In questo scenario, l’oro potrebbe salire a 1.557 dollari l’oncia”, è l’altra ipotesi.
“Considerata la volatilità del posizionamento speculativo l’anno passato – conclude Siano -, offriamo un’ulteriore analisi di sensibilità per questa variabile e il tasso di cambio del dollaro statunitense. Ad esempio, mantenendo lo scenario di base del dollaro Usa a 98 alla fine dell’orizzonte previsionale ma aumentando il posizionamento speculativo a 200.000 contratti netti lunghi nel caso toro, potremmo chiudere con prezzi dell’oro vicini ai 1.460 dollari l’oncia”.