Gestione Patrimoniale: la rivoluzione dei Millennial
Clienti da 68 trilioni di dollari entro il 2045. Gli studi di Capgemini e Simon-Kucher & Partners
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I grandi guru a stelle e strisce fanno beneficenza e ci guadagnano, pagando meno tasse e accrescendo visibilità e potere. La stessa filantropia diviene business e tema della gestione patrimoniale per i più abbienti degli abbienti.
Non mancano punti interrogativi sul fatto che la beneficenza faccia poi bene anche al resto degli americani. I critici sostengono infatti che sarebbe meglio far pagare più tasse ai Paperoni, magari sull’intero patrimonio e non sul fatturato annuale, così da consentire migliorie per tutti su diversi fronti scuola, infrastrutture, strade), piuttosto che permettere all’élite di dilapidare i rispettivi patrimoni tra Fondazioni private e le cause più disperate, decidendo in un club per pochi eletti le priorità da sostenere in America ma anche nel modo. Per i sostenitori i miliardari sanno gestire i rispettivi progetti molto meglio degli uffici pubblici, anche quando si dedicano a opere filantropiche che comunque portano qualche beneficio alla comunità. Secondo i calcoli di Forbes a gennaio 2021 i primi 25 miliardari Usa hanno donato complessivamente, nella loro vita, 149 miliardi di dollari su 799 miliardi di patrimoni. Una cifra da capogiro, pari al Pil di numerose nazioni. Ma “that’s America”.
Negli Usa quasi quotidianamente si legge di miliardari che, dopo aver passato un’intera vita ad accumulare denari nei propri forzieri un po’ come il personaggio disneyano e a cercare escamotage fiscalmente legittimi per ridurre l’imposizione fiscale, vengono illuminati dal “The Giving Pledge”, la campagna lanciata da Bill e Melinda Gates e da Warren Buffett nell’agosto 2010 per convincere i miliardi ad allargare i cordoni della borsa, impegnandosi a dare in beneficenza almeno la metà del proprio patrimonio in vita o con lascito testamentario. Attualmente The Giving Pledge conta su 222 membri provenienti da 25 Paesi diversi (nessuno dall’Italia) che si impegnano pubblicamente a seguire la rotta indicata dai tre mentori. Tra i più recenti firmatari si annoverano anche Stephen A. Schwarzman, numero uno di Blackstone, e William Gross co-fondatore di Pimco che si uniscono ad altre star del calibro di Carl Ichan fondatore dell’hedge omonimo; Richard Branson, fondatore di Virgin, con la consorte Joan; Larry Ellison, co-fondatore di Oracle; Elon Musk, fondatore, tra l’altro di Tesla; il banchiere David Rockefeller; David M. Rubenstein, co-fondatore del private equity The Caryle Group; Paul E. Singer, co-fondatore di Elliott Management e Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook con Priscilla Chan. Attenzione però: non si tratta di un contratto vincolante e le parole possono non essere seguite da fatti. Non ci sono infatti tracciamenti ufficiali di quanto i “pledgers” abbiano effettivamente sborsato anche se, secondo quanto apparso sulla stampa, i fondatori i Gates insieme a Buffet avrebbero già devoluto in beneficenza oltre 90 miliardi di dollari; Azim Premji, numero uno di Wipro, 21 miliardi; il leggendario “squalo” di Wall Street Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates con la consorte 5 miliardi; MacKenzie Bezos ex moglie del fondatore di Amazon 6 miliardi circa solo nel 2020.
“Nel 2006 mi sono impegnato a distribuire tutte le mie azioni di Berkshire Hathaway – che rappresentano più del 99% della mia ricchezza – alla filantropia. Con la donazione di 4,1 miliardi, sono a metà strada” ha dichiarato in questi giorni Buffett per poi annunciare le dimissioni da fiduciario della Bill and Melinda Gates Foundation “come ho fatto per tutti gli altri ruoli nei cda ad eccezione di Berkshire Hathaway”. Il pioniere degli index fund Jeremy Grantham e la moglie Hannalore hanno fatto meglio: sono arrivati a distribuire in cause filantropiche il 98% del loro patrimonio; il guru immobiliare Bill Cummings e la moglie Joyce l’80% (per oltre 2 miliardi); il co – fondatore di Facebook Dustin Moskovitz e la moglie, Cari Turi, un terzo così come Herb e Marion Sandler e Bernard e Barbro Osher.
Tra chi ha centrato l’obiettivo di distribuire in vita l’intero patrimonio in cause, vi è il miliardario Chuck Feeney, co-fondatore del Duty Free Shoppers Group e fonte di ispirazione per la nascita di The Pledge. Per raggiungere, lo scorso settembre, il target e finanziare tramite una fondazione privata (The Atlantic Philanthropies) iniziative filantropiche per un totale di 8 miliardi, Feeney ha impiegato 38 anni.
The Pledge ha poi ispirato il China Global Philanthropy Institute; il Founder Pledge che spingere gli imprenditori che vendono le proprie aziende a devolvere in beneficenza il 2% e che conta oggi quasi 1400 aderenti e il Generation Pledge per invitare i giovani eredi a destinare il 10% dell’eredità alla filantropia entro cinque anni dall’entrata in possesso dei beni
Al di là di The Pledge, tra i maggiori donatori a stelle e strisce si annovera Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon che proprio in questi giorni ha lasciato la poltrona di ad per dedicarsi maggiormente alla filantropia, ha costituito il Bezos Earth Fund e promesso un assegno di dieci miliardi per combattere contro i cambiamenti climatici non molto tempo dopo l’impegno dell’ex moglie MacKenzie Bezos con The Pledge. Nel 2018 aveva messo sul piatto 2 miliardi per finanziare i progetti alimentari di Day One Fund.
Senza considerare il fondatore di Walmart, Sam Walton che con a moglie hel ha costituito la Walton Family Foundation nel 1987 per sostenere il diritto allo studio dei meno abbienti; il co-fondatore di Microsoft Paul G. Allen che con la sorella Jody già nel 1988 ha costituito la Paul G. Allen Foundation per sostenere le comunità e la sostenibilità ambientale; il mogul tv Ted Turner che nel 1997 ha staccato un assegno da un miliardo all’Onu per poi costituire la United Nations Foundation una volta scoperto che l’Onu non poteva accettare soldi da privati; Michael Bloomberg ha finora speso 11,1 miliardi per sostenere la sanità e la lotta al cambiamento climatico; George Soros, infine, l’uomo che, tra l’altro, affondò la lira nel 1992, ha creato la Open Society Foundations per promuovere con 32 miliardi la democrazia nel mondo. Qualsiasi cosa significhi.
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