Azionario globale, è l’anno dei finanziari
L’inversione di tendenza delle politiche monetarie dei paesi sviluppati avrà un forte impatto anche sui mercati azionari, favorendo il settore bancario. La view di tre asset manager per il 2018.
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Il 2018 sarà guidato dal modo in cui i mercati reagiranno all’avvio di una graduale riduzione delle politiche monetarie espansive che hanno sostenuto l’economia negli ultimi otto anni in risposta alla crisi finanziaria globale. Dopo 14mila miliardi di dollari di QE iniettati dalle banche centrali, la domanda a cui i gestori saranno chiamati a dare risposta è come sia possibile prosciugare il pozzo evitando conseguenze impreviste.
Le forze in gioco suggeriscono che le banche centrali non possono permettersi di sorprendere i mercati. Eppure, per quanto graduale, l’orientamento meno accomodante porterà gli investitori ad affrontare un ambiente di investimento in cui la prudenza sarà auspicabile e a riconsiderare i fondamentali degli investimenti, evitando in modo particolare quelli più a leva.
Detto questo, il percorso verso la normalizzazione delle politiche monetarie sarà comunque lento e graduale: nonostante l’inflazione stenti a prendere vigore, l’allentamento monetario degli ultimi anni fa sì che gli analisti prevedano almeno altri ventiquattro mesi di tassi reali negativi negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone e nella zona euro.
Mercati obbligazionari e valute, ancora cautela a livello globale
La riduzione dell’interventismo delle banche centrali si tradurrà in una risalita dei tassi. Questo, unito a un’inflazione non particolarmente brillante, “consiglia prudenza nell’affrontare i mercati dei bond”, riflette il responsabile Investment Advisory and Support di Anima Sgr Armando Carcaterra.
Sui mercati obbligazionari predichiamo cautela a livello globale. Il giudizio non costruttivo riguarda le obbligazioni governative e quelle societarie a più alto merito di credito. Sugli strumenti a spread, come governativi dei paesi periferici, high yield ed emergenti la view, invece, è neutrale.
In questo contesto le obbligazioni debbano essere trattate con attenzione ma non con timore, modificando in maniera flessibile l’esposizione al rischio tasso di interesse (duration) e alle valute, in modo da tener conto dei flussi internazionali e del balletto delle banche centrali. Resta intatta la view sui diversi comparti del mercato obbligazionario.
Per quanto riguarda le principali valute, manteniamo una visione neutrale sul cambio euro-dollaro, per il quale pensiamo si possa essere arrivati a un punto di equilibrio. Confermiamo una view cauta sulla sterlina, fortemente penalizzata nel corso degli ultimi mesi dalle incertezze legate al processo di Brexit, e che continua a incorporare una buona dose d’incertezza. Da neutrale a positiva la visione sullo yen giapponese, grazie al miglioramento significativo del quadro macro domestico.
Business as usual per l’eurozona, ma attenti a tre incognite geopolitiche
Per David Zahn, responsabile del fixed income europeo di Franklin Templeton Fixed Income Group, è improbabile che il contesto economico positivo possa far cambiare la posizione accomodante della Bce, ma permane il potenziale di turbolenze politiche.
L’economia dell’eurozona dà segnali di una buona performance e pensiamo che questi progressi siano sostenibili. Ma, con pochi segnali di ripresa dell’inflazione, la Bce rimane impegnata a significativi livelli di quantitative easing fino almeno a settembre 2018 quindi il suo orientamento accomodante potrebbe limitare la portata di un incremento dei rendimenti delle obbligazioni europee.
Riteniamo che i rendimenti delle obbligazioni dell’eurozona potrebbero muoversi un po’ più in alto ma qualunque incremento verrà limitato dal continuo livello di acquisti della Bce. Sembra anche che l’eurotower si concentrerà sulla riduzione degli acquisti di obbligazioni governative (piuttosto che societarie), anche se l’emissione di tale asset class stia aumentando rispetto alla contrazione vista negli ultimi 18 mesi.
Ciononostante, gli sviluppi politici potrebbero far aumentare la volatilità nei mercati e gli investitori dovrebbero essere pronti a trarre vantaggio da tali opportunità. A nostro avviso sono tre gli eventi che potrebbero influenzare i mercati europei durante il 2018: la crisi costituzionale spagnola, le elezioni italiane e le trattative sulla Brexit. Gli investitori dovrebbero essere preparati a uno scenario in cui il sostegno per i partiti populisti rimanga un’influenza duratura sulla politica europea nel medio periodo.
Puntare su bond americani investment grade e sull’high yield attraverso i CDS
Nell’attuale contesto di mercato i rendimenti obbligazionari dei bond di alta qualità rimarranno bassi secondo Christel Rendu de Lint, responsabile Global & Absolute Return Fixed Income di UBP, che spiega come e perché puntare sul credito societario.
Nonostante i fondamentali solidi, molti investitori sembrano preoccupati: l’attuale espansione economica negli Stati Uniti è stata eccezionalmente lunga e questo, di per sé, sta spingendo alcuni a ritenere che una recessione possa essere sempre più imminente. Tuttavia, l’espansione potrebbe avere ancora molta strada da fare. Per quanto riguarda l’eurozona, la decisione di estendere ai primi nove mesi del 2018 gli acquisti di asset al ritmo mensile di 30 miliardi di euro si è rivelata in linea con le aspettative.
In questo contesto, i rendimenti obbligazionari dovrebbero rimanere relativamente bassi. Tuttavia, la valutazione rimane una questione cruciale dopo i rally degli ultimi anni e i credit spread sono ancora interessanti nel segmento investment-grade statunitense e nelle obbligazioni ad alto rendimento globale, in cui investire tramite indici CDS (credit default swap, derivati costruiti su un paniere di diversi emittenti che fungono da copertura dal rischio di default in quanto facilmente liquidabili, ndr). A tale elenco possiamo aggiungere i bond AT1 – emessi da banche europee di rilevanza sistemica – i cui rendimenti continuano a migliorare con il calo delle spese non ricorrenti.
Questi diversi segmenti hanno garantito buoni rendimenti per diversi trimestri e continuano ad offrire un utile atteso interessante, visto il cambiamento minimo o nullo nei loro profili da un punto di vista di carry e roll-down. In effetti, le valutazioni delle obbligazioni investment-grade statunitensi e dei CDS high yield rimangono oggi nella loro media quinquennale, rispettivamente con rendimenti in dollari vicini al 3% (+ 1% di roll-down) e al 6,5%.