Azionario asiatico, antidoti e opportunità del coronavirus
Aziende che beneficeranno delle misure anti-epidemia, anomalie di prezzo e settori come innovazione e consumi che non subiranno impatti. Ecco dove investire secondo Gam Investments
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Prima lo shock Iva, poi lo tzunami coronavirus. Non arrivano buone notizie dal Giappone, dove l’economia ha registrato una contrazione dell’1,6% a livello trimestrale, causata da un ampio calo di consumi e investimenti dopo l’aumento dell’Iva dall’8% al 10% scattato lo scorso ottobre. Il crollo del Pil nipponico è stato quasi doppio rispetto alle aspettative degli economisti e ha preso alla sprovvista anche gli investitori, come dimostra l’andamento del Topix.
“Nonostante questa volta siano state adottate ampie contromisure per fronteggiare i cambiamenti a livello di tassazione, l’ultimo aumento dell’Iva nel 2014 continua a rappresentare il migliore metro di paragone per gli investitori – spiega Piya Sachdeva, economist di Schroders -. Anche se l’aumento del 2019 è stato inferiore rispetto a quello del 2014, l’ampiezza della contrazione dell’economia nei due episodi è stata abbastanza allineata. Ciò dimostra che le contromisure adottate in questa occasione non hanno funzionato, deludendo le autorità giapponesi. Inoltre, ora sappiamo che il mancato aumento della domanda nel terzo trimestre riflette la scarsa domanda interna e non il successo delle misure volte ad attenuare la domanda in vista del cambiamento nella tassazione”.
Come se questo non bastasse, il Paese dovrà presto fare i conti anche con l’epidemia di coronavirus, che a detta dell’economista peserà sulle prospettive per l’intero anno. “A causa dell’effetto di ricaduta che questi dati avranno sulle prospettive di crescita per il 2020, gli economisti focalizzati sul Giappone dovranno diminuire dello 0,5% circa le loro stime per quest’anno. La crescita nel 2020 dipenderà da come il Paese riuscirà a riprendersi, considerando anche gli effetti negativi del coronavirus”, avverte.
Secondo la Sachdeva, il Giappone è particolarmente vulnerabile al virus rispetto al resto dei mercati sviluppati, non solo per una questione geografica ma anche alla luce dell’importanza della Cina a livello di turismo, esportazioni e catena di approvvigionamento. “In definitiva, l’ampia contrazione dell’economia a fine 2019 aumenta il rischio di recessione ed evidenzia che nella lotta agli ostacoli posti dal virus, il Giappone si trova in un punto di partenza poco favorevole”.
Nonostante questo, però, non è arrivata nessuna risposta immediata da parte dei policymaker. “Le autorità erano già preoccupate riguardo alle previsioni di crescita di più lungo termine, come dimostrato dall’annuncio del pacchetto di stimoli fiscali a dicembre, pari all’1,8% del Pil nel 2020 e 2021 – osserva l’economista -. Anche se il governo giapponese potrebbe tranquillamente ideare un nuovo pacchetto, è probabile che le autorità preferiranno invece monitorare eventuali segnali di ripresa nel primo trimestre 2020, insieme ai rischi di downside legati al coronavirus”.
Per quanto riguarda invece la Bank of Japan, gli investitori dovrebbero aspettarsi ulteriori commenti da parte del governatore Kuroda, con la possibilità che la banca centrale possa adottare un approccio più accomodante in caso di necessità. “I dati negativi sulla crescita aumentano sicuramente le chance di un taglio dei tassi quest’anno, tuttavia, dato che una simile azione avrebbe un impatto limitato e danneggerebbe il settore finanziario, è più probabile che la Banca Centrale manterrà i tassi invariati”, conclude la Sachdeva.