Investimenti, i giovani italiani guardano alle criptovalute
La scelta di investimento preferita restano le azioni, ma il 28% considera Bitcoin&Co. il maggiore driver di rendimento a lungo termine. Il 45% però non sa come funzionano
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Il problema delle criptovalute non è più rimandabile, bisogna agire con ugernza. Il presidente della Consob, Paolo Savona, torna a tuonare contro Bitcoin e compagne auspicando l’introduzione di una regolamentazione. Gli Stati e le authority devono fare uno sforzo per riuscire a integrare le monete digitali nel loro quadro istituzionale e normativo, superando l’“inadeguatezza delle loro conoscenze”, ha avvertito il numero uno dell’Autority in una lectio magistralis all’Università di Cagliari. Solo così sarà infatti possibile evitare “la guida” da parte del mercato, che agirebbe “ignorando la storia dei suoi fallimenti” e rischierebbe di generare “squilibri di cui patirà l’‘uomo della strada’”.
Savona ha ricordato che, secondo alcuni calcoli, ci sono oggi in circolazione circa seimila crypto, con un volume di transazioni nell’ordine di 2,2 trilioni di miliardi di dollari equivalenti. Una crescita impetuosa, alimentata dall’attrazione esercitata sugli investitori dai guadagni registrati dai Bitcoin, che ha accresciuto le preoccupazioni delle autorità sugli effetti sistemici delle criptovalute. Al “profluvio di analisi dettagliate del fenomeno”, però, non sono seguite decisioni a livello globale, pur essendo i paventati effetti sistemici “il problema più urgente da risolvere per il buon funzionamento del sistema dei pagamenti e delle relazioni finanziarie internazionali”.
“La situazione sollecita le autorità di governo e quelle di controllo del mercato a dotarsi con urgenza di conoscenze e di strumenti nuovi per assolvere ai loro compiti, nonché di condividerli tra tutte le istituzioni”, ha dunque incalzato il presidente della Consob. Che ha avvertito come, in assenza di nuove norme, “il mercato prenderebbe sempre più la guida del sistema economico e della distribuzione del reddito, ignorando la storia dei suoi fallimenti; ma anche la politica economica ignorerebbe i suoi, che potrebbero aumentare se non provvedesse a risolvere l’inquadramento delle cryptocurrency nell’assetto istituzionale”.
Secondo Savona, è tempo insomma di riedere coscienza che aperto un enorme contenzioso tra grossi interessi in gioco già maturati, “la cui soluzione richiederebbe lungimiranza e una comune volontà da parte dei titolari del capitale, del lavoro e delle istituzioni pubbliche”. “Forse – ha aggiunto – mancano economisti e legislatori a livello di quelli che””, nel corso del XX secolo, “seppero trasmettere i risultati della loro intuizioni alla politica”. In assenza di “questa felice congiunzione, i politici continuerebbero a ignorare come funziona veramente l’economia con le crypto, fonte di squilibri di cui patirà l’’uomo della strada’”.
Savona ha anche indicato le ragioni della mancata regolamentazione delle criptovalute in un’insufficiente comprensione del fenomeno, nella pretesa di proteggere l’ordinamento vigente ma anche nello “spessore di interessi che si è formato in difesa dello strumento virtuale”.
“I ritardi decisionali – ha sottolineato – sono in buona parte legati alle implicazioni sul futuro delle banche dovute alla diffusione delle crypto e alla concorrenza a esse mossa dalle piattaforme tecnologiche, le cui enormi possibilità di espansione sono agevolate dalla maggiore efficienza ed efficacia, ma limitate dalle incertezze sugli sbocchi normativi per la loro operatività”.
“Le preoccupazioni sul futuro delle banche che ritardano le scelte delle pubbliche autorità hanno fondamento solo nella loro impreparazione ad affrontare gli sviluppi del Fintech e del DeFi, ma trovano una qualche giustificazione nel ritardo con cui viene definito lo scenario legislativo in cui dovranno muoversi”. In ogni caso, ha concluso, le banche si devono preparare a svolgere i servizi in forme almeno pari all’efficienza ed efficacia di quelli offerti dalle piattaforme tecnologiche.
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