Cina e tecnologia dietro il boom dell’azionario emergente. I migliori fondi a tre anni
14 marzo 2018
di Eugenio Montesano
4 min
Dopo due anni col turbo la ripresa dei corsi azionari emergenti continuerà? Le politiche protezionistiche di Trump e l’azione della Fed tra le maggiori incertezze.
Dopo avere tirato a lungo il fiato rispetto alle borse dei paesi sviluppati negli anni successivi alla crisi, l’equity dei mercati emergenti è stata la migliore asset class azionaria del 2017 con un rendimento del 37,2% misurato dall’indice MSCI Emerging Markets rispetto al 24% dell’indice misto (paesi sviluppati e emergenti) MSCI All Country World Index – ACWI e al 22,4% dell’MSCI World.
Da inizio anno, tuttavia, alcune nubi si addensano all’orizzonte per i listini emergenti. Al di là dei costanti timori per una fine improvvisa del rally di un’asset class tra le più rischiose, a turbare i sonni di consulenti e clienti investiti in emergenti sono soprattutto gli annunci di politica commerciale dell’amministrazione Trump, con le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio che hanno il potenziale per innescare una guerra commerciale che deprimerebbe gli investimenti globali.
Lo vediamo ad esempio nella performance di uno dei linker emergenti più diffusi a livello globale, il Vanguard FTSE EM Etf, che da inizio anno ha una performance del 3,3% avendo però subito un calo del 3,4% a inizio marzo. Siamo di fronte a una svolta negativa per i mercati emergenti? Quanto è probabile un’ulteriore escalation nella politica commerciale di Trump?
“Riteniamo che sia abbastanza probabile”, afferma Patrick Zweifel, chief economist di Pictet. “Rispetto ad altre politiche economiche populiste come quelle sulle tasse o l’immigrazione che devono essere approvate dal Congresso, Trump ha più libertà di azione quando si parla di politica commerciale. Il 22 gennaio ha imposto costose tariffe sulle importazioni di pannelli solari (30%) e sulle lavatrici (20%), chiaramente colpendo la Cina. Queste ultime mosse dimostrano che è impegnato nelle sue promesse elettorali di rafforzare la politica commerciale. Crediamo che questo infliggerà danni ai mercati emergenti – e non solo alla Cina”, che rappresenta l’esposizione principale (30%) dell’indice MSCI EM e, come mostriamo nell’analisi che segue, il maggior sovrappeso dei primi tre fondi per performance a tre anni.
E le incognite non finiscono qui: anche l’aumento dei tassi da parte della Fed e il rafforzamento del dollaro USA possono gettare un bastone tra le ruote alla corsa dei listini emergenti. “La decisa correzione dei titoli tecnologici e l’aumento delle aspettative della Fed alla fine del 2017 hanno avuto ripercussioni sull’azionario dei mercati emergenti”, osserva Maarten-Jan Bakkum, Senior Emerging Markets Strategist di NN Investment Partners. “Tuttavia, le prospettive di crescita della domanda interna di queste aree sono ancora positive, soprattutto per via della costante ripresa della crescita del credito nella regione. La correzione del settore IT è cessata e il continuo aumento dei futures sui Fed fund non ha finora avuto un impatto negativo sui flussi di investimenti di portafoglio verso gli emergenti”.
Alla luce di queste tendenze, passiamo dunque in rassegna il posizionamento del portafoglio dei tre migliori fondi per total return a tre anni, compresi nella categoria Azionari Paesi Emergenti del database Morningstar, che include 670 comparti comprensivi sia delle differenti share class di uno stesso fondo sia degli Etf disponibili per investire in quest’asset class. L’indice rispetto al quale Morningstar misura le performance dei fondi appartenenti a questa categoria è l’MSCI Emerging Markets Index (USD), la cui performance annualizzata a tre anni è pari all’8,97%. I tre fondi che seguono hanno tutti fatto meglio del benchmark.
Metodologia: I dati sulla composizione del portafoglio sono estrapolati dagli ultimi factsheet dei fondi disponibili (aggiornati al 31 gennaio 2018). Le performance a tre anni sono annualizzate, espresse in euro e relative al periodo indicato, aggiornate ogni giorno feriale dopo la chiusura delle contrattazioni e prima delle 23. I rendimenti del fondo sono calcolati Nav su Nav con dividendi reinvestiti. I fondi non domiciliati in Italia sono al lordo dell’imposta sul capital gain.
Rendimento a tre anni (12/3/2015 – 12/3/2018): 10,58%
Gestore: Will Sutcliffe
Lanciato nel maggio 2005, il fondo conta asset in gestione per 520 milioni di sterline (586 milioni di euro) ed è concentrato sui titoli di aziende di grandi dimensioni e alta liquidabilità. “Investiamo in una prospettiva a lungo termine (5 anni) e abbiamo un forte preferenza per le azioni growth. Perseguiamo rialzi significativi per ciascun’azione in cui investiamo, per produrre un portafoglio che detiene tra le 40 e le 80 azioni”, spiega il gestore Will Sutcliffe.
Le prime tre partecipazioni sono il colosso cinese dell’online Tencent (9% del fondo), Taiwan Semiconductor (TSMC, 8,2%) e Samsung (7,5%). La ripartizione geografica non si discosta sensibilmente da quella dell’indice MSCI Emerging Markets Index (USD): il primo paese per esposizione è la Cina (32,6% del fondo vs 30,3% del benchmark), seguita da Corea del Sud (13,8% vs 14,4%) e Taiwan (13,4% vs 11,3%).
Il fondo domiciliato in Irlanda ha un track record di circa cinque anni (è stato lanciato nel settembre 2013) e asset in gestione per 1,4 miliardi di dollari (1,1 miliardi di euro). L’esposizione settoriale si caratterizza per uno scostamento rilevante rispetto all’indice: il 33,6% del fondo è impiegato in azioni di società finanziarie (+9,2% vs indice). Il secondo settore è quello della tecnologia dell’informazione (26,5%, in linea con il benchmark); Il settore dei beni di consumo pesa per il 13,2%, in sovrappeso del 3,5%.
Le prime partecipazioni del fondo sono in Samsung (6,5% vs 3,8%), Naspers, società presente in 130 paesi e con sede a Città del Capo, in Sudafrica che opera nel settore dei servizi online, dell’ecommerce e dell’editoria (6% vs 2%) e il colosso cinese dell’e-commerce Alibaba (6% vs 4%).
Rendimento a tre anni (12/3/2015 – 12/3/2018): 11,45%
Gestori: Roger Merz; Thomas Schaffner
Il miglior fondo azionario emergente a tre anni è targato Vontobel e investe in titoli di società che affrontano le tematiche ESG (attenzione all’ambiente, alla società e alla governance). Lanciato nel luglio 2011, ha accumulato un patrimonio di 1,5 miliardi di dollari (1,2 miliardi di euro). Il TER del fondo è pari al 2,04%.
La ripartizione geografica del fondo vede i gestori favorire Cina (34,7% vs 30,3%), Corea del Sud (13,2% vs 14,4%) e Sudafrica (7,1% – il 3% del fondo è investito in Naspers).
Sovrappesi settoriali si rilevano nell’esposizione al Tech (29% vs 27,3%), prodotti voluttuari (10,7% vs 9,8%) e beni di prima necessità (7,6% vs 6,3%). Sottopesi nel settore finanziario (22,8% vs 24,2%), energetico (6,5% vs 7,2%) e dei materiali (5,6% vs 7,4%).
In un 2018 che potrebbe non essere sensazionale per gli emergenti è meglio selezionare attentamente le posizioni. Le aree più interessanti? Sud America ed Europa centrale
Secondo il capo dei mercati emergenti globali di Martin Currie (gruppo Legg Mason), i mercati emergenti sono in testa in molte aree tecnologiche, grazie a società leader che ampliano il vantaggio competitivo rappresentando solide opportunità di investimento.
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