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Per l’esponente tedesco del board, la misura non convenzionale è stata efficace e necessaria. Ma nel tempo potrebbero aumentare gli effetti collaterali
Come ogni cura anche i tassi negativi hanno i loro pesanti effetti collaterali. Dopo gli allarmi lanciati praticamente a intervalli regolari dalle banche (ma non solo), l’avvertimento è arrivato oggi dalla stessa Bce. A parlare, uno dei membri del board, la tedesca Isabel Schnabel, che in particolare ha messo in guardia sui costi di lungo periodo di tale strategia, pur ribadendone i benefici nel breve.
“La Bce è stata nel 2014 la prima grande banca centrale a portare uno dei suoi tassi in territorio negativo”, ha spiegato l’economista, rivendicando che si è trattato di una svolta che “ha funzionato senza problemi e che, in combinazione con altre politiche, è stata efficace nello stimolare l’economia e aumentare l’inflazione”.
Per la Schnabel, quindi, nel complesso gli effetti positivi dei tassi sotto zero hanno superato quelli negativi. “In particolare – ha chiarito – se si tiene conto della ricaduta di altre politiche innovative”, come il sistema di remunerazione ‘a due livelli’ e le iniezioni di liquidità con aste a lungo termine.
Ma come per altre misure di politica monetaria non convenzionali, “è probabile che gli effetti collaterali aumentino nel tempo, se l’ambiente dei tassi di interesse negativi dovesse persistere troppo a lungo”, ha aggiunto.
Inevitabile il riferimento alla politica: dal momento che i i tassi negativi sono, in generale, un riflesso di trend macroeconomici avversi, la pandemia deve essere un campanello d’allarme per i governi cui spetta promuovere l’innovazione e la crescita potenziale e raccogliere i frutti positivi di un’ulteriore integrazione europea.
Tornando ai numeri, dall’analisi dei tecnici di Francoforte su un campione di grandi banche dell’area euro, emerge che la politica di tassi di interesse negativi ha avuto un effetto trascurabile sulla redditività degli istituti di credito nel periodo che va dal 2014 al 2019. Nel dettaglio, la Schnabel ha spiegato che gli effetti negativi della riduzione del margine di interesse e dell’onere sulle riserve in eccesso sono stati ampiamente compensati da una riduzione degli accantonamenti per perdite su crediti.
Nonostante la valutazione complessivamente positiva dell’esperienza, però, un periodo persistente di tassi sotto zero può porre ulteriori sfide. “Non si può dare per scontato che gli effetti negativi sulla redditività delle banche derivanti da margini di profitto ridotti possano essere compensati da minori accantonamenti per perdite su crediti anche in futuro”, ha puntualizzato l’economista tedesca.
Con un’ulteriore precisazione: sebbene la Bce possa mitigare i potenziali effetti negativi, le soluzioni alle cause strutturali sottostanti vanno oltre il mandato della politica monetaria. Queste criticità, per la Schnabel includono problemi come quello dell’eccessivo numero di banche nell’Eurozona e quello della mancanza di fusioni paneuropee, che richiederebbero il completamento dell’Unione bancaria europea, nonché passi in avanti nell’unione dei mercati dei capitali. Tutte questioni divenute ancora più importanti di fronte alla necessità di rispondere adeguatamente alla pandemia di coronavirus.