“Banche sempre meno banche dopo Covid19”
La pandemia conferma le difficoltà delle banche italiane sul lato della marginalità, soprattutto a causa della politica monetaria ancora fortemente espansiva della Bce. I numeri nel report Kpmg
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Alla prova dei bilanci 2020 le banche italiane, complessivamente, battono le attese di consenso degli analisti sui ricavi con un focus sulle commissioni e forniscono indicazioni di miglioramento su commissioni, costi e costo del rischio sul prossimo futuro.
Nell’anno del Covid 19 i dati sono rimasti al di sotto di quelli registrati nel 2019, ma meglio del previsto e, soprattutto, il sentiment rilasciato dai vertici aziendali nel corso delle presentazioni dei risultati 2020 ha lasciato intravvedere spiragli di luce, nonostante sul futuro impatto della pandemia gli esperti nutrano più di un punto interrogativo. “Prevediamo che i tassi di insolvenza aumentino a partire dal terzo trimestre di quest’anno, in coincidenza con la fine delle misure di sostengo” commenta in merito Dbrs Morningstar, per poi aggiungere che “il 25% circa delle moratorie presso le grandi banche è scaduto nel quarto trimestre dello scorso esercizio con bassi livelli di insolvenza. Tuttavia, i clienti che ancora beneficiano delle moratorie potrebbero essere più rischiosi di coloro che hanno ripreso i pagamenti nonostante l’estensione della scadenza concessa dal governo a giugno 2021”.
In particolare poi le banche hanno provveduto nell’ultimo trimestre del 2020 a effettuare profonde pulizie di bilancio, con accantonamenti e dismissioni di npl, così da presentarsi in ordine per quella che, a tutti gli effetti, si preannuncia come la seconda ondata del consolidamento bancario con già pronta al via (non appena le autorità daranno il via libera) l’offerta di Credit Agricole su Creval. Ma proprio queste operazioni (che hanno portato a una riduzione del 31% dello stock di crediti deteriorati secondo le stime di Dbrs Morningstar, con conseguente riduzione dell’Npe ratio lordo medio al 5,8% dal 9% di fine 2019) ha penalizzato la redditività 2020. Più in dettaglio, secondo lo studio di Dbrs Morningstar il rosso complessivo riportato delle banche italiane sul 2020 si è attestato a 2 miliardi circa rispetto ai 7,7 miliardi di utile netto registrati nell’esercizio 2019.
Gli istituti di credito hanno poi preannunciato il ritorno al dividendo dopo lo stop imposto nel 2020 da Francoforte e, se la Bce a fine settembre dovesse rimuovere del tutto i paletti posti alla capacità delle banche di retribuire i propri azionisti, i payout potrebbero essere più che generosi.
Entrando poi nel dettaglio delle singole banche, Intesa Sanpaolo è un buy per Barclays e “si conferma la nostra top pick (con un target price a 2,5 euro) grazie alle maggiori sinergie derivanti dall’integrazione con Ubi e al payout più elevato” sostiene Credit Suisse in uno studio dedicato alle banche spagnole e italiane (Southern European Banks). Il broker stima che il rendimento della Ca’ de Sass possa rivelarsi, Bce permettendo, il rendimento più elevato nel settore per il Sud Europa (atteso al 7% e 9,2% il prossimo anno).
Qualche delusione sul fronte Unicredit “il cui margine di interesse e le commissioni sono stati inferiori alle previsioni” secondo Credit Suisse (che sul titolo è neutral a 8,8 euro) che ha però poi notato come “Nonostante i costi inferiori, la banca abbia registrato volumi di prestiti inferiori e una pressione sui margini”. In compenso, come evidenziato da Credit Suisse, Unicredit ha raggiunto il tasso di copertura più levato di Npl tra le banche del Sud Europa grazie alla maxi-pulizia effettuata sull’ultimo trimestre firmato dall’ex ad Jean Pierre Mustier. Sul fronte della retribuzione degli azionisti, Credit Suisse si attende che Unicredit proceda con una combinazione di dividendi cash per il 30% e buyback al 20%, mentre Santander (che sul titolo è buy a 10 euro) ritiene che l’obiettivo di payout al 50% sia da considerarsi un caso base (e sugli utili 2020 prevede che il gruppo destini alla retribuzione degli azionisti l’85% degli utili) tanto più che Piazza Gae Aulenti può contare su un cuscinetto di liquidità di 605 punti base pari a 19 miliardi. Maggiori indicazioni saranno date con la nuova gestione del gruppo: il 15 aprile, infatti, con il rinnovo del cda, Andrea Orcel prenderà il timone di Piazza Gae Aulenti e sarà chiamato fin da subito a maneggiare un dossier bollente come quello di Mps per cui il Tesoro (azionista al 64% di Rocca Salimbeni) da mesi insegue una fusione con Unicredit. “Nonostante il miglioramento dell’asset quality e l’ottima posizione patrimoniale, confermiamo l’hold sul titolo (con un target a 10 euro) in attesa di una maggior visibilità sulla strategia del nuovo ad” sottolinea Equita.
Osservata speciale anche Banco Bpm che, secondo come sottolinea Mediobanca, tratta a 0,3 volte il valore di libro e a 11 volte gli utili 2022 con un Rote previsto al 3 per cento. Con il bilancio 2020 il gruppo guidato da Giuseppe Castagna ha annunciato il ritorno al dividendo (a 0,06 euro per azione, con un divide yield al 2,7% e in linea con le indicazioni di Francoforte), il primo dal 2017 (dalla fusione tra banco popolare e Banca Popolare di Milano), ma, al di là dei dati fondamentali, il mercato scommette su un matrimonio con Bper caldeggiata da Carlo Cimbri, numero uno di Unipol che della banca modenese è primo azionista (con il 18,9% del capitale). Secondo Mediobanca una simile aggregazione avrebbe senso dal punto di vista industriale (per distribuzione geografica e sinergie nelle assicurazioni e nel risparmio gestito) e dal punto di vista finanziario perché porterebbe a un miglioramento dell’utile per azione.
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