Pimco fa il pieno di Btp e punta sugli asset illiquidi
Long su Treasuries, Btp, Tips e bond di banche periferiche e Uk; Yen per proteggersi dagli imprevisti. Il posizionamento strategico di Pimco in vista di un 2020 dalle mille sorprese
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Il ciclo economico è entrato nella sua fase finale. Non hanno dubbi Joeri de Wilde e Hans Stegeman, rispettivamente investment strategist e head of research & investment strategy di Triodos Investment Management, che per il 2020 si aspettano un ulteriore rallentamento della crescita globale con rischi di un’asimmetria verso il basso e che ritengono molto fragile l’economia globale anche alla luce delle politiche monetarie ultra-espansive delle principali banche centrali e dei livelli elevati del debito mondiale.
“Non è improbabile che questo status quo insostenibile perduri ancora per qualche tempo, visto il protrarsi di politiche monetarie non mirate e ultra-accomodanti coniugato al possibile varo di ulteriori misure di stimolo fiscale. Un quadro preoccupante, dato che nel breve termine questo trend lascerebbe poco margine di manovra per affrontare le sfide più importanti che già pesano sulle generazioni attuali e future: l’inclusione sociale e il cambiamento climatico”, avvertono.
I due esperti citano a questo proposito le proiezioni del Fondo monetario internazionale, secondo cui il tasso di crescita dell’economia globale diminuirà dal 3,6% del 2018 al 3,0% nel 2019, con le economie sviluppate in crescita dell’1,7% e quelle emergenti e in via di sviluppo del 3,9%. “Soprattutto per le economie sviluppate, questa crescita sembra costruita esclusivamente per permettere agli investitori di continuare a vivere nei loro castelli in aria – osservano -. Queste ‘fortezze’ sono tenute in piedi da misure volte a stimolare la crescita economica, ma che alla fine si limitano a sostenere l’attuale inflazione dei prezzi degli asset e incoraggiano un’ulteriore finanziarizzazione dell’economia. La crescita è sempre meno basata sulle attività reali, ‘terrene’. Questa tendenza proseguirà presumibilmente anche nel 2020”.
Complessivamente, de Wilde e Stegeman prevedono che i paesi sviluppati continueranno a crescere a ritmi moderati, attorno all’1,7%. Le economie di Stati Uniti e Giappone dovrebbero rallentare e attestarsi rispettivamente all’1,7% e allo 0,5%, mentre l’Eurozona dovrebbe confermare il suo attuale ritmo di crescita debole dell’1,2%. “Alcuni paesi emergenti presentano un potenziale di miglioramento del tasso di crescita nel 2020: non è infatti irrealistico pensare a una leggera ripresa rispetto ai minimi attuali. Tuttavia, un’ulteriore frenata dell’economia cinese potrebbe controbilanciare la maggior parte di questo miglioramento, risultando in un tasso complessivo della crescita economica nei paesi emergenti tra il 4,0% e il 4,5%”, è la stima.
Quanto ai mercati obbligazionari, secondo gli esperti Fed e Bce dovrebbero continuare a tagliare i rispettivi tassi di riferimento nel 2020: questo potrebbe comportare un ulteriore ribasso dei mercati dei capitali negli Stati Uniti e nell’Eurozona. “Con il proseguimento delle misure di politica monetaria non convenzionale, anche i tassi dei mercati monetari potrebbero seguire un trend simile – spiegano -. L’obiettivo di inflazione della Bce non è facilmente raggiungibile nel breve periodo e la crescita economica dell’Eurozona dovrebbe rimanere moderata. La prospettiva di una politica monetaria accomodante prolungata manterrà pertanto i tassi dei mercati dei capitali europei ancora bassi a lungo. Tutte queste riflessioni ci spingono complessivamente a mantenere per ora una posizione neutra sui titoli obbligazionari”.
Passando all’azionario, per de Wilde e Stegeman il mercato statunitense rimane complessivamente caro sia rispetto alle altre regioni sia in termini storici. “A nostro parere, le attuali valutazioni elevate non riflettono i fondamentali dei sottostanti – affermano -. La crescita economica globale fiacca e l’ulteriore rallentamento dell’economia Usa manterranno le revisioni degli utili aziendali e la crescita dei profitti in territorio negativo nel 2020. Il proseguimento della tendenza rialzista nei mercati azionari statunitensi dipende essenzialmente da ulteriori misure espansive da parte della Fed. Anche le elezioni presidenziali del 2020 nel paese incideranno sul contesto, andando ad aggiungersi all’incertezza politica sulle future decisioni in materia fiscale e commerciale. Tenuto conto di tutti questi fattori, rimaniamo negativi sulle azioni Usa”.
Nel Vecchio Continente è probabile che le recenti misure di allentamento monetario della Bce siano seguite da ulteriori azioni in questo senso nel 2020, creando un contesto monetario ultra-espansivo. “Riteniamo che il rallentamento della crescita economica dell’Eurozona abbia quasi toccato i minimi e non potrà quindi aggravarsi ulteriormente nel 2020, pertanto le azioni europee potrebbero beneficiare delle politiche fiscali e monetarie accomodanti. Poiché le azioni europee sono anche relativamente poco care rispetto a quelle statunitensi (anche se rimangono care in termini assoluti), confermiamo una posizione neutra/leggermente positiva sui titoli europei”, è quindi l’indicazione.
Le azioni giapponesi, a detta dei due esperti, sono relativamente poco care rispetto a quelle statunitensi ed europee. Anche il mercato azionario nipponico ha seguito un trend rialzista nel 2019, sullo sfondo di una crescita economica in ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati. Tuttavia la BoJ continuerà a sostenere i mercati azionari attraverso il suo programma di Qqe (quantitative and qualitative easing). “Tenuto conto anche delle valutazioni azionarie interessanti, rimaniamo positivi sulle azioni giapponesi”, chiariscono.
Infine gli Emergenti, che potrebbero essere avvantaggiati dalle politiche monetarie globali complessivamente espansive, unite all’attenuarsi delle tensioni geopolitiche nelle aree più calde. “L’elevata liquidità e i tassi di interesse ancora bassi potrebbero orientare gli investitori verso gli asset finanziari più rischiosi, mentre l’allentamento delle tensioni commerciali potrebbe stimolare la fiducia degli investitori. Inoltre, poiché molti paesi hanno relativamente ridotto il deficit della bilancia delle partite correnti, le rispettive banche centrali godono di maggiori margini per allentare le politiche monetarie. Se a questo si aggiungono le valutazioni relativamente poco care dei mercati emergenti, rimaniamo cautamente ottimisti sulla performance delle azioni emergenti nel 2020”, concludono de Wilde e Stegeman.