Per il responsabile italiano di JPM Am l’industria non si è fatta cogliere impreparata allo scossone dei mercati di marzo. “Gli investitori italiani sono maturati grazie al rapporto costante e costruttivo con i propri consulenti”
Lorenzo Alfieri,country head di J.P. Morgan Asset Management per l’Italia
Sono tempi difficili per i mercati, ma il settore del risparmio gestito ha risposto in maniera positiva.
“Anche nei momenti di correzione e forte volatilità rimane intatta la prerogativa che è necessaria una meticolosa pianificazione finanziaria e un approccio graduale agli investimenti. A mio avviso, nonostante i recenti movimenti dei mercati, rimane valido l’utilizzo degli strumenti propri del risparmio gestito come i fondi comuni, a maggior ragione in tempi complessi come quello che stiamo vivendo, come veicolo per avvicinare l’investitore ai mercati finanziari”, spiega a FocusRisparmioLorenzo Alfieri, country head di J.P. Morgan Asset Management per l’Italia, per la quarta puntata della rubrica #BigTalkFR.
Qual è stata la reazione degli investitori a questa crisi? Rispetto al passato possiamo dire che è stato raggiunto un livello di maturità superiore?
Possiamo dire che il comportamento degli investitori questa volta è stato ragionevole rispetto alle crisi passate. Non abbiamo registrato una fuga irrazionale e inconsapevole dagli investimenti. Questo sta a significare che gli investitori italiani sono maturati. In tal senso è stato fondamentale il contributo positivo dell’intera industria.
Quale è stato questo contributo?
A mio avviso l’industria, sia lato produttori sia la parte distributiva con i consulenti finanziari in testa, ha sviluppato un atteggiamento molto più attivo nei confronti degli investitori. Tutto ciò si è palesato in una vasta produzione di materiale informativo, aggiornamenti di mercato costanti da parte dei gestori, contatti molto più frequenti fra consulenti e clienti. Questo insieme di fattori è stato certamente l’elemento distintivo che ha elevato le modalità di interfaccia con il cliente finale.
Quali sono i prodotti o i temi d’investimento per cavalcare la ripresa?
Più che ai prodotti bisogna guardare ai temi d’investimento che escono vincenti da una fase di crisi che potrebbe avere delle determinanti significative per capire il comportamento del consumatore nel futuro. A mio avviso i temi più interessanti e evidenti in questo periodo sono la tecnologia, il settore farmaceutico e le biotecnologie, la cybersecurity, le aziende che operano nel data storage. Queste sono aree che si sono mostrate resilienti al virus e dove è possibile individuare società promettenti nel prossimo periodo. A livello geografico riteniamo che l’Asia potrebbe essere più avvantaggiata; negli Usa guardiamo al segmento delle large cap di alta qualità mentre per quanto riguarda gli investimenti obbligazionari guardiamo con maggior attenzione le classi Investment Grade e alcuni emittenti nei mercati emergenti.
Qual è l’atteggiamento migliore da tenere in questa fase?
Al netto di quanto detto prima, pensiamo che l’importante in questa fase sia porre attenzione sulla qualità degli emittenti nel processo di selezione, questo perché la ripresa avvantaggerà solo alcuni settori e alcune imprese rispetto ad altre. Ma alla base di tutto, rimane ferma la convinzione della necessita di entrare nel mercato in modo graduale per evitare altre fasi di alta volatilità che potrebbero ripresentarsi prima della fine dell’anno.
Il 2020 avrebbe dovuto essere l’anno della riforma di MiFID II. Come pensa che evolverà lo scenario regolamentare europeo per il settore?
Ci troviamo in una fase dinamica della regolamentazione partita con MiFID I e successivamente evoluta in MiFID II. Noi restiamo in attesa di capire il perimetro di questa ulteriore implementazione. Crediamo che da un lato sia importante valutare miglioramenti alla luce di verifiche applicative delle normative esistenti, ma dall’altro non vorremmo che passasse l’idea che sia necessario cambiare ad ogni costo.
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