Rossignoli (Moneyfarm): “Le prossime elezioni europee per i mercati sono un non-evento”
L’analisi del portfolio manager sul voto del 26 maggio: “Ci attende è un risultato in continuità con il passato recente”
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Anche se la prospettiva di una politica della Bce meno restrittiva ha sterilizzato parte dei timori degli investitori sulle elezioni europee, resta l’interrogativo sulle conseguenze a lungo termine di un’eventuale prevalenza delle forze populiste. “Sulla base delle esperienze del passato, moltissimi investitori sembrano pronti a osservare turbamenti populisti, con potenziali conseguenze negative sul mercato”, osserva Stefan Kreuzkamp, Cio di Dws, ricordando che da tempo il comportamento di voto è sempre meno prevedibile, aumentando la probabilità di incidenti politici potenzialmente dannosi. “Il confitto ideologico è tornato, e comprendere questa nuova realtà diventerà probabilmente un ingrediente sempre più fondamentale della performance degli investimenti”, aggiunge.
Ecco perché il voto europeo resta importante per le sorti dei mercati. “Data l’attuale complessità del contesto politico, queste elezioni stanno diventando una sorta di referendum sul progetto dell’Unione Europea e un test politico chiave per molti paesi dell’Unione”, si legge in un report di Amundi, firmato da Didier Borowski, head of macroeconomic research, Isabelle Vic-Philippe, head of euro govies and inflation, e Kasper Elmgreen, head of equities. Gli esperti sottolineano che secondo i sondaggi è improbabile che vinca una coalizione di forze euroscettiche, sebbene appaia assai probabile che il Parlamento dovrebbe uscire dal voto molto più frammentato che in passato.
“Le due maggiori forze politiche – il Partito Popolare Europeo e l’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici – perderanno probabilmente la loro maggioranza attuale ma continueranno ad essere i maggiori partiti, e potrebbero quindi cercare di allearsi con altre formazioni politiche europee minori, per esempio i Verdi”, commentano da Amundi. Questo scenario non sarà privo di conseguenze: ci vorrà più tempo per trovare il giusto equilibrio tra le parti e procedere alle nomine della Commissione europea, che quindi difficilmente dovrebbe essere pienamente operativa prima del 2020. Ma poi le cose dovrebbero prendere una piega positiva. “Riteniamo che l’emergere di una nuova coalizione anti-populista possa aprire la strada a un’agenda più pro-europea dal 2020 in poi”, sostiene il team di Amundi, aggiungendo che la nuova Commissione dovrà occuparsi del quadro finanziario pluriennale del 2021-27 che è essenziale per il futuro dell’Europa.
Quanto alle implicazioni per gli investimenti, per gli esperti nel breve potrebbe esserci un aumento dell’incertezza nel mercato del reddito fisso, un indebolimento dell’euro, volatilità nel mercato e una maggiore attenzione agli spread sovrani. Nel lungo termine, le prospettive dipenderanno dall’accordo sulla Commissione e sul ruolo dei partiti pro-Europa. “Dopo aver raccomandato una posizione difensiva nel 2018, ci siamo spostati con cautela verso un posizionamento neutrale sul credito e leggermente più positivo in termini di duration – recita il report di Amundi – Da un punto di vista azionario, gran parte dell’incertezza appare già scontata dai mercati azionari europei. Riteniamo che le opportunità nell’ambito delle azioni value europee siano le più interessanti”, e che sia consigliabile una “selezione di titoli all’interno di un processo bottom-up fondamentale”.