Italia, sorvegliata speciale (per ragioni politiche)
Titoli di Stato a rischio, nonostante i fondamentali del Paese siano solidi e non giustifichino lo spread a 300. Le riforme restano una priorità
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“Il rally dei mercati spinto dal nuovo corso accomodante di Fed e Bce consente di indirizzarsi su componenti di investimento a maggior qualità. Ci sono ancora opportunità di rendimento interessanti sia fra i subordinati finanziari, che fra quelli industriali. Il quadro attuale vede ancora avvantaggiati gli asset in euro su quelli in dollari, per valutazioni attraenti, metriche più solide e meno indirizzate a remunerare gli azionisti, e per l’inesorabile spinta della Bce”. È l’analisi di Alessandro Cameroni, gestore del fondo Lemanik Selected Bond.
Bassa crescita, attese di inflazione ai minimi e incertezze sui trattati commerciali spingono le banche centrali a una svolta accomodante, per contrastare in modo più flessibile e reattivo lo scenario avverso che si prospetta. La portata dell’allentamento, soprattutto in Europa, guarda lontano e trova nella Lagarde garanzie di continuità. L’allentamento delle tensioni fra Usa e Cina e l’accordo dell’Italia con Bruxelles non cambiano un quadro ormai denso di incertezze su crescita e inflazione. Le probabilità che si materializzi un Quantitative easing stanno aumentando rapidamente e si sta generando già da ora una forte domanda anticipata, anche su obbligazioni non direttamente coinvolte.
A differenza del 2016, secondo l’esperto, i mercati sono molto più reattivi nell’adattarsi a quello che ritengono lo scenario ideale, cioè una copia più spinta del precedente programma di acquisto Bce. Mentre tre anni fa dubbi e perplessità frenavano comunque gli investitori, la riproposizione del Quantitative easing vede una platea sovraffollata in azione, con abbondanti disponibilità di liquidità, che fatica a trovare una soddisfacente allocazione. La ricerca di rendimenti positivi spinge gli investitori ad allungare la duration o scalare la catena del valore sulle componenti subordinate.
In questo contesto di rinnovata caccia al rendimento svettano gli asset italiani, con i Btp che beneficiano dell’accordo con Bruxelles, della nomina della Lagarde a successore di Draghi, della nuova Tltro e dell’attesa per un nuovo Quantitative easing. Nonostante la recente corsa l’appetibilità dei rendimenti sta confinando in secondo piano le possibili tensioni politiche, che per ora sono rinviate sulla manovra autunnale.
La debolezza manifesta dell’inflazione fa accelerare i governativi più lunghi e le componenti corporate di maggiore qualità. In particolare quelle investment grade europee raggiungono per la prima volta, nella composizione dell’indice Merrill Lynch, un nuovo minimo a +0.55% a fine giugno. Le incertezze sulla crescita rendono invece gli investitori tiepidi sugli high yield ciclici, più vulnerabili a un rallentamento, come dimostrato dall’aumento della dispersione da inizio anno. Favorevole il quadro sui finanziari che beneficiano del backstop della nuova Tltro, cioè dall’accesso a rifinanziamenti agevolati presso la Bce, cui si unisce un livello di solidità patrimoniale che non ha eguali col passato.
“Quanto potrà durare questa situazione è difficile prevederlo – conclude Cameroni -. E’ però fondamentale che la Bce trovi il modo di ancorare la volatilità di governativi e corporate investment grade nel momento in cui la crescita Usa dovesse iniziare a scivolare”.