Per l’esperto si possono ottenere ottimi ritorni sull’equity anche tenendosi alla larga dai cosiddetti FAANG, che spesso non hanno buoni punteggi sulla sostenibilità
Wolfgang Pinner, CIO Sustainable & Responsible Investment di Raiffeisen Capital Management e gestore del fondo Raiffeisen Bilanciato Sostenibile
Questa settimana la rubrica “Alla ricerca di Alpha” ospita Wolfgang Pinner, CIO Sustainable & Responsible Investment di Raiffeisen Capital Management e gestore del fondo Raiffeisen Bilanciato Sostenibile. Il Raiffeisen Bilanciato Sostenibile è un fondo attivo che non si rapporta ad alcun benchmark e investe in azioni e obbligazioni di imprese ed emittenti catalogati come “sostenibili” in conformità a criteri sociali, ecologici ed etici. “Abbiamo sposato un concetto di sostenibilità integrativa dotandoci di un doppio obiettivo: quello di generare una elevata performance finanziaria e di ottenere un impatto positivo a livello Esg, che per noi è davvero importante”, commenta Pinner a FocusRisparmio.
Il fondo, che è riuscito a generare un rendimento del 3,06% in un anno difficile come il 2020, pur non avendo investito nelle mega cap Usa sulle quali si è concentrato il rally azionario (in virtù del loro basso punteggio Esg), ha da poco superato la soglia dei 3 miliardi di euro in gestione.
Come si sviluppa il vostro processo di investimento e di selezione dei titoli?
Ci sono diverse angolazioni per gestire un fondo sostenibile e noi ci basiamo su tre pilastri, che corrispondono a tre diverse tappe del nostro processo di investimento. Il primo è il tema di “evitare”: quindi applichiamo dei criteri di esclusione – per esempio non investiamo in armamenti, energia nucleare, in società che sfruttano il lavoro minorile e violano i diritti del lavoro -; poi c’è quello di “supportare”, nell’ambito del quale cerchiamo di sostenere le società best in class in vari settori, con elevato punteggio Esg e posizionati sui megatrend come demografia, energie rinnovabili ed economia circolare; infine c’è quello di “influenzare”, con l’attività di engagement e l’uso dei diritti di voto.
Il secondo livello prevede un approfondimento dettagliato sui criteri Esg. Abbiamo un modello proprietario per assegnare uno score per ogni emittente e ogni titolo , che varia tra 0 e 100 punti. Svolgiamo un’analisi di sostenibilità, di qualità, sul modello di business, sul posizionamento di mercato dell’azienda, sul suo settore, su quelli che sono i megatrend che sostengono il titolo, e sulla valutazione delle sue soluzioni sostenibili. Questa analisi di qualità include anche una selettività nel processo in base agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu: per tutti i titoli analizziamo gli impatti su tali obiettivi. E valutiamo anche il momentum, valutando da dove viene e dove va un titolo nel suo percorso verso la sostenibilità, e ne verifichiamo ogni mese gli sviluppi in direzione positiva o negativa.
Chi si occupa di questa analisi?
Abbiamo da una parte la ricerca interna, vuol dire che ogni gestore in Raiffeisen è anche un analista. Le analisi vengono fatte dal team centrale Esg, che io coordino per la parte equity, e da altri gestori, ciascuno in base a una specializzazione su una determinata classe di attivo. Ma collaboriamo anche con due agenzie esterne, perché l’universo globale investibile è composto da 10mila titoli e ovviamente non possiamo fare tutto da soli. Quindi il lavoro di analisi Esg è sempre un mix del know-how interno ed esterno.
Per quanto riguarda le esclusioni, può dare una lista completa dei settori sui quali non investite?
In realtà, di solito cerchiamo di non escludere i settori, preferiamo cercare di escludere le aziende dopo un’analisi dettagliata. Ovviamente ci sono anche delle industrie su cui non investiamo, Coe appunto armi ed energia nucleare, ma sono pochi. Riteniamo che si possano trovare storie interessanti anche in settori tradizionalmente poco considerati in ottica Esg, come automotive e compagnie aeree, quindi preferiamo non escludere a priori per settori.
Come si svolge invece la vostra attività di engagement?
La base per l’engagement è quello di sviluppare un momentum positivo per il percorso di sostenibilità delle nostre partecipazioni. Abbiamo contatti e dialoghi con circa 300 società ogni anno e svolgiamo l’attività di engagement in diversi modi. Innanzitutto, pubblichiamo le nostre lettere di Esg engagement basate su un tema specifico o una specifica controversia, per esempio l’anno scorso il tema era la digitalizzazione, ma ci siamo occupati anche di supply chain, di salute, di demografia, eccetera. Cerchiamo di sensibilizzare le aziende e a spingerle a comportamenti sostenibili. Ma ci sono anche altre forme di engagement, per esempio quando abbiamo già un titolo in portafoglio e vediamo una controversia o un certo problema avviamo un dialogo sul tema.
Come avete reagito alla crisi?
Il 2020 è stato un anno davvero difficile ed eccezionale. Essendo investitori di lungo termine, non abbiamo cambiato troppo le nostre posizioni, solo all’inizio della crisi abbiamo brevemente tagliato un po’ l’esposizione nel settore degli alberghi e ridotto la ponderazione dei settori ciclici, ma non abbiamo voluto agire in modo opportunistico o in un’ottica di breve termine.
Abbiamo avuto un anno in cui la parte azionaria poteva sovraperformare il mercato, grazie al rally di alcune big statunitensi su cui però noi non abbiamo preso posizioni. Va sottolineato, infatti, che noi per diverse ragioni non investiamo su alcuni titoli in voga, come Facebook e Amazon. Ma è stato comunque un anno positivo e abbiamo ottenuto performance soddisfacenti su altri titoli.
Come mai non investite su titoli come Facebook e Amazon?
Ci sono dei motivi specifici. Per esempio, Amazon ha per noi uno score di sostenibilità non elevato – 52 punti – perché riscontriamo alcune violazioni in materia di diritti dei lavoratori, la mancanza di criteri per un marketing responsabile, un debole monitoraggio della supply chain. Facebook – che ha uno score di 41 punti – sconta invece le controversie sulla sicurezza dei dati e la protezione della privacy, nonché una gestione insoddisfacente dei contenuti illegali, per esempio quelli definiti hate speech.
Tra le big, abbiamo invece una posizione su Microsoft, che rispetta i nostri criteri di investimento, anche se abbiamo una esposizione sottoponderata in virtù di una posizione di monopolio nel mercato. In ogni caso, anche se le big menzionate hanno registrato delle performance impressionanti, il nostro fondo ha potuto comunque beneficiare dei buoni risultati di alcuni altri titoli meno noti che abbiamo in portafoglio.
Può citare quali dei titoli vi hanno dato particolare soddisfazione e ritenere ben posizionati per il futuro?
Certo, si possono trovare ottime performance anche al di fuori dei Faang! Tra i titoli che hanno dato buoni risultati – e che rappresentano alcune delle nostre principali partecipazioni azionarie – citerei Vestas Wind, una società del settore dell’energia eolica, e Tomra Systems, attiva nel riciclo, che beneficiano entrambe di importanti megatrend da noi considerati (la spinta verso le rinnovabili e l’economia circolare).
Altri titoli che hanno dato risultati interessanti oltre a quelli già citati includono la società francese di consulenza CapGemini, Orpea, società francese di sheltered housing e case di cura (posizionata sul megatrend della demografia), EssilorLuxottica, Edp Renováveis (player portoghese delle rinnovabili) e Umicore, impresa belga attiva nel riciclo di componenti tecnologiche e smartphone.
Come siete posizionati sull’obbligazionario?
La parte obbligazionaria rappresenta il 50% del fondo. Il 40% è rappresentato da bond denominati in euro e il 10% in dollari. Al momento la nostra strategia prevede un posizionamento short sulla duration, che si attesta a 4,4 anni contro una media del mercato di 5,1, con una sovraponderazione nei corporate e anche nei financials (ma non su prodotti strutturati, perché riteniamo che gli investimenti sostenibili debbano essere molto chiari e trasparenti).
In questo momento è difficile trovare rendimenti positivi nei titoli di stato, quindi li sostituiamo con emissioni delle agenzie e bond sovranazionali e, appunto, aumentiamo la parte di corporate e finanziari, un posizionamento che anche lo scorso anno ci ha permesso di ottenere un contributo positivo sulla parte obbligazionaria. Sui titoli di stato il risultato è stato più o meno neutrale, mentre per i corporate è stato davvero positivo, con un ritorno intorno ai 7 punti base.
In dettaglio, abbiamo un 20-25% in titoli di stato, di cui un 20% in bond sovranazionali, e il resto corporate e financial. Di solito investiamo in emissioni investment grade.
Quali sono i principali rischi che vedete sul mercato in questo momento e come li gestite?
A livello azionario il principale è il rischio di overheating. Vediamo che anche gli investitori retail sono molto attivi sul mercato, e non solo negli Usa ma anche in Europa. Io sono un investitore abbastanza contrarian, quindi tendo a evitare i titoli sui quali investono tutti. D’altra parte, prevedo che il supporto delle banche centrali proseguirà per i prossimi due o tre anni, quindi anche se una correzione è possibile non dovrebbe essere eccessiva. In ogni caso, non vediamo alternative all’azionario nel lungo periodo.
A livello obbligazionario abbiamo visto che un certo ottimismo ha determinato fenomeni di reflation trade che hanno fatto salire un po’ i rendimenti, ma non vedo grandi margini di ulteriore rialzo in futuro perché forse le aspettative sono ancora troppo ottimistiche. Il vero tema sarà la ricerca di rendimenti positivi, di spread interessanti, ormai difficili da trovare sui titoli di stato, nemmeno in Italia (soprattutto dopo l’arrivo di Draghi al governo).
Il fondo DJE - Zins & Dividende persegue un approccio absolute return, con posizioni azionarie focalizzate su titoli "quality momentum" e value tradizionali, e una parte obbligazionaria con esposizione su emittenti solidi con duration moderata
La manager punta a titoli ciclici in vista della ripresa, e a settori in cui le innovazioni tecnologiche porteranno disruption secolare. Sul paniere tematico, focus su lotta alle emissioni e tutela delle foreste
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio