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Secondo il numero uno dell’Abi la tassazione per risparmiatori e speculatori deve essere diversa. “La liquidità sui conti rende 3 centesimi all’anno, non ci guadagna nessuno”
Incentivi fiscali per incoraggiare gli italiani all’investimento prolungato dei loro risparmi. È la ricetta del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, per sbloccare i soldi fermi sui conti correnti e aiutare l’Italia a ripartire dopo la pandemia. Una ricetta win-win, assicura, visto che con la liquidità parcheggiata “non ci guadagna nessuno”, né i risparmiatori né le banche.
In Italia c’è “una cifra enorme investita nel risparmio”, spiega il numero uno dell’associazione delle banche nel corso all’assemblea Feduf, la Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio. E l’obiettivo è quello di far sì che “cresca consapevolezza diffusa per trovare il modo di incoraggiare con incentivi fiscali all’investimento prolungato”.
Al momento infatti, ricorda Patuelli, molto di questo denaro è investito in obbligazioni, un po’ (meno di una volta) in titoli di Stato, un po’ nel mercato azionario, molto nei mercati internazionali e molto è parcheggiato sui conti. E le banche, avverte, “con una raccolta a vista non possono fare mutui a 30 anni. Non abbiamo un grande interesse ad avere tutta questa liquidità e di conseguenza ci poniamo la questione, ma non la possiamo risolvere noi, di come incoraggiare l’investimento almeno di una parte della liquidità dei risparmiatori italiani”.
Si tratta appunto di “incoraggiare”, secondo il numero uno dell’Abi, perché l’art. 47 della Costituzione tutela il risparmio e “quindi nessuno può metterci le mani e nessuno può obbligare i risparmiatori a orientare in un modo o nell’altro la liquidità”. Una liquidità che però non dà frutto in nessun senso, visto che, stando a Patuelli, oggi ha una redditività media lorda dello 0,03%, tre centesimi all’anno, gravata dal 26% di imposte. “Quindi non ci guadagna nessuno: né le banche né i risparmiatori né lo Stato, perché il 26% di niente è comunque niente”, sottolinea.
E proprio a proposito fisco, il numero uno dei banchieri italiani si scaglia anche contro quella che definisce un’incongruenza, non solo italiana ma largamente europea, che ci sia la stessa tassazione per i risparmiatori e per gli speculatori. “Il risparmiatore – scandisce – deve avere degli incoraggiamenti se non specula, se investe a lungo termine e quindi contribuisce alla costruzione della seconda ricostruzione e del secondo miracolo economico. Questo è un ragionamento che deve crescere in Italia”.
Un secondo miracolo economico che, Patuelli non ha dubbi, è all’orizzonte. “Abbiamo avuto una distruzione non fisica ma economica, psicologica e sociale. Dobbiamo perseguire un nuovo boom economico, un nuovo miracolo economico. Se 70 anni fa il piano Marshall ne fu un presupposto, ora il Recovery ne è il nuovo moltiplicatore, dimensionalmente molto più solido”, assicura, ricordando che ora abbiamo la necessità di investimenti innanzitutto in infrastrutture materiali ed immateriali, in educazione, in crescita morale civile e sociale, “e a questo fine l’educazione al risparmio è fondamentale”.
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