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L’economista noto come “Dr Doom” sarà uno dei tre gestori del fondo, che investirà in varie asset class e sarà finalizzato a generare rendimenti stabili con bassa volatilità
Anche Dr Doom, al secolo Nouriel Roubini, è stato contagiato dal recente trend in voga tra economisti e guru finanziari, quello di lanciare un ETF. Il noto economista, saltato agli onori delle cronache per avere correttamente previsto la crisi del 2008 (e un po’ meno correttamente pronosticato sviluppi catastrofici nella crisi dei debiti sovrani) vuole diventare l’ultimo guru dell’economia a lanciarsi nel mondo dei fondi passivi, con l’annunciato lancio dell’Atlas America Fund.
Roubini sarà uno dei tre gestori di portafoglio dell’ETF, investirà in una gamma diversificata di asset class, inclusi titoli di stato USA e bond corporate, real estate, azioni e oro, secondo il filing inviato alla SEC per l’ammissione alle negoziazioni. Gli altri due portfolio manager sono Puneet Agarwal, Chief investment strategy officier, e Carlo Zola, Chief operating officer.
L’obiettivo dell’ETF è generare rendimenti stabili con bassa volatilità e una correlazione limitata con i mercati azionari più ampi, proteggendo contro i rischi di ribasso durante i periodi di stress dei mercati finanziari, si legge ancora nel filing. Ma l’aspetto segnalato dagli esperti è che spesso questi fondi lanciati da personaggi rinomati del mondo economico-finanziario beneficiano di un forte slancio iniziale delle sottoscrizioni, in virtù della fama del guru di turno.
Non a caso, le cronache finanziarie riportano diversi casi di economisti e investitori rinomati che hanno associato il proprio nome a un ETF. Nomi magari meno noti in Europa ma ben conosciuti a Wall Street includono Tom Lee di Fundstrat Global Advisors, citato nel filing del Fundstrat Granny Shots U.S. Large Cap ETF; Katie Stockton di Fairlead Strategies che ha lanciato il suo ETF nel 2022; e Jim Bianco, di Bianco Research, che ha dato il suo nome al WisdomTree Bianco Total Return Fund.
Roubini, nato a Istanbul nel 1958 ma naturalizzato statunitense dopo aver vissuto in Iran, Israele e Italia, dopo un PhD a Harvard con Jeffrey Sachs ha fatto parte dello staff dell’allora presidente USA Bill Clinton come esperto economico per gli affari internazionali. Ha insegnato a Yale e oggi insegna alla Stern School of Business di New York, oltre a essere il fondatore di RGE (Roubini Global Economics), ma la sua fama è legata soprattutto alle previsioni di crisi economiche e finanziarie. Nel 1990 studio il collasso delle economie emergenti, individuando come comun denominatore l’ampio deficit delle partite correnti e arrivando a teorizzare, nel 2004, che il successivo Paese candidato a una grave crisi sarebbero stati gli USA.
Roubini continua ad avere un approccio piuttosto pessimistico. Recentemente, Roubini ha co-redatto un documento che accusa il Tesoro degli Stati Uniti di manipolare l’emissione di debito in modo da abbassare il costo reale del denaro in tutta l’economia. Nel paper intitolato “ATI: Activist Treasury Issuance and the ug-of-War Over Monetary Policy” (Emissione proattiva del Tesoro e il tiro alla fune sulla politica monetaria) Roubini ha indicato che questo comportamento è paragonabile a un “quantitative easing fiscale”. “Aumentando le emissioni a breve termine il Tesoro solo nell’ultimo anno ha ridotto l’offerta di titoli a lungo termine di 800 miliardi. Tecnicamente è come se avesse ridotto i tassi dei titoli a 10 anni di 25 punti base e quelli a breve termine di 100 punti base”, ha scritto Roubini. Con il risultato, ha aggiunto, di invertire la curva dei tassi.
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