Servizi, utility, tech e alimentare sull’azionario per proteggersi. A rischio le banche. Ma è necessario monitorare i cambiamenti repentini e stare pronti a investire in maniera attiva
Guerra commerciale che sta bastonando le economie globali e sembra destinata a protrarsi più a lungo del previsto. L’Italia, su cui pesa la spada di Damocle della procedura di infrazione, su cui deciderà l’Ecofin del 9 luglio. E la Brexit, infinita, che potrebbe davvero essere hard con il passaggio di consegne da Theresa May a un conservatore. Non a caso è vicino a un picco l’indice che misura il livello di incertezza economica costruito miscelando la copertura giornalistica sulla politica economica, l’incoerenza delle previsioni economiche dei diversi istituti e l’incertezza sulla politica fiscale americana.
E potrebbe indurre nuovamente il mercato a uno scenario di “fly to quality”, “che ha tenuto banco – spiega a Focusrisparmio.com Massimo Saitta, direttore investimenti di Intermonte Advisory e Gestione – in questi primi sei mesi del 2019 con l’esclusione di maggio. È sostanzialmente uno scenario risk-off che privilegia soprattutto il mondo obbligazionario anche per il supporto che come abbiamo visto in questi casi arriva dalle banche centrali. Come conseguenza della compressione dei tassi, nel mondo azionario verrebbero privilegiati i titoli interest sensitive come quelli dei servizi, delle municipalizzate e delle utilities in genere a discapito di quei settori come quello degli industriali e dell’energia i cui corsi sono legati al ciclo economico. Analogamente verrebbero penalizzate le banche che hanno bisogno di tassi in rialzo per riguadagnare redditività dal business caratteristico”.
Ovviamente molto dipende dall’esito che avranno gli eventi citati in apertura. “Nel caso in cui l’Ecofin decidesse più in là nel tempo o in cui la Brexit vivesse un altro periodo di fase negoziale oppure, infine, Trump e Xi Jinping trovassero un accordo anche solo di facciata in occasione del G20, si aprirebbe una fase di rimbalzo dei settori poco sopra elencati che già sono stati i sottoperformer del primo semestre 2019 – precisa Saitta – I mercati ci hanno abituato a rapidi cambiamenti di fronte ribaltando spesso scenari che sembravano ormai definiti. Chi avrebbe pensato solo qualche mese fa che la guerra commerciale Cina/Usa che sembrava sulla strada di una soluzione sarebbe nuovamente deflagrata in maniera anche più violenta di prima?”
Come comportarsi dunque in questo scenario di difficile lettura? “Come investitori azionari globali cerchiamo sempre di fare due cose: investire in aziende e mantenerle per lungo tempo – risponde Neil Robson, head of global equity market di Columbia Threadneedle Investments – Per questo motivo cerchiamo aziende che pensiamo abbiano interessanti prospettive di crescita. Un esempio è rappresentato da società che producono semiconduttori, un settore in cui negli ultimi anni siamo stati sovrappesati. Siamo molto positivi anche sul settore tecnologico: dal 2007 in poi, l’Europa ha aumentato a malapena i suoi guadagni ma, in questo stesso periodo, il Giappone è cresciuto di circa il 20% e gli Stati Uniti di oltre l’80%. Qual è la differenza? Proprio il tech. Alcuni dei titoli tecnologici in cui investiamo si stanno spostando molto rapidamente verso il cloud, portando il loro costo tra il 20/25% nei prossimi anni. Avere tutti quei dati in un’unica area, aumenta la sicurezza e permette anche di iniziare a creare più prodotti combinando i set di dati. Man mano che questo processo si sviluppa, la crescita può essere accelerata a costi inferiori”.
Ma non solo tech. “Anche il food è un settore molto interessante per noi – continua Robson – Come consumatori, stiamo cambiando il nostro comportamento: consumiamo meno carne e mangiamo in modo più sano. Quindi, le catene di fast food che si sono espanse e hanno fatto enormi profitti per gli azionisti negli ultimi 30 anni, in futuro non saranno probabilmente più così profittevoli. Investire nelle aziende alimentari è un modo convincente per rimanere fedeli alla crescita di un mercato senza dover scegliere i “vincitori”, perché con la frammentazione dei brand, il potere dei singoli marchi si sta un po’ perdendo”.
“Non vi è dubbio che una hard Brexit implicherebbe una caduta assai brusca della sterlina. Mentre i mercati azionari mostrano una traiettoria differente”. La view di La Française AM
Ma il mercato è ancora fiducioso in merito a un accordo. Lo scontro aperto non conviene politicamente né a Trump né a Xi. E la volatilità è destinata a rientrare: prossimo appuntamento con i negoziati, il G20 di Osaka di fine giugno
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio