Il manager valuta le caratteristiche che da sempre rappresentano un vantaggio competitivo per Invesco nei confronti di competitor e clienti
Giuliano D’Acunti, country head Italy di Invesco
Agire nel pieno rispetto delle esigenze dei clienti finali con l’obiettivo di generare e trasferire valore. È la mission di asset manager e consulenti finanziari secondo Giuliano D’Acunti, country head Italy di Invesco dallo scorso novembre.
Per non venire meno a questo mandato è fondamentale “operare in estrema trasparenza nella comunicazione dei costi ai clienti, e questo deve avvenire in primis da parte delle case di gestione”, spiega il manager a FocusRisparmio nella classica settimanale di #BigTalkFR.
D’Acunti espone la ricetta di Invesco per reagire alla crisi Covid19: “Interventi sui processi di gestione, analisi dei dati e conoscenza delle esigenze dei clienti. Questo consentirà all’industria di non spezzare la catena del valore da gestore a cliente finale”. Ecco l’intervista integrale.
Da inizio anno i fondi di diritto estero stanno registrando maggiori deflussi innescati dalla crisi Covid19 rispetto ai fondi di diritto italiano. Come spiegate questa tendenza?
Andremmo a ricercare le eventuali cause nella specificità degli investimenti delle case terze e fondi di diritto estero. Parliamo infatti di case di investimento indipendenti, che possono quindi prendere in considerazione diverse fonti di reddito nell’ambito del mandato di gestione accordato. Pertanto, laddove dovessero essere ravvisabili opportunità di investimento anche rischiose è compito del gestore andare a coglierle e sfruttarle nel migliore dei modi. L’impatto che può avere una pandemia come quella attuale è difficilmente prevedibile in quanto può assumere varie forme e sfaccettature. Fondi tradizionalmente meno aggressivi o esposti su asset class più tradizionali sono in certi casi stati in grado di contenere le perdite. L’altro lato della medaglia che dovremmo osservare è la velocità con cui i fondi che hanno potenzialmente visto un calo repentino siano riusciti a recuperare altrettanto velocemente e collocarsi in territorio positivo.
Un recente paper di Bankitalia dice che i rendimenti dei fondi comuni gestiti da Sgr indipendenti sono più alti di quelli gestiti da società appartenenti a reti bancarie. Siete d’accordo? Quali sono gli impatti delle diverse strutture distributive a vostro avviso?
La pura focalizzazione sugli investimenti e la possibilità di spaziare all’interno di un mandato di gestione più ampio può agevolare da un certo punto di vista i gestori esteri, i quali possono concentrarsi su specifiche nicchie di mercato e fare leva sugli studi e ricerche condotte a livello globale. Tale attività può certamente avere un riflesso positivo sui rendimenti ma non pensiamo sia l’unica variabile da prendere in considerazione al momento della sottoscrizione di un fondo. La rilevanza delle dimensioni e la capacità di offrire una molteplicità di soluzioni di investimento sono divenuti elementi imprescindibili. Il consolidamento del mercato del risparmio gestito è un fenomeno naturale ed è aumentato in maniera importante dalla spinta derivante dai vantaggi offerti dalla tecnologica. Sarà quindi sempre più importante stare al passo con i tempi e anticipare quelle che sono le rivoluzioni in atto sui processi di gestione, di analisi dei dati e di conoscenza delle esigenze dei clienti. Questo consentirà all’industria di non spezzare la catena del valore da gestore a cliente finale.
Nel Regno Unito alcune società di gestione hanno cominciato a mettere mano ai costi dei fondi attivi. Pensate sia questa la strada da percorrere per far fronte alla crescente competizione dei prodotti passivi da un lato e alla regolamentazione sempre più stringente dall’altro?
La trasparenza in materia di costi non è un argomento che ci giunge nuovo, è altresì un tema molto dibattuto negli anni scorsi ma a mio avviso ormai superato. Stiamo infatti mettendo sulla bilancia due prodotti che hanno due stili di gestione completamente diversi, da cui chiaramente derivano costi altrettanto diversi. È importante in prima battuta comprendere le reali esigenze della clientela e prestare attenzione alle differenze dei due strumenti di investimento. Ritengo infatti che la trasparenza sui costi sia un beneficio sia per i fondi attivi che per i fondi passivi, delimitando il perimetro d’azione di entrambi i prodotti.
Siete d’accordo con il parere Esma che esprime un giudizio sostanzialmente negativo sulla rimozione delle commissioni d’incentivo ai cf legate al collocamento dei prodotti di investimento?
L’obiettivo primario della casa di gestione e dei consulenti finanziari è comune ed è quello di agire nel pieno rispetto delle esigenze dei clienti finali con l’obiettivo di generare e trasferire valore. Pertanto, è fondamentale agire in estrema trasparenza nella comunicazione dei costi ai clienti, e questo deve avvenire in primis da parte delle case di gestione. Esma incoraggia la Commissione europea ad approfondire il panorama distributivo europeo dal momento che l’impatto di un blocco degli incentivi potrebbe alterare i modelli di distribuzione esistenti. La Commissione europea è quindi ora tenuta a relazionare il Parlamento europeo sullo stato di implementazione della normativa e sull’impatto dell’obbligo di rendere trasparente ai clienti costi, spese ed incentivi sulla prestazione dei servizi di investimento e su quello di consulenza. Al momento non è ancora prevista una data precisa entro la quale il Parlamento europeo trarrà le sue conclusioni.
Quali sono a vostro avviso le vie alternative che un gestore ha di fronte a sé per raggiungere i propri obiettivi di rendimento?
In questa fase di ripresa è fondamentale valutare attentamente la qualità degli emittenti nel processo di selezione, al di là della classica diversificazione settoriale e/o geografica. Pensiamo inoltre che sia fondamentale non stravolgere la pianificazione finanziaria definita con il cliente, e soprattutto non fare market timing. Rimane in ogni caso valido il principio di ingresso graduale sul mercato, che ci consente di contenere l’esposizione e gestire le eventuali altre fasi di alta volatilità che potrebbero presentarsi durante l’anno.
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