Cop26, investitori pronti a beneficiarne
Per i gestori il summit di Glasgow è un’occasione cruciale per accelerare la transizione energetica. E la svolta climatica creerà opportunità di investimento in tutti i settori
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Mentre a Glasgow, partiti i leader, tocca agli sherpa far quadrare le posizioni dei vari Paesi sugli impegni da prendere, per numerosi asset manager la Cop26 è diventata l’occasione per il lancio di nuove iniziative che vanno a ingrossare le fila di quelle già esistenti. Intanto, la coalizione di banche e fondi per il clima Gfanz (Glasgow Financial Alliance for Net Zero), lanciata ad aprile dall’inviato Onu su clima e finanza Mark Carney, ha raccolto finora l’adesione di oltre 450 aziende, che rappresentano 130.000 miliardi di dollari di asset, il 40% dei capitali finanziari mondiali.
Al momento dei lancio, Gfanz comprendeva aziende per 70.000 miliardi di dollari. Gli aderenti si impegnano ad adottare linee guida basate sulla scienza per raggiungere 0 emissioni di carbonio alla metà del 2050, e a fornire obiettivi intermedi al 2030. D’altra parte, come ha ricordato Carney nel corso del vertice, per combattere la crisi climatica servono un trilione di dollari all’anno di investimenti nei Paesi in via di sviluppo. “È necessario che i progetti internazionali siano allineati con i progetti nazionali”, ha sottolineato Carney, secondo cui sono quindi necessarie nuove strutture di finanza mista, piattaforme per portare insieme pubblico e privato”.
All’appello stanno di fatto rispondendo sempre più asset manager internazionali. Gli ultimi, in ordine temporale, sono Amundi e Allianz, entrambi in partnership con Ifc (Gruppo Banca Mondiale), mentre Blackrock festeggia una raccolta record per il suo veicolo finanziario pubblico-privato a favore del clima.
Amundi e Ifc hanno lanciato un nuovo fondo per mobilitare fino a 2 miliardi di dollari di investimenti privati in obbligazioni sostenibili dei mercati emergenti che supportino le iniziative di sostegno legate al Covid-19 e promuovano una ripresa dalla pandemia “green, resiliente e inclusiva”. La strategia gestita dall’asset manager europeo e presentata appunto a margine della Cop26, punta a canalizzare il capitale degli investitori istituzionali in obbligazioni sostenibili emesse da aziende e società finanziarie nei Paesi in via di sviluppo.
“Questa nuova iniziativa – ha assicurato l’ad Valérie Baudson – contribuirà a creare un mercato per i fondi obbligazionari sostenibili nei mercati emergenti. Dimostra anche il ruolo guida di Amundi nella finanza responsabile ed è un grande esempio dei vantaggi che derivano dalle partnership di tipo pubblicoprivato per gli investitori e per l’intera economia”.
Clima ed Emergenti sono gli ingredienti della partnership, presentata sempre a Glasgow, tra il Gruppo Allianz e Ifc. Il nuovo programma MCPP One Planet rappresenta il primo portafoglio multisettoriale al mondo di finanziamenti nei mercati emergenti allineati all’Accordo di Parigi. I due partner hanno infatti deciso di collaborare alla creazione di una nuova piattaforma globale per investimenti “climate smart”, che fornirà fino a 3 miliardi di dollari ad aziende private nelle aree emergenti. Al fine di accrescere i finanziamenti responsabili sotto il profilo climatico nei mercati emergenti, ai contributi degli investitori si aggiungeranno i fondi propri della Ifc.
“La nostra solida partnership con Ifc e gli altri investitori coinvolti ci consente di sviluppare programmi come MCPP One Planet e contribuire a una crescita economica ‘climate smart’ nei mercati su vasta scala – ha assicurato il ceo di Allianz Se, Oliver Bäte -. Per fare in modo che le aree emergenti convergano su una traiettoria allineata all’Accordo di Parigi occorreranno somme molto ingenti, e siamo lieti di poter dare il nostro contributo alla strutturazione di collaborazioni pubblico-privato e alla mobilitazione del capitale necessario”.
Intanto BlackRock fa sapere di aver accolto 673 milioni di dollari per la Climate Finance Partnership (Cfp), un veicolo finanziario pubblico-privato, focalizzato sugli investimenti in infrastrutture climatiche nei mercati emergenti, che ha come obiettivo quello di accelerare la transizione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Come spiega una nota, un consorzio globale di 22 investitori, tra cui governi, enti filantropici e investitori istituzionali, si è impegnato nella raccolta, alla quale hanno aderito diversi partner, e che ha superato l’obiettivo di 500 milioni di dollari.
Anche il BlackRock Investment Institute stima che per una transizione equa verso un’economia globale net zero sia necessario investire 1 trilione di dollari all’anno in progetti a basse emissioni nei Paesi in via di sviluppo, la cui incidenza sulle emissioni globali è in costante crescita a causa dell’aumento della popolazione e dello sviluppo economico. Ma nel 2020 gli investimenti nella decarbonizzazione dei mercati emergenti, Cina esclusa, si sono fermati a 150 miliardi di dollari. “Raggiungere una giusta transizione verso un’economia net zero, entro il 2050, richiede una pianificazione a lungo termine e uno stretto coordinamento tra i settori pubblico e privato – ha commentato Larry Fink, ceo del colosso Usa-. Questa partnership è la prova che i governi, le organizzazioni filantropiche e gli investitori istituzionali possono unirsi per mobilitare capitale su scala nei mercati emergenti, che sono più esposti all’impatto del cambiamento climatico”.
La Cfp impiega una struttura finanziaria mista, unica, con un totale di 130 milioni di dollari in capitale raccolto dai governi di Francia, attraverso l’Agenzia francese per lo sviluppo, Germania, attraverso la KfW Development Bank, e Giappone, attraverso la Japan Bank for International Cooperation, insieme al Grantham Environmental Trust, alla Quadrivium Foundation, a un’altra fondazione privata e alla società multi-energy TotalEnergies. Questo capitale cerca di isolare i rischi di investimento per gli investitori istituzionali ed ha mobilitato una raccolta di 523 milioni di dollari da grandi investitori, tra cui Axa, Dai-ichi Life Insurance, E.ON, Mitsubishi UFJ Morgan Stanley, Mizuho Bank e MUFG Bank.
Infine, Intesa Sanpaolo ha annunciato l’adesione, attraverso Eurizon Capital Sgr, Fideuram Asset Management Sgr e Fideuram Asset Management Ireland, alla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami). Un ulteriore passo, sottolinea il gruppo, per rafforzare l’impegno “Net Zero” entro il 2050, sia per le proprie emissioni che per i portafogli prestiti e investimenti, comunicato il 20 ottobre scorso contestualmente all’adesione alla Net-Zero Banking Alliance (NZBA).
Eurizon e Fideuram Am Sgr sono gli unici asset manger italiani che a oggi hanno aderito alla Nzami. L’iniziativa, lanciata a dicembre 2020 che conta 220 firmatari per oltre 57 trilioni di dollari di attivi gestiti, è costituita da asset manager internazionali impegnati a sostenere l’obiettivo di zero emissioni nette di gas serra entro il 2050 o prima, in linea con gli sforzi per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius, e a sostenere investimenti in linea con tale obiettivo.
Eurizon è inoltre entrata anche nell’Institutional Investors Group on Climate Change, l’organismo europeo per la collaborazione degli investitori sul cambiamento climatico, che agiscono per favorire la riduzione delle emissioni di carbonio.
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