Ripresa a V, a U a L? Tutta questione di fiducia
L'economia cinese è tornata sui livelli pre-Covid, quella Usa può sperimentare una V, ma l'Europa ha i tempi più lenti. E può essere salvata solo se torna la fiducia
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Come prevedere l’andamento dei mercati andando oltre agli indici ufficiali e a quella montagna di acronimi che definisce lo stato di singoli Paesi o l’andamento di società? Magari anche giocando di anticipo rispetto al mercato in modo da massimizzare i guadagni? Dove non arriva o non sono ritenute sufficienti le teorie economiche ufficiali, arriva a volte il genio di economisti, trader, investitori e talvolta persino della stampa che, nel corso degli anni, hanno coniato una serie di indicatori alternativi a cui affidarsi.
È tra gli indicatori più conosciuti tanto che, a distanza di oltre trent’anni dalla sua creazione avvenuta dalle pagine dell’Economist, il suo utilizzo si è diffuso a tal punto da essere ritenuto un indice standard, pubblicato su base annuale. Con il Big Mac Index si puntava a trovare un modo semplice e immediato per calcolare il potere di acquisto di due diverse valute considerando che l’articolo è diffuso su base mondiale e, tranne rare eccezioni (in India il manzo è sostituito con il pollo), prodotto con gli stessi ingredienti. Secondo la teoria della parità del potere di acquisto due panieri di beni identici in due Paesi diversi devono avere lo stesso prezzo una volta calcolato il tasso di cambio. Quando non è così, ci si può attendere che il tasso di cambio converga nel lungo periodo verso il valore del Big Mac. In quest’ottica i trader possono utilizzare il Big Mac Index per capire dove si muoverà il mercato nel medio termine.
Sulla falsariga del Big Mac Index sono stati poi coniati Indicatori più attuali con e mode del nuovo Millennio come il Tall Latte (o Starbucks) index coniato sempre dall’Economist partendo dal caffè proposto dalla famosa catena americana, e l’indice Billy, creato da Bloomberg sui prezzi della famosa libreria di Ikea.
Tra gli indici alternativi riscuotono da sempre simpatia quelli che, per così dire, tastano il polso del “paziente” per misurare il grado di fiducia nell’economia attraverso il monitoraggio dei flussi. I banker raccontano che un tempo nella City si studiasse il consumo di champagne in un determinato numero di bar selezionati per comprendere lo stato dell’economia del Paese in anticipo rispetto alle misurazioni ufficiali del Pil. Di contro l’occupazione nei pub (il 73% dei posti di lavoro legati all’industria della birra in Europa è al fuori dei birrifici) rivela se si è in recessione: in caso di crisi economica la birra si consuma sul divano di casa (Beer Index).
Secondo, ad esempio, la teoria alla base del Lipstick Index (letteralmente l’indice del rossetto, ma si estende all’universo della cosmesi), la vendita di rossetti è inversamente proporzionale al benessere economico. Il cosmetico rappresenterebbe infatti per le donne (in questo caso esisterebbero differenze di genere) un lusso accessibile dal valore consolatorio: si compra un rossetto, magari anche di marca, dovendo rinunciare alla borsa più costosa. L’idea risale a vent’anni fa quando, vedendo moltiplicarsi le vendite di rossetti nei mesi successivi all’abbattimento delle due Torri Gemelle, Leonard Lauder, presidente di Estée Lauder, mise in correlazione i consumi di cosmetici alla recessione.
Per gli uomini invece vale un principio inverso (il Men’s Underwear Index o knickers effetct, questa volta estrapolato da Alan Greenspan, ex presidente della Federal Reserve, sempre in seguito alla crisi del 2001. Boxer e slip sono considerati beni di pura necessità, con vendite quindi tendenzialmente stabili nel tempo. Per questo quando inizia a intravvedersi un calo nelle vendite è il caso di preoccuparsi: si è prossimi alla recessione.
L’abbondanza per le strade di impalcature e gru (Skip Index) viene infine ricondotta a un aumento della fiducia nell’economia, salvo che si tratti di grattacieli (Skyscraper Boom Indicator): più è alto l’edificio più lunga sarà la crisi. Sono buon segno invece i tagli del parrucchiere (Japanese Aircut Index) e, soprattutto e l’aumento dei finanziamenti rilasciati dai broker per operare sui titoli con a garanzia i titoli stessi (Margin Debt Ratio).
Di contro la prontezza dei venditori di auto ad abbassare i prezzi dei veicoli (Car Salesman Closing Time Indicator), il tasso di riscossione dei buoni sconto (Coupon Redemption Index), le vendite di fagioli e non solo in scatola (Baked Bean Sales indicator), il successo nelle sale cinematografiche di film di pura evasione (Buttered popcorn Index), l’aumento della popolazione di coccodrilli negli allevamenti (Alligator Population Index) a scapito degli oggetti prodotti con il loro pellame e l’aumento delle zanzare a causa delle mancate disinfestazioni (Mosquito Bite Indicator), sono indicativi di tempi di crisi.
Attenzione anche all’aumento di vendite allo scoperto evidenziato dal short interest ratio (ovvero il numero di giorni necessari ai venditori alo scoperto per coprire le loro posizioni) che potrebbero indicare novità non del tutto liete in arrivo. O per chi preferisce un approccio più alternativo può bastare la visione dei video di reclutamento per le forze militare: meno sono invitanti più la recessione è alle porte.
L’indice dedicato a Warren Buffett, il guru di Omaha a capo della Berkshire Hathaway, raffronta l’attuale capitalizzazione del mercato con il Pil. Più elevato è il rapporto (quello attuale negli Usa è stato calcolato dagli esperti al 177% tenendo conto anche il reddito prodotto all’estero da soggetti residenti negli Usa) minori sono i ritorni attesi nell’immediato futuro. Sulla base delle indicazioni storiche raccolte negli ultimi 50 anni (e comprese tra il 32,7% e il 183,8%) un rapporto inferiore a 73% indica un mercato fortemente sottovalutato, uno rapporto compreso tra 93 e 114% indica una equa valutazione dei listini e un rapporto superiore al 135% un mercato fortemente sopravvalutato. Di fatto l’afflusso inesauribile di liquidità sui mercati deciso dalla banche centrali starebbe scollando il valore dei listini dall’economia reale. I livelli raggiunti in queste ultime settimane dai listini usa sono vicini a quelli che hanno preceduto crisi o ampi ribassi: 2000, 2008 e 2018.
Stando agli esperti di gurufocus, applicando il Buffet Indicator al mercato italiano il ratio si attesterebbe al 13,3% inferiore alla media registrata negli ultimi vent’anni (e pari al 19,45%) e decisamente più vicino ai minimi (9,36%) che ai massimi (43,28%).
Secondo l’economista George Taylor più corte sono le gonne delle donne più favorevoli sono le prospettive del mercato (Hemline Index). Mito? A guardare la lunghezza degli abiti del 2008, forse la teoria, elaborata nei ruggenti Anni 20 del secolo scorso, potrebbe trovare qualche appiglio. Più recentemente anche Trevor Davis ha teorizzato che “nel corso delle recessioni i tacchi salgono per trovare una via di fuga in uno stile più sgargiante” (The High Heel Index). I riferimenti? La crisi 2008-09 a confronto, se proprio non si vuole tornare agli anni del Charleston, alla moda di fine 2010.
Per chi apprezza gli oroscopi, gli investimenti sarebbero favoriti dal calendario cinese (Dragon Indicator Index). I migliori anni in cui progettare spese, come parrebbe facciano gli abitanti dell’ex Celeste Impero, sono l’anno del topo (come il 2020, che per quanto sia un anno da cancellare sotto numerosi aspetti sta dando soddisfazione a chi ha investito a Wall Street) e l’anno del dragone.