MiFID II, Bufi (Anasf): “Valorizzata la figura del consulente finanziario”
Per il presidente Anasf le prime sfide future riguardano l’Ocf e l’avvio della vigilanza sugli operatori.
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L’avvento della MiFID II impone l’adozione di nuove strategie ai diversi attori in campo con, in particolare, la necessità per tutti i professionisti del settore di un costante aggiornamento professionale.
È la fotografia di Mario Ambrosi, presidente di Efpa Italia, raggiunto da Focus Risparmio per una panoramica sui “nuovi lidi” verso cui siamo diretti a poche settimane dal Meeting che si terrà a Venezia il 12 e 13 ottobre.
“L’entrata in vigore della MiFID II è certamente il tema che ha monopolizzato quest’anno. Dal punto di vista di EFPA Italia, la direttiva porterà alla necessità di un aggiornamento professionale da parte di tutti gli operatori – spiega Ambrosi – A Venezia coglieremo questa occasione, con un evento che, insieme alla tradizionale attività di formazione, tratterà il tema della sostenibilità degli investimenti e della professione. Altro momento importante sarà la presentazione della prima ricerca internazionale sui profili dei financial advisors a livello europeo. La ricerca, promossa da EFPA con la collaborazione di FECIF e realizzata da GFK, ha ricevuto un importante contributo dall’Università Ca’ Foscari di Venezia. L’iniziativa, sponsorizzata da Azimut con l’ulteriore supporto di JP Morgan, è dedicata alla memoria di Aldo Varenna e verrà approfondita durante il Think Tank, i cui risultati saranno presentati in plenaria il 13 ottobre”.
Come valutate complessivamente la MiFID II e quali effetti avrà? A vostro parere cosa manca?
MiFID II impone l’adozione di nuove strategie ai diversi attori in campo: i produttori di servizi di investimento sono chiamati ad una maggiore responsabilizzazione nella costruzione dei prodotti; i distributori a migliorare ed investire nella value proposition; gli advisor a sviluppare ulteriormente la loro professionalità. Il risparmiatore migliorerà così le sue capacità di confrontare il servizio ricevuto rispetto ai costi effettivi pagati. Il servizio di consulenza sarà sempre più prestato in abbinamento al servizio di collocamento e probabilmente vedremo importanti investimenti da parte di tutti in piattaforme di supporto all’attività degli advisor. Tutto questo prepara il terreno per un’evoluzione che, per quanto riguarda le reti, vede il modello italiano partire da un livello di servizio già elevato la cui compliance alla normativa appare molto vicina. Lo sforzo fatto da legislatori e regolatori in questi anni, si trova tuttavia a fare i conti con una cultura finanziaria che ancora stenta ad aumentare in Italia. Proprio questo aspetto rimane il nostro tallone d’Achille sul quale, a mio parere, tutti dovrebbero mettere attenzione ad iniziare dalle istituzioni pubbliche magari coinvolgendo le scuole fin dalle primarie.
Con l’avvento della MiFID II, quanto inciderà la formazione nel percorso professionale del consulente finanziario?
La formazione è da sempre il vero plus distintivo di ogni professionista. I percorsi di studio e di mantenimento per il conseguimento delle certificazioni EFPA in Europa, sono già oggi più complete di quanto richiesto dalle normative dei singoli Stati, compreso il Regno Unito. Le principali aree di approfondimento, come evidenziano anche gli argomenti d’esame certificati da EFPA Italia e periodicamente aggiornati a livello europeo, spaziano dalla comprensione delle dinamiche macroeconomiche e di mercato, a principi etici e di sostenibilità degli investimenti, con un occhio di riguardo alle tematiche della finanza comportamentale e delle tecniche relazionali.
Il tema centrale dell’evento è la sostenibilità. Perché è importante parlarne?
Anche in relazione a questo tema, è necessaria un’evoluzione culturale, per questo il nostro evento contribuirà a diffondere la conoscenza degli strumenti con valenza di responsabilità, contribuendo nel contempo ad abbattere i pregiudizi su costi e rendimenti degli stessi. Il pregiudizio più comune, sia tra i risparmiatori che tra gli operatori, è senza dubbio quello che vedrebbe minori rendimenti dagli investimenti sostenibili e paradossalmente questa convinzione sembra essere condivisa anche da alcuni cda di grandi aziende. Da tempo invece gli “asset owners” come le grandi fondazioni o i grandi fondi pensione, stanno mostrando una crescente attenzione sul tema della finanza responsabile. Appare quindi naturale che Efpa contribuisca a fare chiarezza su questo tema, molto dibattuto, ma ancora non così pienamente compreso.