“La Csrd? Armonizza i mercati ma farà lievitare i costi”
26 maggio 2021
di Sofia Fraschini
3,3 min
Allianz GI e Amundi promuovono la nuova direttiva relativa alla rendicontazione di sostenibilità delle imprese, ma evidenziano le criticità ancora in essere. Addio al green washing, ma l’applicazione sarà lunga
Francesco Sandrini, Responsabile Soluzioni Bilanciate di Amundi
Armonizza i mercati europei e il concetto stesso di sostenibilità, e dice addio al green washing, ma ha ancora diversi aspetti di criticità che possono essere migliorati. La Csrd (la direttiva sul Corporate Sustainability Reporting) relativa alla rendicontazione di sostenibilità delle imprese irrompe sui mercati e tra gli addetti ai lavori con un doppio effetto: generare un’accoglienza positiva data dal tentativo di migliorare una normativa obsoleta, ma anche suscitare diversi dubbi sulla sua concreta attuazione.
“La Csrd – spiega Francesco Sandrini, Responsabile Soluzioni Bilanciate di Amundi – estende l’ambito di applicazione degli standard di reportistica sulla sostenibilità a tutte le società a larga capitalizzazione e quotate su mercati regolamentati, ne richiede una certificazione, ne migliora i dettagli sulle informazioni richieste, anche alla luce degli sviluppi regolamentari degli ultimi anni, inclusa la tassonomia europea sulla sostenibilità. Inoltre, prescrive aspetti ancillari al trattamento dei dati su larga scala attraverso gli istituti di ricerca, richiedendo una standardizzazione dei formati digitali”. Insomma, è il miglioramento di una normativa ormai già obsoleta, che va nella direzione di omogeneizzare i mercati europei, fornendo a società quotate un contesto armonico.
“Un aggiornamento tanto atteso”, per Glenn Oliver Anderson , ESG Solutions Specialist di Allianz Global Investors, “che ci permetterà di ottenere dati di alta qualità”.
Tuttavia, come spesso accade con discipline così complesse da normare, “si tratta di una base di partenza”, chiosa Amundi: “Alcune aree di critica sono state avanzate sulla generale mancanza di dettagli attuativi. Una seconda area di commenti è legata al fatto che la bozza è vaga su come verranno sviluppati gli standard di rendicontazione. Un terzo limite è che, sebbene il numero di società coperte dalla proposta di direttiva aumenterà sensibilmente, le piccole e medie imprese non quotate e le società non Ue (a meno che non siano quotate in una borsa valori dell’Unione) non sarebbero comunque tenute a rendicontare, lasciando in essere una distorsione che rischia di essere un po’ penalizzante per l’Italia a causa del suo tessuto di imprese medio piccole”, spiega Sandrini.
In linea Allianz GI, secondo cui “non è ancora la proposta perfetta. E, di fatto, la Csrd è ancora ciò che l’acronimo rappresenta: una direttiva”.
Una rivoluzione per gli asset manager che dovranno riferire, già a partire dal 2022, sulla base del nuovo Sfdr e delle regole sulla tassonomia che includono indicatori molto specifici delle società presenti in portafoglio.
“Si potrà sostanzialmente assistere ad un incremento dei costi dei dati e della reportistica – commenta Amundi – e questa evoluzione legislativa renderà sempre meno probabile il cosiddetto green washing, alzando gli standard di rendicontazione, rendendo più trasparente per l’investitore finale l’impatto sulla sostenibilità delle proprie scelte di investimento. Auspichiamo che regolatore europeo, regolatori nazionalied eco-labels, ed infine distributori proseguano in un percorso di definizione del contesto regolamentare in tema di sostenibilità coerente, che superi interessi nazionali (nucleare, gas naturale, alcuni esempi) onde non assistere ad una regionalizzazione dell’offerta prodotti che potrebbe, in seconda istanza, portare ad un aumento dei costi legato alla proliferazione dei prodotti”.
Ci vorrà, comunque, un po’ di tempo per adattarsi. “La necessità che tassonomia, Sfdr, e quello che è ora il Csrd, siano allineati e collegati in modo solido e coerente tra di loro, è qualcosa che noi, come protagonisti attivi dell’industria degli investimenti sostenibili, nel recente passato abbiamo più volte sottolineato. Con la pubblicazione della proposta di Csrd lo scenario evolve in modo positivo. Nell’immediato, le prospettive sono ancora molto incerte a causa del notevole disallineamento temporale tra la definizione delle diverse serie di standard per la rendicontazione Csrd e il momento effettivo in cui verranno fornite le informazioni. Quindi, prima che gli standard di reporting vengano recepiti e applicati, il settore degli investimenti dovrà affrontare alcuni anni difficili, in cui riconciliare una vasta gamma di dati sulla sostenibilità, disomogenei se non addirittura inesistenti, in una disclosure coerente e solida”, spiega Anderson di Allianz GI, aggiungendo che, “proprio perché siamo investitori a lungo termine vediamo la necessità di effettuare un’analisi approfondita e di tipo fondamentale degli investimenti, a causa dell’incompletezza dei dati disponibili e specialmente in previsione di cambiamenti così netti a livello di sistema”.
Anche Anderson sottolinea l’impatto che tutto questo avrà sul fronte dei costi che “si ridurrebbero in caso di una maggiore standardizzazione dei dati e della loro disponibilità. Inoltre, le implicazioni di secondo ordine di questi annunci non sono ancora completamente chiare. Se può essere di qualche insegnamento quanto è accaduto nel mercato dei Green Bond dopo l’annuncio dei Eu Green Bond Standards, quando le emissioni hanno registrato un brusco rallentamento, in previsione dell’approvazione degli standard Csrd potremmo assistere a un simile raffreddamento a livello di disclosure. Certamente, anche noi come chiunque altro stiamo aspettando di conoscere gli standard Csrd per delineare più chiaramente gli scenari futuri, ma crediamo che questo non sia un motivo valido per noi o altri per restare inattivi”, conclude Allianz GI.
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