Italia più ricca, ma tra 5 anni
Battuta d’arresto per la ricchezza finanziaria tricolore nel 2016. Nel 2021, però, raggiungerà i 5 trilioni di dollari
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Gli italiani risparmiano meno ma beneficiano dell’aumento del valore degli investimenti, soprattutto di quelli azionari.
“Dallo scoppio della crisi a oggi, e in particolare dall’avvento delle misure straordinarie di politica monetaria della Banca centrale europea, gli italiani lasciano lavorare il capitale sui mercati finanziari con il vantaggio di avere una più alta percentuale di investimenti in equity, più alta che in Germania ad esempio – un cuscinetto utile in tempi di magra sui mercati obbligazionari”, afferma Arne Holzhausen, senior economist e responsabile dei mercati assicurativi e wealth del colosso assicurativo Allianz e coautore dell’Allianz Global Wealth Report 2017, barometro dell’andamento e della distribuzione della ricchezza finanziaria in oltre 50 paesi del mondo, escluse le proprietà immobiliari.
La fotografia scattata dallo studio mostra che l’Italia scivola di una posizione, attestandosi al sedicesimo posto nella classifica mondiale della ricchezza finanziaria con un valore medio pro capite di 54.530 euro, in aumento rispetto all’anno precedente di oltre mille euro (il dato dell’Allianz Global Wealth Report 2016 per l’Italia è di 53.494 euro) ma superata dalla Francia, che con un balzo di oltre 2.600 euro sull’anno precedente si porta a una media di 56mila euro pro capite.
Nella classifica dei paesi in cui i cittadini sono mediamente più ricchi, il nostro paese rimane comunque davanti alla Germania dove – seppure gli asset netti finanziari sono cresciuti del 24,1% in cinque anni – restano però sotto i 50mila euro (49.760 euro pro capite).
LA RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA PRO CAPITE NEI PRIMI 20 PAESI DEL MONDO
Asset pro capite netti (in migliaia di euro)
Fonte: Allianz Global Wealth Report 2017
Nello specifico, i dati di crescita del patrimonio finanziario pro capite dal 2012 mostrano che, mentre i risparmiatori italiani hanno traslato i portafogli in investimenti più orientati al rischio e al rendimento, i risparmiatori tedeschi hanno scelto un metodo diverso per compensare le perdite a causa di tassi di interesse estremamente bassi e – complice un’economia in costante e robusta crescita – “hanno incrementato gli asset in maniera più organica, aumentando significativamente la percentuale del risparmio dai salari”, spiega Holzhausen a Focus Risparmio.
Come abbiamo visto, per le famiglie tedesche questo trend si è tradotto in un aumento della ricchezza pro capite del 24,1% negli ultimi cinque anni, superiore alla media dell’area euro (21,3%) e al tasso di crescita di altri paesi europei come Portogallo (8,1%), Italia (15,9%) e Francia (20,5%), in cui gli asset finanziari sono cresciuti soprattutto grazie alle performance positive dei mercati azionari dei paesi sviluppati.
Anche a livello globale, quasi il 70% della crescita degli asset nel 2016 è attribuibile all’incremento di valore dei portafogli, e soltanto il restante 30% è collegato a un reale incremento dei flussi di risparmio. L’anno precedente, il trend era stato l’opposto.
Eppure, nonostante un più alto tasso di crescita della ricchezza, secondo l’economista di Allianz in un’ottica di lungo e lunghissimo periodo l’approccio prudente e fortemente avverso al rischio dei risparmiatori tedeschi può essere controproducente.
“Un eccesso di prudenza può fare male”, commenta Holzhausen. “Cercare di stare al sicuro con la liquidità, parcheggiando i risparmi in conti di deposito è un approccio poco efficiente, soprattutto con la Bce che rimane pronta a sostenere i mercati dell’eurozona per evitare incidenti di percorso e che a nostro avviso lascerà in piedi il programma di Quantitative Easing fino almeno al 2019, per poi ritoccarlo gradualmente”.
D’altro canto, prosegue l’esperto, “il risparmiatore medio continua a non fidarsi dei mercati. Non solo in Germania, ma anche negli Stati Uniti le famiglie tengono i risparmi nelle banche oppure optano per soluzioni più liquide e sicure, invece di investire nei mercati dei capitali”. Secondo Holzhausen questo “è un peccato”, perché chi ha investito in azioni e obbligazioni negli ultimi anni “sta ora beneficiando della straordinaria performance dei mercati”.
Di converso, oltre a non generare alcun rendimento la liquidità rischia di produrre perdite in termini reali a causa di un aumento graduale dell’inflazione. Nel report, gli autori stimano che nel solo 2016 i risparmiatori abbiano perso circa 300 miliardi di euro a causa dell’inflazione.
“Per questo è importante investire: per risparmiare per la vecchiaia e avere un rendimento decente, oggi minacciato sia dai tassi ai minimi che dal ritorno dell’inflazione, con un tasso in crescita per quanto ancora basso, ma il rischio di un’erosione del capitale nel tempo è molto concreto.
Creare un contesto nel quale i risparmiatori possano accantonare risorse finanziarie e investire con un’ottica di lungo termine e rendimenti accettabili come obiettivo finale. “È questa la grande sfida da affrontare nei prossimi anni per i decisori nel mondo della finanza, dell’economia e della politica”, conclude Holzhausen.