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Corre la ricchezza finanziaria privata. In tutto il mondo. A fine 2016, il valore totale di azioni, obbligazioni e depositi bancari ha raggiungo la soglia dei 166.500 miliardi di dollari, in crescita del 5,3% rispetto al 2015. Una ricchezza che, secondo l’ultimo report “Global Wealth 2017: Transforming the Client Experience” targato Bcg (Boston Consulting Group), è destinata a crescere ancora e a toccare i 223.100 miliardi nel 2021.
Ma l’Italia arranca
Se tutto il resto del mondo corre, non si può dire lo stesso per l’Italia, che ha invece accusato una battuta d’arresto riconducibile principalmente a una riduzione di valore delle partecipazioni azionarie dirette e degli investimenti obbligazionari che avevano come controparte le istituzioni finanziarie. “Le dinamiche della ricchezza finanziaria sono sempre legate a due fattori – spiega Edoardo Palmisani, principal di Bcg – La nuova ricchezza generata e la performance del portafoglio. Il nostro report evidenzia come la creazione di nuova ricchezza sia rimasta pressoché costante, mentre sono stati gli investimenti diretti azionari e obbligazionari a generare una performance negativa, seppur parzialmente controbilanciati da fondi comuni e gestioni patrimoniali. Se guardiamo però ai prossimi 5 anni ci aspettiamo che la nostra ricchezza riprenda a crescere, superando i 5 trilioni di dollari (oggi 4,5 trilioni, ndr). A fare da traino saranno nuovamente i segmenti che hanno più di un milione di ricchezza e che cresceranno a tassi del 5-6 per cento”. Oggi in Italia si contano 307mila famiglie milionarie, pari all’1,2% del totale, che possiedono il 20,9% della ricchezza finanziaria tricolore. Nel 2021 saranno 433mila, l’1,6% del totale e con uno stock pari al 23,9 per cento. “In questo scenario futuro di crescita ci aspettiamo che il portafoglio delle famiglie si continui a ribilanciare verso il mondo azionario a scapito di obbligazioni, cash e depositi, per raggiungere un’allocazione più efficiente – sottolinea Palmisani – Se confrontiamo il nostro portafoglio con il resto dell’Europa o l’America, infatti, notiamo il peso di obbligazionario e cash molto superiore rispetto ad altri Paesi”.
La forza dell’Asia
Guardando il resto del mondo, invece, secondo la fotografia scattata da Bcg, ancora una volta è stata l’area Asia-Pacifico a segnare lo sviluppo più rapido. L’incremento è stato del 9,5%, inferiore a quello a due cifre degli anni passati ma tale da prospettare a breve uno storico sorpasso ai danni dell’Europa occidentale come secondo mercato più ricco. L’area con Stati Uniti, Canada e Messico ha segnato un incremento robusto, del 4,5%, superiore a quello dell’Europa occidentale, pari al 3,2 per cento. Per queste due regioni, così come per America Latina e Medio Oriente e Africa, l’andamento nel 2016 è stato migliore rispetto all’anno precedente.