Borsa Italiana, Berlino ci prova. Ma l’Italia fa quadrato
Piazza Affari fa gola a molti. E la Germania vuole un posto a tavola. Roma e Parigi per ora resistono, ma non è detto che Conte possa dire no alla Merkel e all’Ue
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È la Cassa Depositi e Prestiti lo snodo strategico attraverso cui sono passate tutte o quasi le maggiori operazioni che hanno attraversato negli ultimi mesi Piazza Affari tra partite chiuse e altre in corso di definizione. La società, controllata all’82,77% dal Tesoro e partecipata per il 15,93% dalle Fondazioni bancarie, oltre a detenere una ragnatela di partecipazioni in numerose società quotate (il 25,9% di Eni, il 35% di Poste, il 9,89% di Tim; tramite Cdp Equity il 18,7%, il 26,6% di Trenvi Finanziaria di WeBuild e l’88% di Ansaldo Energia; tramite Cdp Industria il 71% di Fincantieri e il 12,5% di Saipeme; tramite Cdp Reti il 29,8% di Terna, il 31% di Snam e il 26% di Italgas), in questi ultimi mesi è stata particolarmente attiva nella ricerca di una soluzione di tutte le partite bollenti transitate sul territorio italiano.
È sempre stata Cdp a giocare un ruolo da protagonista nell’impulso dato alle nozze tra Nexi e Sia per la costituzione di un campione italiano nei pagamenti digitali (di cui al completamento delle operazioni deterrà una quota di maggioranza relativa intorno al 25%), o nella strutturazione dell’offerta su Borsa Italiana messa in vendita dalla London Stock Exchange e rilevata da Euronext, in cui la stessa società controllata dal Tesoro entrerà con il 7,3% del capitale. Così come nel più recente annuncio di costituzione di un fondo nazionale del turismo in grado di mobilitare fino a 2 miliardi da Cdp e 750 milioni da terzi da destinare al turismo, uno dei settori maggiormente penalizzati dall’esplosione della pandemia e che peraltro annovera già la presenza del gruppo in Rocco Forte Hotels e The Resorts. Non solo. È in via di definizione proprio in queste ore il fascicolo bollente di Autostrade per l’Italia (Aspi): dopo un braccio di ferro durato mesi, si dovrebbe arrivare alla cessione dell’88% di Aspi in mano ad Atlantia e, anche in questo caso, a tirare le fila è sempre Cdp. Attenzione elevata anche sulla creazione di un operatore unico nella rete digitale che oltre a Tim vede coinvolta Open Fiber, partnership tra Enel e, per l’appunto, Cdp.
Un simile fermento ha, di nuovo, portato taluni a paragonare la Cdp all’Istituto per la Ricostruzione Industriale – Iri in cui erano racchiuse le partecipazioni strategiche di Stato e scomparso a inizio Millennio al termine della stagione delle privatizzazioni (che, ironia della sorte, avevano riguardato tra l’altro Autostrade e Telecom Italia) Ma il management non ci sta e, in più occasioni, ribadito come sia improprio paragonare Cdp alla vecchia Iri.
La società, per taluni “una banca che non è una banca”, per altri “una sorta di un bancomat” in grado di risolvere anche le situazioni più critiche, nasce per gestire il risparmio postale di 27 milioni di italiani (e pari, al 30 giugno, a 271,7 miliardi di euro) e, come recita la presentazione del gruppo, promuove “lo sviluppo sostenibile in Italia, impiegando responsabilmente il risparmio del Paese” su determinate linee direttrici ovvero favorendo: la crescita, l’occupazione, l’innovazione, la competitività delle imprese e finanziando le infrastrutture e il territorio. Per svolgere un simile ruolo Cdp ha mobilitato lo scorso anno 34,6 miliardi (16,1 miliardi nei primi sei mesi del 2020). A fine giugno il gruppo poteva poi contare su 474,3 miliardi di attivi e su un patrimonio netto consolidato di 31,7 miliardi.
Nel piano industriale al 2021 “Dall’Italia per l’Italia”, Cdp si propone di mobilitare 111 miliardi di risorse proprie attivando 92 miliardi di risorse aggiuntive da investitori privati e altre istituzioni per raccogliere le sfide poste al Paese dall’Agenda Onu 2030. Prima di tutto il gruppo si impegna a destinare 83 miliardi a sostegno della competitività di 60mila imprese attraverso finanziamenti, strumenti di equity e garanzie. In secondo luogo, Cdp, con un budget di 25 miliardi, vuole divenire partner strategico della Pubblica Amministrazione affiancando le istituzioni in progetti in ambito energetico, digitale e sociale. Altri 3 miliardi sono infine destinati a progetti di cofinanziamento nei Paesi in via di sviluppo.
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