Azionario giapponese a gonfie vele
Kaye (Comgest): “Crediamo che il Paese asiatico sia pieno di società con una grande disciplina del capitale, solide barriere all’entrata e con potenziale di crescita”
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Quando Shinzo Abe ha annunciato che le Olimpiadi di Tokyo 2020 sarebbero state rimandate di un anno, è stato chiaro che il Giappone aveva perso un treno importante. Era il 24 marzo. Il 15 aprile il governo giapponese ha dichiarato lo stato di emergenza per Tokyo, Osaka e altre cinque grandi aree per frenare la diffusione del coronavirus dopo un allarmante incremento dei casi urbani – ma le misure sono sempre state molto più blande rispetto a quelle in vigore tra Europa e Usa. A un mese di distanza da questi eventi molte altre cose sono successe nell’universo del Covid 19, dove i paradigmi cambiano alla velocità della luce e seguendo regole sconosciute.
Il Giappone è una galassia da guardare con attenzione, pur nel generale tracollo dell’economia. Quanto ai dati macro, il Sol Levante non ha fatto eccezione rispetto all’andamento generale delle economie globali: le stime dell’indice PMI (Purchasing Managers’ Index) relative al periodo di lockdown globale per i servizi (ovvero il settore che teneva a galla l’economia mondiale, mentre quello manifatturiero cercava con fatica di uscire da una flessione ciclica) hanno segnato un calo a 22,8 punti, rispetto ai 27 punti degli Usa ma molto più in alto dei 12,3 nel Regno Unito, dei 15,9 in Germania, dei 10,4 in Francia e dei 11,7 per l’Eurozona. Livelli sotto 50 indicano contrazione e questi numeri sono chiarissimi al riguardo. Non solo. Le stime del Fmi sul Pil per il Giappone sono di -5,9% nel 2020 (con una ripresa a +4,7% l’anno successivo), ma già nell’ultimo trimestre 2019 il Paese aveva registrato un calo del 6,3% della sua ricchezza per via della legge sull’Iva di ottobre.
In confronto, l’Eurozona, vedrà il Pil ridursi del 7,5% (con ripresa del 4,7% nel 2021), mentre per gli Stati Uniti, la contrazione sarà del 5,9%, alla quale seguirà una crescita del 4,7%.
Il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo rappresenta la pietra tombale su una possibile ripresa nel breve termine. Perché i Giochi erano considerati il quarto pilastro dell’Abenomics, insieme all’allentamento monetario, lo stimolo fiscale e le riforme strutturali. Era il fattore scatenante, che avrebbe permesso di spazzare via 15 anni di deflazione e declino economico ridando vigore al turismo e alle costruzioni con un impatto complessivo dell’1,5-1,8% sul Pil.
Tutto è cambiato, ora. Ma non tutto è perduto per chi guarda al Giappone alla ricerca di occasioni di investimento.
Secondo Chantana Ward, Gestore del fondo Comgest Growth Japan di Comgest, “con la riduzione del tasso di infezione in Asia, abbiamo visto numerosi segnali di miglioramento dell’attività. Per quanto riguarda l’umore degli investitori, Softbank si è impegnata a riacquistare circa il 5% e poi oltre il 20% della propria capitalizzazione di mercato. Il quotidiano Nikkei ha parlato di 4,8 miliardi di dollari di flussi di private equity in Giappone per quest’anno, il massimo degli ultimi quattordici anni. Dai flussi negli ETF, sebbene probabilmente sia incluso anche l’intervento della banca centrale, il Giappone è emerso come seconda destinazione più popolare dopo gli Stati Uniti”.
Nel settore consumer, grazie a posizioni di nicchia, alcune società continuano a produrre numeri forti. Il quartiere di Shibuya è abbastanza affollato, con ristoranti generalmente ben frequentati e la metropolitana ancora gremita. “Sushiro (catena di sushi) ha registrato una crescita del 15% e anche se ha dichiarato che il traffico è rallentato a partire dalla terza settimana di febbraio, ma sembra stabile; ci sono segnalazioni del ritorno di code nei punti vendita in città. Workman (abbigliamento outdoor) ha registrato a febbraio una crescita del 27% delle vendite same-store. Kobe Bussan, un supermercato discount, ha registrato una crescita del 13%”, dice Ward. “Sul fronte del sentiment delle piccole imprese giapponesi, Orix (una holding che offre leasing e servizi finanziari a piccole e medie imprese) la scorsa settimana ci ha informato che la gestione di hotel e dell’aeroporto di Kansai e il leasing di aeromobili sono stati colpiti “in maniera sostanziale”; ma le restanti linee di business, che rappresentano oltre il 90% degli utili, sembrano essere soggette a normali richieste di informazioni”.
Ancora, nel tech, Disco – che si occupa di taglio di wafer di silicio – continua ad aumentare capacità e si aspetta una domanda strutturale. “M3 (portale di servizi medici) ha agevolmente incrementato i guadagni grazie all’aumento del traffico sul proprio sito di distribuzione di farmaci MR-kun e grazie al business di test clinici. Durante l’incontro con l’azienda è apparso chiaro che anche la Cina sta crescendo. A valuta costante, il Topix si è mosso più o meno in linea con l’indice S&P 500. Le azioni giapponesi selezionate con cura meritano decisamente una posizione in un portafoglio globale. Non abbiamo rilevato alcun cambiamento nelle tesi fondamentali dell’esposizione al consumer e all’industria asiatici e del Changing Japan e ci aspettiamo che la crescita di queste due dinamiche si riprenda piuttosto bruscamente in seguito all’attuale dissesto causato dal virus”, conclude Ward. L’economia del Giappone, come quella di ogni altro Paese del pianeta, secondo l’esperto subirà molto probabilmente gli effetti del panico, il dissesto e le interruzioni della catena di approvvigionamento legati a questo virus.
“Niente di tutto ciò, tuttavia, riduce il potenziale di investimento tra le aziende che stanno guidando o consolidando i rispettivi settori o trovando nuove fonti di crescita al di fuori dei confini nazionali”, aggiunge.
Certamente è necessaria cautela e un approccio molto selettivo sui titoli. Il perché lo spiega Natasha Ebtehadj, Gestore di portafoglio, Multi-asset di Columbia Threadneedle Investments: “in mancanza di una chiara traiettoria dei flussi di cassa e degli utili societari e con molte aziende che riducono le proprie stime interne, alcune delle tecniche di valutazione più convenzionali come il rapporto prezzo/utili diventano complicate perché il denominatore è ignoto. Durante le recenti ondate di volatilità, tra i vari strumenti di analisi azionaria il valore contabile ci è stato di maggiore aiuto perché tende ad essere più statico”.
L’analisi del valore contabile punta sostanzialmente a determinare il valore realizzabile delle attività di un’azienda in caso di liquidazione, ossia quello che rimane agli azionisti in base al bilancio societario. Dice ancora Ebtehadj: “un rapporto prezzo/valore contabile pari a 1 implicherebbe che il mercato è disposto a pagare solo un importo equivalente al valore contabile della società. In altre parole, ritiene che l’azienda non sia in grado di accrescere le proprie attività in maniera significativa.
A inizio marzo abbiamo applicato questo metro valutativo ai mercati azionari per cercare di calcolare i livelli ai quali le varie regioni avrebbero raggiunto valutazioni interessanti al punto da convincerci a impiegare il nostro budget di rischio. Durante la correzione dei mercati, il Giappone si è discostato sempre più dalla media e, a metà marzo, le quotazioni sono scese al di sotto di 1x il valore contabile, raggiungendo i minimi degli ultimi 20 anni o più. La storia ci insegna che i rendimenti prospettici a 12 mesi di distanza da tali livelli sono sbilanciati al rialzo, pertanto abbiamo potenziato la nostra esposizione alle azioni giapponesi”.
Nel caso del Giappone, il mercato azionario è riuscito a sovraperformare i listini azionari globali di un astronomico 13% nella seconda metà di marzo, rendendo le valutazioni relative meno appetibili nell’arco di un breve lasso di tempo. “Sebbene sia ancora supportato dal miglioramento strutturale di lungo termine delle prassi di corporate governance, il Giappone è un mercato fortemente ciclico, con un’alta leva operativa e molto esposto alle chiusure improvvise dell’attività globale. Il margine d’intervento per l’introduzione di nuovi stimoli è inoltre ritenuto più esiguo rispetto agli altri paesi. E, a differenza di altre regioni, fino a una settimana fa non si è vista nessuna drastica riduzione delle aspettative sugli utili, uno scenario a nostro avviso irrealistico”. Così il gestore ha ridotto l’esposizione sull’area da favorevole a neutrale.
“In questa crisi senza precedenti, sono gli operatori sanitari, non i soldi, a far girare il mondo. Tuttavia, i mercati rimangono aperti e continueranno ad emergere anomalie perché gli investitori tenteranno di calcolare l’impatto economico di questo blocco improvviso e senza precedenti del normale flusso di denaro”, conclude Ebtehadj.