Trade war e Brexit? Sabbia negli ingranaggi dei mercati
Sui mercati si respira un’atmosfera piuttosto rilassata, ma un rally sembra improbabile. Piuttosto toccherà fermarsi per una 'revisione del motore'. La view di Allianz GI
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Non sarà ancora Brexit. La Commissione europea ha concesso altro tempo al Regno Unito per uscire (oppure no) dall’Unione. In uno scenario che appare quasi surreale e in cui monta l’incertezza, con effetti potenzialmente devastanti per l’economia locale: la deadline ultima è ora al 31 ottobre, ma in realtà si tratta di una scadenza flessibile, nel senso che il tutto si potrebbe concludere prima, a patto di trovare un accordo in seno al Parlamento britannico. Ma gli analisti ritengono che si tratti più di un prolungamento dell’agonia e non è detto neppure che sia l’ultimo.
Gli occhi sono puntati, nel breve termine, sulle elezioni del Parlamento europeo del 23 maggio a cui, a questo punto, non è dato sapere se il Regno Unito parteciperà oppure no. Si tratta di un elemento di forte criticità, perché di fatto il Paese continuerà ad avere voce in capitolo in seno all’Unione pur stando almeno sulla carta con un piede fuori. E non a caso, il presidente francese Emmanuel Macron avrebbe espresso preoccupazione sulla possibilità che Londra possa interferire con gli affari dell’Unione Europea, per esempio votando contro l’approvazione del budget annuale (e quindi avrebbe quindi spinto per un’estensione molto più ridotta: tuttavia, come è noto, al momento la posizione prevalente è stata quella di Angela Merkel). La stessa Theresa May continua a sperare nella rettifica del Withdrawal Agreement prima del 22 maggio, che porterebbe a una Brexit anticipata al primo giugno. Ma le possibilità che ciò si verifichi sono davvero remote.
Al contrario, il rischio è che un minore senso di urgenza offerto dal prolungamento porti a una situazione di stallo nei mesi a venire. Il nuovo rinvio di Brexit infatti “in teoria dovrebbe dare al Regno Unito abbastanza tempo per riorientare la sua strategia e raggiungere una soluzione – dice Silvia Dall’Angelo, senior economist di Hermes Im – In pratica, non è chiaro se cambierà le posizioni consolidate del governo e dei parlamentari. L’estensione non fornisce alcuna chiarezza sugli scenari della Brexit per il futuro. È possibile che il governo e il partito di opposizione raggiungano un compromesso su una soft Brexit, compreso l’accordo di uscita di Theresa May e l’impegno per un accordo di unione doganale con l’Ue (e/o accesso al mercato unico)”.
La flessibilità prevista dalla proroga – che consente al Regno Unito di uscire prima della nuova scadenza del 31 ottobre se si raggiunge una soluzione in tempi più brevi – crea un incentivo in questa direzione. “Tuttavia – prosegue Dall’Angelo – le posizioni sono molto distanti e radicate, per cui sembra più probabile che lo stallo proseguirà e sarà necessario un cambiamento più deciso per rompere gli schemi. In particolare, sono possibili una crisi di governo ed elezioni generali anticipate, che riporterebbero il dibattito sulla Brexit al punto di partenza, con tutte le opzioni sul tavolo – compreso il no-deal. Per il momento, l’unica certezza è che l’estensione significa più incertezza per un periodo più lungo. Ciò continuerà a pesare sulle decisioni delle imprese – in particolare sugli investimenti – che a loro volta si tradurranno in una crescita economica lenta e scarse prospettive di una produttività già depressa”.
E lo scenario è destinato a peggiorare. “I sondaggi sulle imprese suggeriscono un contesto di crescita debole, con la maggior parte dell’attività concentrata sull’accumulo di scorte in preparazione alla Brexit, piuttosto che essere rivolta alla domanda attuale – spiega Azad Zangana, senior european economist & strategist di Schroders – A un certo punto l’accumulo raggiungerà un limite e l’output inizierà a rallentare per adeguarsi alla crescita più debole dei consumi e degli investimenti. Per quanto riguarda la politica monetaria, la Bank of England avrebbe voluto alzare i tassi, portandoli a livelli più normali, ma è stata frenata dai rischi di downside per l’economia legati alla Brexit. Vi è ora la possibilità che, con un rinvio più lungo, la BoE decida di alzare i tassi a maggio – una probabilità che stimiamo al 20%. Tuttavia, è più probabile che si attenda il completamento della Brexit. Ciò implica che il rialzo da noi previsto per agosto sarà posticipato, potenzialmente a novembre o più tardi ancora, data la possibilità di un’ulteriore estensione oltre ottobre”.