Apple e Tesla: arriva lo split e si prevedono faville sull’azionario
Il frazionamento azionario torna in auge a Wall Street con i due gruppi hi-tech che lo programmano per il 31 agosto. Ma in Piazza Affari la memoria corre al "caso" Tiscali
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L’inclusione delle azioni Tesla nell’indice S&P 500 a partire dal prossimo 21 dicembre è la notizia clou di questa settimana che ha proiettato le quotazioni di Borsa dell’azienda creata da Elon Musk sui massimi storici attirando le attenzioni di molti investitori.
L’impatto di questa decisione previsto dai professionisti del settore è enorme. “Con una capitalizzazione di oltre 500 miliardi sarebbe tra le prime dieci società per dimensioni dell’S&P 500”, commenta Antonio De Negri, fondatore e Ceo di Cirdan Capital, che guarda anche al rovescio della medaglia: “considerando il peso di Tesla nell’S&P 500 e le sue elevate oscillazioni di prezzo, stimiamo che il titolo potrebbe incrementare la volatilità complessiva dell’indice”.
Dopo l’annuncio il titolo ha toccato e poi aggiornato più volte i suoi massimi storici, raggiungendo una capitalizzazione di mercato approssimativamente pari a 574 miliardi, una cifra monstre che permette alla creatura di Musk di superare in Borsa ogni altro carmaker tradizionale. “Il giorno in cui è stato annunciato che Tesla sarebbe entrata a far parte dell’S&P 500, il titolo è stato soggetto ad un aumento del +14%”, osserva De Negri.
Ma quali sono le ragioni di tanto interesse da parte del mercato e quali saranno gli effetti di lungo periodo di questa inclusione?
“I movimenti del prezzo delle azioni Tesla derivano principalmente dalle notizie sull’inclusione nell’S&P 500 ma sono dovute anche al fascino che la figura di Musk esercita su alcuni investitori”, spiega David Whiston, sector strategist di Morningstar.
Per l’esperto quello di Tesla è un nome che sale costantemente anche in assenza di vere motivazioni, anche quando non dovrebbe, “come nel caso dello split azionario”, risalente a fine agosto.
Dal sito it.Investing.com l’analista Haris Anwar si aspetta che nel breve periodo la crescente domanda di azioni Tesla da parte dei gestori e degli investitori retail sta alimentando il massiccio rally del titolo, “in previsione dell’inclusione del produttore di veicoli elettrici nell’indice S&P 500 prevista per il 21 dicembre”. Secondo una stima di Goldman Sachs, cita l’esperto, il tanto atteso debutto sull’indice potrebbe tradursi in una domanda per le azioni Tesla da parte di fondi comuni d’investimento americani con focus sulle large cap pari a 8 miliardi di dollari, se supponiamo che questi fondi abbiano scelto di fare della casa automobilistica la loro esposizione principale.
Oggi Tesla è una public company con un azionariato molto frammentato. Al 31 ottobre, la quota di flottante era in mano prevalentemente a grandi fondi ed Etf.
Così, se da un lato l’inclusione di Tesla nel più importante benchmark azionario al mondo ha sicuramente portato benefici alle attuali quotazioni della società, dall’altro queste attenzioni potrebbero mettere Musk in una situazione di pressione riguardo alle strategie future.
“Una volta scemata quest’incredibile domanda di azioni Tesla, a nostro avviso l’attenzione degli investitori si sposterà sui fondamentali dell’azienda”, spiega Anwar. E la sfida più imminente per Elon Musk – sostiene l’esperto – è quella di produrre “mezzo milione di auto nel 2020, nonostante il calo delle vendite registrato in tutto il settore automobilistico mondiale. Per raggiungere questo obiettivo, Tesla deve produrre oltre 181.000 auto negli ultimi tre mesi dell’anno, con un incremento del 30% rispetto al trimestre precedente. Questo sembra un compito difficile, dato il forte aumento dei contagi da coronavirus in gran parte delle economie sviluppate”.
Dall’altro lato De Negri di Cirdan si fa portavoce di un fronte maggiormente ottimista: “Tesla con il suo Model 3 porta grandi aspettative per il futuro. L’azienda è trainata da una leadership visionaria, sostenuta da un management solido ed efficiente. Dal punto di vista di valutazione, reputiamo che il titolo si apprezzerà di 80 dollari entro dicembre soprattutto grazie al piano espansionistico verso il mercato di massa che è stato al di sopra delle nostre aspettative”.
Gli operatori pensano che posizionarsi su Tesla possa interessare tutti. In primis i fondi passivi esposti all’Azionario Usa, ma anche gli operatori attivi dovranno giocoforza adeguarsi per non perdere un treno in corsa.
“Crediamo che tendenzialmente [i più interessati] saranno i soggetti che investono in indici come l’S&P 500, appartengono alla categoria di investitori passivi”, spiega De Negri, che analizza gli aspetti positivi di questa tendenza: “Ciò potrebbe ridurre la volatilità di Tesla, e quindi dell’indice stesso, sostanzialmente perché le azioni slittano da traders al dettaglio e investitori attivi verso banche ed investitori passivi”.
Per Whiston di Morningstar ci sarà l’acquisto forzato su larga scala poiché i fondi passivi corrispondenti all’indice “devono comprarlo”, e sul fronte opposto “i gestori attivi che assumono un po’ di beta dovranno fare altrettanto”.
“Quei fondi attivi o gli investitori che non apprezzano Tesla”, conclude l’analista, “ma hanno paura di rimanere con il cerino in mano acceso lo acquisteranno a malincuore”.
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