Brexit: appuntamento al 31 gennaio. In portafoglio vincono i risky asset
L'ennesima proroga dell'uscita dal Regno Unito dall'Ue lascia i mercati indifferenti. I gestori consigliano di stare alla larga dagli asset britannici
3 min
Guardare nel lungo periodo, abituarsi a tassi che resteranno bassi nel lungo termine e a una crescita molto meno sostenuta (e senza inflazione) che negli anni passati. Con le banche centrali che possono fare poco ormai per sostenere la congiuntura nell’attesa che intervenga la politica fiscale. Nel prossimo decennio l’investitore dovrà muoversi in un paradigma inedito e prepararsi a nuove sfide.
“Ci sono alcune linee guida da rispettare – dice Marco Fazi, deputy CIO di Azimut Capital Management Sgr Fazi – la prima impone di allungare l’orizzonte temporale degli investimenti. Un orizzonte temporale ampio consente, e questa è la seconda indicazione per il piccolo risparmiatore, di incrementare l’esposizione al mercato azionario a scapito di liquidità e obbligazioni che in questo momento presentano un rendimento atteso negativo. In un contesto che potrebbe vedere maggiore volatilità rispetto agli anni precedenti, è opportuno dilazionare gli acquisti in più soluzioni per sfruttare le oscillazioni e gestire l’emotività”.
In questo modo secondo l’esperto si eviterà di non partecipare, come avvenuto nel 2019, ai potenziali rally di mercato. Ma per aumentare il rendimento in portafoglio, è consigliabile anche “destinare una quota del patrimonio ai mercati privati, come Private Debt, Private Equity o Venture Capital; fino a pochi anni fa questo tipo di investimenti era riservato solo ai grandi clienti istituzionali, ma oggi esistono soluzioni con soglie di accesso che partono anche da 5000 euro e costituiscono una fonte di diversificazione”.
Un’ottima fonte di diversificazione e di opportunità viene dagli investimenti in infrastrutture. Esistono valide strategie liquide che puntano su azioni quotate di aziende che detengono o gestiscono infrastrutture cruciali per la società di oggi e dei prossimi decenni: utility, trasporti, rinnovabili e gestione delle infrastrutture legate alla internet-economy come le torri di trasmissione dei dati o i pagamenti digitali. Un mix di queste infrastrutture combina la stabilità dei flussi di cassa con le prospettive di crescita, l’ideale per chi cerca diversificazione, bassa volatilità, reddito e crescita nel lungo termine”, aggiunge Manuel Pozzi, Investment Director di M&G Investments. Che conferma come “la diversificazione avrà un ruolo cruciale nei portafogli, riducendo rischi e volatilità senza necessariamente compromettere i risultati attesi. Un portafoglio di investimento dovrebbe comprendere un mix di diversi strumenti, più rischiosi come le azioni o meno come le obbligazioni, il real estate o la liquidità”. Tenendo conto che per il risparmiatore italiano il mondo è completamente cambiato.
“Nel 2000 si poteva investire in titoli di stato con rendimenti al 5%-6%, nel 2010 al 4%, oggi invece i BTP decennali rendono meno dell’1%. Non abbastanza per tenere il passo con l’inflazione che, nonostante le difficoltà economiche, nell’ultimo decennio è stata in media del 1,3% in Italia”.
Così il classico investimento obbligazionario caro al piccolo risparmiatore è diventato “più difficile, occorre invece più competenza e un approccio più attivo, selettivo e diversificato. Si è appena concluso un decennio favoloso per le obbligazioni che non sarà ripetibile visti i bassi rendimenti attuali. Invece le opportunità e i rischi sui mercati azionari non sono cambiati, anzi: nel 2000 le Borse erano care e offrivano rendimenti bassi. Oggi sembrano valutate più normalmente e offrono opportunità più interessanti”.
In definitiva, la regola aurea da seguire per i piccoli investitori è gettare il cuore oltre l’ostacolo: guardare ai risky asset che nel lungo periodo sono in grado di dare soddisfazioni e allargare gli orizzonti anche a investimenti più esotici e promettenti, che sono disponibili “con fondi o altri strumenti di gestione del risparmio che garantiscono la migliore gestione e un’adeguata diversificazione in tagli di investimento davvero alla portata”, conclude Pozzi.