Abe si dimette. Per il mercato la BoJ non cambierà strategia
Il premier lascia per motivi di salute. Su lo yen. Per gli analisti la banca centrale non rivedrà la politica monetaria, ma gli investitori potrebbero metterne in dubbio la sostenibilità
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DPAM è arrivata in Italia nel 2013. Quest’anno spegne dieci candeline con l’orgoglio di annunciare che il mercato tricolore per il gruppo vale due miliardi di patrimonio tra gestito e advisory. “La decisione di aprire una sede a Milano è stata una scelta strategica” afferma Alessandro Fonzi, country head della società, “con un approccio diverso da altri gruppi esteri che dopo aver guadagnato hanno abbandonato il mercato. Abbiamo da sempre guardato all’Italia con l’obiettivo di restarci”.
La sostenibilità nella strategia di DPAM è diventata gradualmente fondamentale, tanto che oggi “le scelte dei nostri clienti e collocatori, premiano l’attenzione da sempre prestata alle tematiche ESG”. “Quasi il 100% dei fondi, che sono circa i 2/3 della nostra attività in Italia, è art. 8 o art. 9 ai sensi della normativa Sfdr”, fa sapere ancora Fonzi.
“Non è più un mondo bipolare”, afferma Yves Ceelen, cio global balanced and head of institutional mandates di DPAM, in apertura dell’outlook 2023 della società. Per l’esperto non si può guardare all’attuale equilibrio geopolitico ed economico come una semplice situazione bifronte. Non c’è un conflitto economico tra Usa e Cina.
Ricostruendo gli ultimi cinquant’anni, post-guerra fredda l’equilibrio economico globale si basava sugli Stati Uniti “che avevano di fatto dato via a un ordine globale unipolare” dice Ceelen. La scacchiera internazionale è in subbuglio a causa di diverse variabili: l’ascesa dell’economia cinese, il conflitto in seno all’Europa, la crisi climatica e lo sviluppo dei mercati emergenti. “Questo cambiamento avrà un impatto significativo sulle future tendenze degli investimenti, sul dollaro, sul mercato dei titoli di Stato e sulle materie prime. Nessun attore del mercato sarà immune a questa evoluzione che offre opportunità per alcune regioni, economie e settori” aggiunge Ceelen.
“All’orizzonte non c’è un mondo bipolare, ma multipolare” afferma l’esperto di DPAM. “I Paesi come l’India, l’Arabia Saudita, il Sudafrica e Singapore non sono più disposti a limitarsi a seguire la linea dettata da altri” ma preferiscono seguire la propria agenda e i propri interessi nazionali.
“La Cina sembra essere alla guida della nuova era della globalizzazione” afferma Ceelen. Che ricorda come Pechino sia stata capace di promuovere alleanze un tempo ai margini tramite iniziative come Belt & Road, BRICS+ (coniata da Jim O’Neill di Goldman Sachs nel 2001) e l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. “Queste piattaforme”, racconta l’esperto, “offrono un palcoscenico comune a Paesi, principalmente del Sud Globale (Paesi dell’America Latina, Asia, Africa e Oceania), con storie comuni di oppressione e sfruttamento, spesso per mano dell’Occidente”. “Al centro di questa narrazione”, continua, “c’è l’ascesa del Dragone da vittima coloniale a potenza globale, che funge da faro per le nazioni meno inclini alla democrazia liberale”.
La centralità del dollaro anche tra questi nuovi rapporti va gradualmente a scemare. “È importante ricordare che si tratta di una transizione continua, non di un crollo improvviso” dice Ceelen. Tuttavia, avverte, “non dimentichiamo che il biglietto verde costituisce ancora circa il 70% del debito mondiale”.
In questa fase, con lo spettro dell’inflazione sugli investimenti, è importante la protezione del patrimonio. “Salta all’occhio come molti mercati emergenti registrino attualmente prezzi più bassi rispetto alle loro controparti occidentali” fa notare Ceelen. “Riteniamo”, aggiunge, “che le obbligazioni di questi Paesi, che offrono un rendimento di circa il 7%-8% e rendimenti reali consistenti, costituiscano un’interessante diversificazione per i portafogli a reddito fisso. Inoltre, alcuni investitori potrebbero voler contribuire direttamente a contrastare l’impatto del cambiamento climatico, in particolare in regioni come l’Africa, l’America Latina e l’Asia”.
A questo scopo, suggerisce l’esperto, “può essere utile incorporare la microfinanza nei tradizionali portafogli multi-asset. Questa asset class, composta da numerosi piccoli prestiti a breve termine con tassi di default generalmente bassi, non solo offre potenzialmente un rendimento costante di circa il 4-5%, ma può anche migliorare in modo significativo la vita quotidiana degli individui e delle piccole imprese di questi Paesi”.
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