Private debt, nel primo semestre calano raccolta e investimenti
Aifi: investiti 1.051 milioni di euro (-27%). Aumenta però il numero di società finanziate (+28%). Cipolletta: lavoriamo con il governo per ampliare la platea di investitori
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Dopo un 2023 da dimenticare, il venture capital italiano è partito con il piede giusto e preannuncia un 2024 di ripresa. È quando emerge dalla terza edizione del “Venture Capital Scanner” di Bain & Company Italia, secondo cui sul bilancio dello scorso anno ha pesato soprattutto l’assenza di deal di grandi dimensioni. D’altra parte, il contesto globale caratterizzato da tassi d’interesse in aumento e da una forte incertezza sulle prospettive di business ha inciso negativamente sul settore a livello internazionale. Anche se le eccezioni non sono mancate: ad esempio, le startup che sviluppano o applicano soluzioni Generative AI hanno attratto investimenti importanti, raggiungendo i 21 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai 4 miliardi del 2022 e in controtendenza rispetto al mercato totale. Per una vera crescita del nostro Paese, i cui numeri restano decisamente distanti da quelli europei, secondo gli esperti di Bain è però necessaria una “risposta di sistema”.
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Lo scorso anno il mercato del venture capital italiano è crollato del 20% rispetto ai risultati record del 2022. Un calo consistente ma comunque inferiore rispetto alla media europea, che ha accusato una flessione del 41%. Gli investimenti nel nostro Paese si sono fermati a quota 1,1 miliardi di euro, soprattutto a causa della contrazione del numero di deal (-24%), sebbene il valore medio delle operazioni abbia registrato una lieve crescita (+5%). Il settore Tech ha fatto la parte del leone, raccogliendo il 31% del valore totale degli investimenti in startup, seguito dal settore B2C con il 27%. Il settore Energy si è invece distinto per il valore medio per operazione (10,8 milioni contro la media di 5,1 milioni di euro), legato alla natura capital intensive delle soluzioni innovative per la transizione energetica. A livello geografico, la Lombardia si conferma in testa per valore dei deal, con il 64% degli investimenti totali, seguita da Piemonte, Trentino Alto-Adige e Toscana.
Il report sottolinea però come il tessuto italiano dell’innovazione mostri ancora un gap strutturale in termini di numerosità e dimensione dei fondi di venture capital rispetto agli altri principali Paesi europei. Oltre a una capacità di trasformare la ricerca in impresa non ancora pienamente espressa. “Il percorso di crescita verso una dimensione allineata ai principali mercati europei richiede, oltre alla disponibilità di capitali, un’adeguata numerica di startup in cui investire”, spiega Emanuele Veratti, partner e Digital Practice leader di Bain & Company.
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Ad oggi risultano infatti registrate in Italia circa 16mila tra startup e PMI innovative e l’esperto stima che il pieno potenziale del Paese possa esser raggiunto con una numerica di circa 27mila società registrate. Per sostenere ulteriormente la crescita del mercato e favorire l’innovazione, secondo Veratti occorre però “garantire la piena collaborazione fra diversi attori dell’ecosistema, tra cui imprese, centri di ricerca, istituzioni finanziarie e policy maker”.
Quanto al nuovo anno, nel primo trimestre si sono registrati segnali positivi per l’ecosistema. I round di fundraising di startup sono stati infatti più di 60 e la raccolta ha sfiorato i 370 milioni di euro, considerando anche le operazioni che coinvolgono la piattaforma Bending Spoons e MMI, nata a Pisa nel 2015 ma con headquarter in US dal 2023.
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