Guerre e programmi energetici hanno rilanciato la materia prima, che a febbraio era ai massimi da 17 anni. Ora nuove sfide promettono di far ripartire la corsa. Cosa attendersi e come investire, secondo gli esperti di VanEck
Il nucleare torna al centro dell’attenzione. Secondo il rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia intitolato ‘Electricity 2024’, entro due anni la produzione di energia atomica dovrebbe raggiungere il massimo storico a livello globale. Un record figlio di tante e diverse dinamiche: dall’aumento della produzione in Francia, dove ha sede la più grande compagnia del mondo, al riavvio di diversi impianti in Giappone fino all’entrata in funzione di nuovi reattori tra Cina e India. Ecco allora che sempre più investitori si domandano se sia il caso di tornare a prendere in considerazione allocazioni all’uranio, dopo lo stop del lungo rally che aveva portato la commodity a toccare il massimo da 17 anni nel mese di febbraio a 100 dollari a libbra. FocusRisparmio ha interpellato Kamil Sudiyarov e Salvatore Catalano, rispettivamente product manager e head Sales of Italy di VanEck, per capire quali siano le migliori strategie.
Oltre ai programmi industriali dei vari Paesi, ci sono altri driver che supportano la previsioni dell’AIE? Cosa dobbiamo aspettarci nel medio-lungo termine?
Kamil Sudiyarov product manager di VanEck
Kamil Sudiyarov. Questa tendenza è dovuta a due fattori principali: l’entrata in funzione di nuovi impianti e l’estensione del ciclo di vita di siti già presenti nei Paesi sviluppati. Il rilancio dell’energia nucleare è iniziato sulla scia della guerra in Ucraina, quando i prezzi del gas in Europa sono schizzati e hanno portato l’elettricità ai massimi storici: una circostanza che spinto i governi a riaprire i reattori per alleggerire la pressione sui consumatori. Lato domanda, l’impennata del consumo di corrente da parte dei data center ha stimolato la ricerca di fonti di energia stabili e pulite proprio a vantaggio dell’atomo. Microsoft e l’utility statunitense Constellation Energy hanno ad esempio siglato un accordo per dare nuova vita un’unità della centrale nucleare di Three Mile Island, dismessa nel 2019 per motivi economici, con il gruppo di Bill Gates che si impegna ad acquistare energia per 20 anni. A medio-lungo termine, invece, la bassa impronta di carbonio e il livello di affidabilità rendono il nucleare molto appetibile per i Paesi che cercano un approvvigionamento stabile. La Cina è l’ovvio hotspot, con 26 reattori in costruzione e altri 41 in fase di progettazione, ma anche l’India giocherà la sua parte. Un altro sviluppo significativo riguarda l’emergere dei piccoli reattori modulari (SMR): le dimensioni compatte ne consentono l’installazione in siti non adatti a impianti più grandi e offrono una scalabilità superiore ma anche tempi di costruzione più brevi e investimenti potenzialmente inferiori.
Quali riflessi sull’uranio? Dopo un rally durato oltre due anni che ha portato il prezzo a superare i 100 dollari a libbra, il mercato di questa commodity sembra infatti essersi stabilizzato. Il futuro prospetta opportunità ma anche diversi rischi. La geopolitica rientra tra questi, visto la destinazione d’uso della commodity?
K.S. I principali operatori del settore di solito firmano contratti di fornitura con due-tre anni di anticipo. Alla luce delle turbolenze geopolitiche, le utility europee con reattori di epoca sovietica si sono date da fare per trovare un sostituto al combustibile russo pagando un premio per assicurarsi la fornitura di uranio. Da allora, le quotazioni spot dell’uranio sono scese ma il prezzo contrattuale a lungo termine è salito costantemente da 72 dollari all’inizio del 2023 a 81 nell’agosto del 2024. Nonostante i problemi di approvvigionamento a breve termine siano risolti, le tensioni internazionali rimangono un problema per il settore. Le problematiche di consegna con il Kazakistan (40% della produzione globale) persistono, poiché la maggior parte dell’uranio kazako passa attraverso la Russia, mentre la situazione politica in Niger (20% della fornitura francese) rimane complicata.
Con quali strumenti e strategie investire sull’uranio. E secondo quali strategie?
Salvatore Catalano, head Sales of Italy di VanEck
Salvatore Catalano. Un’opzione per ottenere esposizione all’uranio fisico è tramite ETP (Exchange Traded Products). Tuttavia, considerando la potenziale crescita dell’offerta, non va escluso che i prezzi diminuiscano nel tempo e rendano tale scelta meno vantaggiosa. In alternativa, guardando alle società minerarie, c’è un potenziale di leva legato al prezzo della materia prima: l’aumento della domanda potrebbe cioè migliorare ricavi e flussi di cassa. Gli sviluppi recenti, in particolare i progressi tecnologici che migliorano l’efficienza e riducono i costi delle centrali, suggeriscono che investire nel lato infrastrutturale del settore potrebbe rappresentare un’opportunità interessante. Mentre alcuni operatori considerano le utility per ottenere esposizione al settore nucleare, altri ritengono che la categoria non abbia riflesso adeguatamente i cambiamenti a lungo termine sia nell’uranio sia nell’industria nucleare in generale. Un’opzione per combinare tutti questi fattori in una strategia coerente è affidarsi a un gestore attivo con competenze specializzate, anche se a un costo relativamente più elevato. In alternativa, si può optare per un’esposizione beta più ampia tramite un ETF.
Dato che avete un ETF dedicato, il VanEck Uranium and Nuclear Technologies ETF, ci spieghi come è strutturato?
S.C.Il nostro ETF offre una pura esposizione al settore poichè include miner ma anche infrastrutture e una quota di uranio fisico attraverso lo Sprott Uranium Trust. Lo strumento presenta un TER competitivo, pari in particolare allo 0,55%. Naturalmente, il settore presenta sia opportunità che rischi. Un evento significativo, come un altro incidente simile a Fukushima, potrebbe avere un impatto negativo rilevante. Tuttavia, secondo ricerche pubbliche, il nucleare ha il secondo tasso di mortalità più basso per unità di energia prodotta subito dopo il solare. Con l’inclusione nella Tassonomia UE, vi è una forte probabilità che questa fonte di energia continui a essere adottata e valorizzata come parte integrante della transizione energetica.
Per l’esperto, le quotazioni del lingotto sono destinate a impennarsi ulteriormente nei prossimi anni. E a giocare un ruolo chiave, oltre alle banche centrali, sarà Trump. Ecco come cavalcare il rally
A un anno dal debutto della normativa UE, il segmento continua a offrire occasioni. Come la possibilità di ottenere rendimenti fino al 10% con rischi contenuti. Ma per Ogunlana di M&G, che ha lanciato un fondo dedicato, l’effetto Trump potrebbe scombinare le carte. Ecco la sua strategia
Il mercato più importante del mondo potrebbe ancora riservare sorprese positive. E Daniel Roberts, gestore del fondo di Fidelity International, è pronto a coglierle. Non senza trascurare, però, l’ascesa dell’Europa e il Giappone. Ecco la sua ricetta
Per l’head of European Equities della società, il boom dei titoli EU non è solo una questione di riarmo. E riserva opportunità anche in settori ‘laterali’ come banche o infrastrutture. Ma le incognite all’orizzonte impongono di essere selettivi e investire solo nelle aziende meno esplorate del mercato
Tra svolta tedesca e sviluppi della guerra in Ucraina, si rafforza la convinzione degli investitori obbligazionari di puntare sull’Europa. Ma restano dubbi su come ruotare i portafogli. Da Andrea Villani, responsabile High Income di Eurizon, i segreti e la strategie del fondo con cui la casa punta a interpretare questa transizione
L’incertezza legata alle politiche economiche statunitensi e l’andamento della Fed influenzeranno il mercato obbligazionario emergente. Flavio Carpenzano, investment director Reddito Fisso di Capital Group, analizza le prospettive per gli investitori tra strategie valutarie e allocazione geografica del portafoglio
Tra divergenze nelle politiche monetarie e incertezze macro, il 2025 si apre con nuove sfide e opportunità. Ecco perché James Cook, gestore della strategia Global Focus Fund di J.P. Morgan AM, punta su qualità e selezione. L’AI resta un tema centrale, ma con un approccio mirato lungo tutta la catena del valore
Con Trump e crisi tedesca, cresce la pressione sull’obbligazionario. Ma le collateralized loan obligations possono offrire una valida opzione per diversificare e proteggersi dalla volatilità. La view di Luca Pantaloni (P&G SGR) su un mercato che promette di raggiungere i 50 miliardi di euro in Europa entro fine anno
Le strategie attive sul credito sono la risposta di Algebris per portare valore e vincere la concorrenza dei titoli di Stato. La via, secondo il portfolio manager della casa di gestione, per cercare un plus di rendimento, diversificazione e alpha
Tra rischi macroeconomici e nuove opportunità, AcomeA punta su un approccio attivo e selettivo per i suoi fondi fixed income. Mercati emergenti, duration e strategie di copertura al centro delle scelte di portafoglio
L’innovazione tecnologica sta ridefinendo il settore finanziario e con essa emergono nuove sfide e opportunità. Chiara Scotti, vice direttrice generale della Banca d’Italia, ha affrontato il tema al 31° Congresso Assiom Forex. Il suo intervento, disponibile on demand su FR|Vision, ha esplorato i rischi e le potenzialità della digitalizzazione, con un focus sugli asset digitali, Big Tech e regolamentazione
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio