L’economista non è convinto che la direzione assunta dal governo, con il recente taglio delle tasse, risponda alle esigenze di lungo termine che possono ridare slancio all’economia del Paese
Mohamed El-Erian, presidente del Queen’s College di Cambridge e chief economic advisor di Allianz Global Investors
Il Regno Unito sta adottando un approccio economico troppo concentrato sull’appuntamento elettorale di fine anno, che rischia di avere un impatto negativo sullo sviluppo del Paese e ripercussioni nel lungo termine. A sostenerlo è l’economista Mohamed El-Erian, ex Ceo di Pimco e attualmente presidente del Queens’ College di Cambridge e capo consulente economico di Allianz Global Investors.
Mentre sullo sfondo le prospettive per l’evoluzione del Pil a fine 2023 e nel 2024 non appaiono particolarmente incoraggianti, l’attuale direzione assunta dal Regno Unito sembra destinata ad amplificare la tensione tra ciò che la politica elettorale è in grado di offrire e ciò di cui l’economia ha bisogno per uscire da un equilibrio di crescita/bassa produttività, osserva El-Erian in un’opinione pubblicata su Bloomberg. L’esperto si riferisce in particolare ai tagli delle imposte, orientati certamente ad attirare la benevolenza dell’elettorato, ma senza considerare in maniera adeguata le vere esigenze dell’economia nazionale. Tra le misure contenute nella dichiarazione autunnale, infatti, è stato incluso il più grande taglio delle tasse sulle imprese nella storia britannica moderna e tagli fiscali per 29 milioni di lavoratori.
Rispetto a un anno fa, il Regno Unito ha lasciato alle spalle il rischio di una grande crisi finanziaria che avrebbe demolito il suo sistema pensionistico e paralizzato il sistema finanziario. Il Paese ha più che dimezzato il tasso di inflazione, passando dal 10% dello scorso gennaio al 3,9%, e ha finalmente visto crescere i salari reali. Però non tutti i segnali sono positivi: l’Ufficio nazionale di statistica ha infatti da poco rivisto al ribasso il Pil del terzo trimestre 2023, in cui il Regno Unito ha accusato una contrazione del prodotto interno lordo dello 0,1%.
Il Regno Unito, come molte altre economie avanzate, ha bisogno di un nuovo modello di crescita, afferma El-Erian. Il rischio è che la natura a breve termine della propaganda elettorale impedisca appunto l’adozione di un modello convincente e di ampio respiro. L’economista si preoccupa di un governo che dedica “una parte significativa del suo limitato spazio fiscale a obiettivi politici a breve termine anziché a quelli economici a lungo termine”. Ciò include perdere l’opportunità di trasformare riforme come quella sull’ammortamento del capitale aziendale in “un pacchetto completo pro-crescita e pro-produttività”.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak si trova di fronte a un cupo scenario economico per le elezioni che dovrebbe indire entro l’inizio dell’anno prossimo, che si preannunciano già complicate per la necessità di cercare di invertire il forte vantaggio del Partito Laburista nei sondaggi di opinione. L’economia sembra destinata a una crescita minima nel 2024, o forse a nessuna affatto.ridotta, ma le pressioni inflazionistiche potrebbero permanere, costringendo la Bank of England a tenere alti i tassi. Sunak deve indire le elezioni entro il 28 gennaio 2025, ma si prevede che le convochi nell’ottobre o novembre del 2024. O anche prima, se i Conservatori riescono a ridurre il divario nei sondaggi con il Labour.
Una sondaggio di analisti pubblicato il 9 novembre da Reuters ha mostrato che l’economia si manterrà piatta nei primi tre mesi dell’anno, seguita da una crescita trimestrale dello 0,2% nel periodo aprile-giugno e dello 0,3% nei terzo e quarto trimestre. Ma il sondaggio è stato conditto prima che venisse annunciata la riduzione dei contributi previdenziali a partire da gennaio. Gli analisti sostengono che lo stimolo alla crescita compenserà solo in piccola parte i danni creati alle famiglie dall’aumento dell’inflazione e dei costi dei finanziamenti.
El-Erian sottolinea da tempo che l’attuale congiuntura sta facendo pagare un costo altissimo alle famiglie. I consumi rallentano perché le famiglie faticano a reggere il peso di un costo della vita in rialzo e di una spesa più alta per i mutui. In un contesto del genere, osserva, servono soluzioni di ampio periodo, non limitate a trovare consenso nelle urne elettorali.
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