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Il programma di Trump potrebbe riaccendere l’inflazione e a quel punto la Fed sarebbe costretta a fermarsi. La BCE, invece, continuerà a tagliare. Tra un anno il costo del denaro sarà molto più basso
Mentre la BCE andrà avanti per la sua strada, portando i tassi di interesse su livelli più bassi rispetto alle attese del mercato, la Fed molto probabilmente sarà costretta a fermarsi. È l’effetto Trump, che apre le porte a uno scenario di politiche monetarie divergenti tra USA ed Europa. “Già prima delle presidenziali, gli Sati Uniti avevano un’economia che tirava di più di quella del Vecchio Continente e quindi era già molto probabile che la velocità della riduzione dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve sarebbe stata un po’ più lenta rispetto alla Banca Centrale Europea”, spiega Rony Hamaui, docente di Economia monetaria all’Università Cattolica di Milano.
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“Ora, con Donald Trump alla Casa Bianca, questo rischio è ulteriormente cresciuto, data la sua politica estremamente espansiva. Non a caso, i mercati avevano anticipato l’arrivo del Tycoon, con i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine che sono saliti. Per fortuna, nel meeting di novembre la Fed non si è fatta condizionare e ha tenuto la barra diritta, altrimenti si sarebbe creata una situazione molto più complicata di quella che stiamo vivendo adesso”.
Ora cosa farà la Fed?
Credo che, fino a quando non ci sarà un quadro più concreto su quale sarà il programma effettivo di Trump, la Banca centrale americana continuerà a tenere la barra diritta e a decidere in base all’andamento dell’inflazione e del mercato del lavoro. Ma se i prezzi dovessero tornare a salire, allora la Fed si fermerà…

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