Lagarde sceglie un aumento più contenuto del costo del denaro e annuncia lo stop dei reinvestimenti App da luglio. I gestori sottolineano il tono da falco e prevedono altri due rialzi. Ma il picco è vicino
La Banca centrale europea scala la marcia ma non dà segno di volersi fermare. Come atteso dai mercati, il board dell’Eurotower ha deciso di alzare il costo del denaro dello 0,25%, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 3,75%, quello sui depositi al 3,25% e quello sui prestiti marginali al 4%. E non ha lasciato spazio a dubbi: le prospettive per l’inflazione rimangono “troppo alte e troppo a lungo”, motivo per cui a questa settima stretta è probabile ne seguano altre, anche se tutto dipenderà dai dati. Una linea che si somma alla decisione di Francoforte di interrompere i reinvestimenti del programma di acquisti App da luglio mentre il Pepp andrà avanti almeno fino alla fine del 2024.
Il giorno dopo la mossa della Federal Reserve americana, che ha ritoccato i tassi di 25 punti base aprendo però a un possibile stop, la Bce si mostra dunque meno aggressiva ma comunque decisa. “Non stiamo facendo una pausa. Sappiamo che abbiamo ancora strada da percorrere”, ha spiegato la presidente Christine Lagarde nel corso della conferenza stampa, precisando che all’interno del board, nonostante la varietà di visioni, “tutti concordavano che un aumento era necessario”.
Tanto che il Consiglio, nel comunicato finale post meeting, ha ribadito come le future decisioni “assicureranno che i tassi ufficiali siano portati a livelli sufficientemente restrittivi per conseguire un tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2% e saranno mantenuti a tali livelli per tutto il tempo necessario”. Il tutto senza dimenticare di precisare che che si continuerà a seguire “un approccio dipendente dai dati per determinare il livello appropriato e la durata della restrizione”. Quanto alle turbolenze bancarie o ad altri squilibri, l’Eurotower è pronta a garantire la liquidità al sistema nel caso in cui si rivelasse necessario.
Secondo Altaf Kassam, Emea head of investment strategy & research di State Street Global Advisors, l’allentamento della stretta è stato influenzato dai dati, in particolare dal calo dell’inflazione core registrato ad aprile, il primo da giugno 2022, e dal forte irrigidimento degli standard crediti emerso con l’ultima rilevazione trimestrale delle banche. “Alla fine, la riduzione a 25 punti percentuali è stata la scelta più semplice, permettendo alla Bce di continuare a dimostrare la propria determinazione nella lotta al carovita senza perdere distrarre lo sguardo dai rischi per la stabilità finanziaria”, spiega. Per Kassam la mini-stretta offre all’Eurotower anche il margine di manovra di cui avrà bisogno in futuro, dato il duplice rischio di crescita e inflazione.
Per Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes, nonostante l’aumento dei tassi più contenuto rispetto ai precedenti, l’impostazione della Bce è stata da falco, con la forward guidance che indica un ulteriore inasprimento in scia a tassi più elevati e a una continua riduzione del bilancio. “La Bce prevede ora che i reinvestimenti del programma di acquisto di attività cesseranno a luglio, elemento che è stato probabilmente fondamentale per consentire ai falchi del Consiglio direttivo di accettare un aumento dei tassi di interesse più contenuto in questa riunione”, fa notare. Nel complesso il risultato è, a detta di Dall’Angelo, un compromesso ragionevole, visto che i dati recenti hanno mostrato come l’inflazione e l’andamento del credito vadano in direzioni opposte. Per l’economista, anche se Lagarde con tutta probabilità non ha ancora finito, il termine è vicino: “Probabilmente la Bce aumenterà ancora un po’ i tassi fino a raggiungere un picco del 3,5-3,75% per il tasso depo e accelererà il ritmo della correzione del bilancio a luglio”.
Intravede la fine della stretta anche Kevin Thozet, membro del Comitato investimenti di Carmignac, secondo cui gli elementi prospettici della dichiarazione indicano il punto terminale del percorso di rialzo, con altri due rialzi di 25 punti base in programma. Insieme alla riduzione degli acquisti di asset, che terminerà a luglio. “La luce in fondo al tunnel dovrebbe essere di supporto per i mercati obbligazionari in generale. Mentre la fine dei reinvestimenti nell’ambito dell’App dovrebbe esercitare una pressione al rialzo sui rendimenti degli emittenti sovrani che hanno beneficiato maggiormente del programma, ossia i cosiddetti Paesi periferici, soprattutto perché finora non hanno mostrato alcun segno di stress dovuto alla stretta quantitativa”, sottolinea l’esperto.
Anche per Ed Hutchings, head of rates di Aviva Investors, ci saranno altri rialzi. Ma l’esperto segnala come l’annuncio della fine dell’Asset Purchase Program a luglio sia stato un po’ più anticipato di quanto ci si aspettasse. “Questo potrebbe far salire ulteriormente i rendimenti dei titoli di Stato europei, soprattutto nelle aree geografiche più periferiche come l’Italia e la Grecia, dove in passato si è assistito al maggior numero di sostegni prolungati”, avverte.
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