Investimenti, gli italiani cercano sicurezza del capitale e consulenza
Secondo l’Osservatorio di CNP Vita Assicura, l’81% consulta un advisor prima di sottoscrivere. Aumenta la progettualità. Polizze e fondi i prodotti preferiti
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Molte sono le immagini evocate dai risultati dell’ultima ricerca di Pwc sul futuro dell’asset e wealth management globale. Si va dal concetto della filosofia greca antica della verità come disvelamento (aletheia), fino al più vicino, sia da un punto di vista cronologico che settoriale, movimento delle maree in uno dei più celebri detti di Warren Buffett. Il livello dell’acqua che scende è infatti come il velo che cade: ciò che rimane è la verità. E per l’industria del risparmio gestito questa ha le sembianze di una intera famiglia di rinoceronti grigi, come la definirebbe Michele Wucker. Nel bestseller dell’analista statunitense questa è, infatti, l’immagine del regno animale, antitesi del cigno nero di Taleb, che simboleggia fattori di rischio e cause di potenziali crisi che possono finire per essere ignorati, più o meno consapevolmente, nonostante siano chiaramente visibili.
Capitale umano, digitalizzazione, value for money, economie di scala e sostenibilità non sono di certo argomenti nuovi nel dibattito sull’evoluzione dei modelli di business delle case di gestione, dei wealth manager e degli investitori istituzionali, ma, sottolineano gli esperti della società di consulenza, hanno acquisito una forza tale da innalzare il livello di disruption fino a far cadere il velo poggiato sulla verità. Questo in forza di un mutato contesto di investimento e di cambiamenti sociali e geopolitici. Entro il 2027 il 16% degli asset e wealth manager oggi operanti globalmente non esiterà più nella forma che conosciamo. Fondersi o essere acquisiti sono le sole alternative, con lo spettro del fallimento sullo sfondo.
“Out of business” è l’espressione utilizzata dagli analisti della società di consulenza strategica che sono arrivati al numero di uno su sei, combinando le previsioni di crescita realizzate internamente con i risultati di una survey che ha coinvolto 250 asset manager e 250 investitori istituzionali in tutto il mondo. La nota positiva è che non andiamo incontro a un declino generalizzato dell’industria ma ad una sua trasformazione. Lo scenario di base della ricerca vede, infatti, gli asset globali risalire dopo un pesante 2022 in cui sono scesi di quasi il 10% fino a quota 127.500 miliardi di dollari. La previsione per il 2027 si attesta a 147.300 miliardi con un tasso di crescita annuo del 5%, non lontano dal 5,8% del quinquennio 2017-2022. A mutare è da un lato il contesto di investimento e dall’altro …
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