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Nell’Eurozona pochi investimenti: servirebbero 6.500 miliardi per raggiungere gli States. A Piazza Affari si conferma il fenomeno dei delisting e la scarsità di investitori istituzionali
Meglio del resto dell’Eurozona, ma ancora troppo distante dai livelli statunitensi. Nei portafogli delle famiglie italiane il rapporto tra liquidità e strumenti di mercato si è attestato al 48% nel 2024, contro una media del 60% del resto dell’Area euro. Un buon risultato per il nostro Paese, ma che risulta modesto se confrontato con i numeri a stelle e strisce. Oltreoceano, infatti, tale rapporto è stato del 17% nello stesso periodo, mostrando come il risparmio dei cittadini americani entri in un circolo virtuoso e vada a finanziare le imprese e l’economia reale. È quanto emerge dal rapporto Consob ‘Tendenze e sfide per il settore finanziario italiano’, nel quale l’Authority sottolinea ancora una volta l’urgenza di un “efficientamento dei mercati finanziari per far sì che assolvano appieno alla loro funzione di motore della crescita, offrendo ai risparmiatori l’opportunità di investimenti redditizi e diversificati”.
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Mancano 6.500 miliardi di euro
Secondo i calcoli Consob, ammonta a 6.500 miliardi di euro la cifra che dovrebbe affluire sui mercati dei capitali dell’Eurozona per allineare i venti Paesi del blocco agli Stati Uniti nel rapporto tra liquidità disponibile in contanti e sui conti correnti bancari e il totale degli strumenti finanziari, come azioni, obbligazioni, quote di fondi comuni, prodotti assicurativi e pensionistici.
Quanto ai mercati, il 2024 ha segnato un andamento generalmente positivo su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma con una spiccata eterogeneità, influenzata da fattori come le crescenti tensioni geopolitiche e una crescita economica debole, soprattutto nell’Area euro. In evidenza, l’S&P500 che ha messo a segno una crescita di circa il 23%. In Europa, invece, l’EuroStoxx50 ha registrato un più modesto incremento dell’8%, evidenziando un panorama complesso e diversificato tra i vari Paesi. Tra i protagonisti del Vecchio Continente, in testa si è piazzata la Germania, con il Dax40 in allungo del 19%. Seguono la Spagna, dove l’Ibex35 ha guadagnato il 15%, e l’Italia, con il FtseMib in rialzo del 13%. Diversa la situazione in Francia: il Cac40 ha chiuso l’anno con un calo del 2%, unico segno negativo tra i principali indici. Per gli esperti dell’Authority, un mix di risultati che riflette le sfide e le opportunità di un anno complesso, ma vivace sui mercati finanziari.
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Italia tra delisting e mancanza di investitori istituzionali
Lo studio conferma poi che il fenomeno del delisting continua a interessare l’Eurozona e soprattutto l’Italia. Così come, si legge, emerge ancora una volta che per favorire un maggiore sviluppo dei mercati occorre incoraggiare anche la partecipazione degli investitori istituzionali. Su Euronext Milan, infatti, la quota di capitalizzazione media riferibile agli istituzionali è superiore al 30% per le società più grandi, ma scende a circa 11% per le PMI quotate. Per facilitare l’accesso ai mercati dei capitali da parte delle imprese, e consentire che maggiori risorse finanziarie affluiscano nei mercati pubblici, secondo l’Authority è importante proseguire nella semplificazione del quadro normativo. Ed è necessario intensificare le attività di educazione finanziaria per famiglie e imprese, in particolare PMI, “nell’ottica di favorire la transizione dall’Unione dei mercati dei capitali alla più ambiziosa e inclusiva Unione del risparmio e degli investimenti”.
Infine, tra gli altri elementi rilevati nello studio Consob, spicca la crescente correlazione, in particolare negli Stati Uniti, tra l’andamento dei mercati azionari e quello delle quotazioni del bitcoin. Nel corso dello scorso anno, infatti, i prezzi della regina delle criptovalute hanno mostrato dinamiche tendenzialmente sempre più allineate a quelle degli indici di Borsa.
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