4 min
A meno di un anno dalla pubblicazione, le proposte RIS della Commissione sono al vaglio di Consiglio e Parlamento Ue. Best interest, product governance e incentivi i temi caldi. Ma urne e passaggi di mano possono dilatare i tempi. Le possibili tappe
Era il maggio del 2023 quando la Commissione europea pubblicava le sue proposte sulla Retail Investment Strategy (RIS) per apportare modifiche a MiFID, UCITS, AIFMD, PRIIP, IDD e Solvency 2. A neanche un anno di distanza da quella data, la palla è passata al Parlamento europeo e al Consiglio ma non tutti i nodi della questione sembrano sciolti. Elementi come il rapporto qualità-prezzo e i parametri di riferimento o gli incentivi restano infatti oggetto di confronto tra i due organi, che stanno vagliandole carte i di Bruxelles separatamente per poi riunirsi nel cosiddetto ‘trilogo’ e trovare un compromesso fra le rispettive posizioni. Si tratta di un confronto a porte chiuse, ma da quanto appreso, è comunque possibile cercare di fare il punto della situazione. Anche se alcune incognite rischiano di alterare i tempi.
📰 Leggi anche “Ris, parte il confronto con Consiglio e Parlamento Ue“
L’incognita urne sul Parlamento e gli elementi più discussi
Il percorso legislativo del Parlamento è reso complicato dalle elezioni europee di giugno. L’ultima seduta plenaria di questa legislatura avrà infatti luogo in aprile e, dopo il voto estivo, l’organo si riunirà in una nuova composizione. Ecco perchè, se l’Eurocamera in essere intendesse raggiungere una posizione concordata e lasciare a quella nascente un testo già approvato, avrebbe solo quell’appuntamento come occasione utile. In questo contesto, la commissione Econ è il soggetto incaricato di stilare la ‘relazione finale’ che esprima e sintetizzi il parere dei 750 deputati. Il 10 gennaio la rapporteur Stéphanie Yon-Courtin ha presentato il draft degli emendamenti-compromesso sulla proposta di direttiva che modifica MiFID e IDD nella parte sulla tutela degli investitori al dettagli0: i più significativi si concentrano su alcuni degli elementi controversi della proposta originaria della Commissione, dalla product governance al best interest fino agli incentivi.
Per quanto riguarda la product governance (art.16a), la proposta di Von der Leyen e colleghi impone alle imprese d’investimento che realizzano strumenti finanziari di attuare un assessment relativo a costi e oneri nonchè il fatto che siano giustificati e proporzionati rispetto a obiettivi, caratteristiche e performance del prodotto stesso. Tale valutazione dovrebbe basarsi su un confronto quantitativo con valori di benchmark elaborati dall’Esma. Gli emendamenti della commissione Econ, pur confermando l’obbligo in capo alle società interessate, non solo lo limitano ai soli prodotti destinati alla clientela retail e introducono ulteriori criteri qualitativi ma respingono il coinvolgimento dell’autorità di vigilanza Ue.
Con riferimento al best interest (art.24), il testo originario obbliga le imprese d’investimento, quando forniscono ai clienti retail consulenza in materia di compravendita di prodotti finanziari, a rispettare il criterio del ‘miglior interesse’ dell’utente. Un concetto che, in sede di proposta, viene definito sulla base di tre elementi: l’appropriata gamma degli strumenti finanziari, la scelta del prodotto efficiente dal lato dei costi e l’offerta di strumenti privi di non necessarie caratteristiche di complessità. La commissione Econ elimina proprio quest’ultima dimensione e la sostituisce con una previsione più generale: non anteporre l’interesse finanziario dell’azienda a quello cliente. Non solo: per quanto riguarda l’efficienza, l’idea è di determinarla in base alle aspettative di rendimento netto e tenendo conto dell’intero complesso di costi-oneri (impliciti ed espliciti). L’ultima modifica in cantiere prevede infine di dare mandato all’Esma fissare standard tecnici di regolamentazione entro 18 mesi dall’entrata in vigore della Direttiva.
In merito agli incentivi (art.24a), l’organo parlamentare punta a eliminare l’iniziale previsione di un divieto d’incentivi nei servizi di ricezione e trasmissione o esecuzione degli ordini. La clausola di revisione della normativa che Bruxelles aveva introdotto a tre anni dall’entrata in vigore della Direttiva viene quindi posposta a cinque anni dalla data di trasposizione della stessa nella legislazione nazionale.
📰 Leggi anche “Sì del Parlamento Ue alla revisione di Mifid 2 e Mifir“
I prossimi passi di Strasburgo
Prosegue intanto il confronto tra i gruppi parlamentari, nell’ambito dei quali emergono sensibili differenze d’opinione. Yon-Courtin ha distribuito un documento di discussione che verte in particolare sulla regolamentazione degli incentivi e, da quanto appreso, i gruppi politici Ppe, Ecr e Id avrebbero espresso un’opinione a favore dell’opzione “No ban at all but review clause”: si tratta dell’esclusione temporanea di divieto totale di inducements ma con la previsione di una clausola di revisione per consentire di riaprire le discussioni in futuro. Il voto finale in commissione Econ è previsto per il 20 marzo e, se la votazione si svolgerà come previsto, dovrebbe rimanere tempo sufficiente per l’esame e l’adozione della posizione da parte di Strasburgo nell’ultima seduta plenaria di aprile.
Consiglio, la staffetta tra presidenze allunga i tempi
Per quanto riguarda il Consiglio, la presidenza di turno spagnola si è conclusa il 31 dicembre 2023 e ha lasciato il testimone a quella belga ma la sua opinione sull’andamento dei lavori è stata positiva: nel semestre sono stati compiuti progressi significativi. Tutte le disposizioni giuridiche della strategia d’investimento al dettaglio sono state trattate nelle riunioni del gruppo di lavoro. Inoltre, non sono mancati suggerimenti per modificare la proposta e relative discussioni fra i delegati. Nel corso del meeting di novembre, si è inoltre tenuta la presentazione di una prima serie di proposte redazionali riguardanti i prodotti d’investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati (PRIIP), le pratiche di marketing, le informazioni informative, la categorizzazione dei clienti e l’alfabetizzazione finanziaria. Una seconda serie è arrivata a dicembre e ha riguardato il test del ‘miglior interesse’ dell’utente, le valutazioni di adeguatezza e appropriatezza, i requisiti professionali, l’applicazione delle norme da parte della vigilanza e i termini di recepimento e d’applicazione.
Se Madrid sembra aver compiuto qualche passo avanti nell’approvare provvisoriamente la posizione su diversi aspetti di alcune delle parti meno controverse delle proposte, i dossier più caldi restano però ancora aperti. Non solo. Poiché il Belgio ha dichiarato che non darà priorità alla questione in questi primi mesi dell’anno, risulta difficile pensare che il Consiglio riporti la Retail Investment Strategy all’ordine del giorno del Consiglio per l’esame fino a marzo o aprile. Più probabile è invece che la posizione del consesso possa essere concordata non prima del secondo semestre del 2024.
Vuoi ricevere ogni mattina le notizie di FocusRisparmio? Iscriviti alla newsletter
Registrati sul sito, entra nell’area riservata e richiedila selezionando la voce “Voglio ricevere la newsletter” nella sezione “I MIEI SERVIZI”.