Per il guru finanziario estendere il debt ceiling senza risolvere i problemi strutturali dell’economia Usa significa mettere a rischio il sistema ed esporsi a una crisi
Ray Dalio
In attesa di un accordo sul tetto al debito degli Stati Uniti, che servirebbe a scongiurare un default del Paese il prossimo 1° giugno, Ray Dalio torna a farsi sentire eammonisce proprio sui rischi in cui potrebbe incorrere il sistema finanziario globale se all’ulteriore innalzamento della soglia di indebitamento Usa non si affiancasse un intervento strutturale sull’economia a stelle e strisce.
“Le negoziazioni sul debt ceiling sono ridicole perché non affrontano il vero problema”, ha detto in un video su YouTube il magnate e fondatore di Bridgewater Associates, che ha spiegato come alzare il limite del debito americano di 31,4 trilioni senza risolverne le cause sottostanti significherebbe soltanto continuare ad accumulare prestiti su prestiti e a rimandare le criticità fino al punto di farle esplodere. E i numeri sembrano dargli ragione: stando ai dati del Tesoro Usa, dal 1960 il Congresso è infatti intervenuto ben 78 volte per rivedere la definizione del cosiddetto debt ceiling, innalzarlo permanentemente oppure estenderlo temporaneamente. In 49 casi ciò è accaduto sotto una presidenza repubblicana mentre nelle restanti 29 volte era un democratico ad occupare la Casa Bianca (come oggi).
Ciò non toglie che, senza un accordo e un innalzamento, il Paese farà default o dovrà tagliare la spesa su beni essenziali, danneggiando in particolare le persone più deboli. A riguardo, il Segretario al Tesoro Janet Yellen ha avvertito che l’esaurirsi ai primi di giugno delle risorse per far fronte agli obblighi di pagamento è “quasi una certezza”. Il default non avverrebbe però in maniera immediata perchè prima ci sarebbe il cosiddetto “government shutdown”, cioè il blocco delle attività amministrative: per guadagnare tempo, le autorità federali sospendono gli stipendi ai dipendenti, i pagamenti ai fornitori e le spese correnti per un massimo di tre settimane. Una circostanza che si è verificata 20 volte dal 1976.
In ogni caso, secondo Dalio, trovare un accordo ora rappresenta soltanto una soluzione temporanea, un po’ come “dare un calcio a una lattina lungo la strada”. Evitare il default, ha spiegato, non è l’unico punto critico. L’innalzamento continuo del limite del debito, come è stato fatto ripetutamente dal Congresso e dai diversi presidenti, inclusa la probabile linea di condotta attesa anche questa volta, eliminerebbe qualsiasi vincolo significativo, esponendo il sistema al rischio di collasso finanziario. “Il problema è che stiamo spendendo più di quando incassiamo, e non dovrebbe essere così”, ha detto il guru. “Se non risolviamo il nodo avremo un problema sociale che ci costerà il nostro sistema per come lo conosciamo oggi”, ha aggiunto.
Dalio ha evidenziato, in particolare, il dilemma affrontato dalle banche centrali quando le attività e le passività del debito raggiungono un punto in cui l’ammontare del debito venduto supera la domanda degli acquirenti. Gli istituti in questione si trovano in condizioni non sostenibili perchè devono scegliere tra consentire l’aumento dei tassi di interesse, che influisce negativamente sui debitori e sull’economia, o stampare denaro per acquistare i titoli di Stato, cosa che crea inflazione e incoraggia i detentori del debito a venderlo. Si tratta di una situazione che alla fine crea una crisi del debito, ha avvertito il tycoon, spiegando che gli Stati Uniti si stanno avvicinando a questo punto di rottura.
Ecco perchè, secondo lui, sarebbe necessario piuttosto un “piano intelligente e bipartisan” per affrontare simultaneamente le questioni finanziarie ed economiche del Paese, oltre al debito. Dalio ritiene cioè che il sistema necessiti di riforme e immagina uno scenario in cui gli Stati Uniti guadagnino collettivamente più di quanto spendono, promuovano la crescita economica e gestiscano le finanze pubbliche in modo sostenibile. Uno scenario che vede la sua chiave di volta nell’aumento dellaproduttività, quale unico modo per accrescere le entrate rispetto alle spese e gestire efficacemente il debito. Questa è la conclusione di Dalio, che ha però riconosciuto come un esito del genere sia improbabile alla luce dell’elevata conflittualità tra le fazioni più estreme dei partiti repubblicano e democratico.
Il fondo aveva registrato un rendimento del 32% a giugno, ma poi ha ripiegato leggermente. Per il futuro il fondatore di Bridgewater Associates si aspetta un forte rialzo dei tassi dalla Fed e una brusca discesa dell'equity
Il guru ha ceduto al board il controllo del suo hedge fund, che da boutique basata sul carisma del suo fondatore diventa un'istituzione “duratura”. Ma continuerà a influenzarne la direzione assumendo il ruolo di mentore
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