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Secondo un sondaggio Natixis IM, nel 2024 gli investimenti privati saranno al centro dei portafogli istituzionali. Ecco su cosa puntano e perché
Che si tratti di private equity, private credit, infrastrutture o real estate, ciò che è certo è che anche nel 2024 i private asset avranno un posto centrale nei portafogli degli investitori. Sono infatti ormai quindici anni che la ricerca di rendimento e ritorni differenziati ha fatto schizzare le allocazioni verso questa classe di attivo, alimentando un interesse che pare destinato a proseguire in scia agli alti tassi di interesse e ai timori di una recessione. In particolare, secondo un sondaggio condotto da Natixis IM tra 500 istituzionali in 27 Paesi del mondo, nei prossimi mesi saranno sei i temi chiave che guideranno le scelte.
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Portafoglio 60/40? Meglio 60/20/20
Nonostante lo scorso anno il portafoglio 60/40 abbia messo a segno i migliori ritorni dal 2019, le correlazioni tra l’S&P500 e l’indice Bloomberg Us Aggregate Bond hanno raggiunto i massimi da quarant’anni. Inutile dire che, secondo gli investitori professionali, si tratta di un ottimo motivo secondo per ripensare la strategia e guardare ai mercati privati in ottica di diversificazione. Ne deriva che, per il 65% del campione, 60/20/20 con l’aggiunta di investimenti alternativi avrà maggiori probabilità di sovraperformare. E molti puntano sugli investimenti privati per queste allocazioni alternative.
Attualmente gli asset privati rappresentano l’83% di tutte le allocazioni alternative nei portafogli istituzionali, tra cui private equity (29%), private credit (17%), infrastrutture (14%) e real estate (23%). Molti indicano aggiustamenti minimi dell’allocazione nel lungo periodo. Tra coloro che investono, l’83% manterrà (44%) o aumenterà (39%) l’allocazione al private equity, l’88% (43% e 45%) al private debt, il 90% (50% e 40%) alle infrastrutture e il 79% (50% e 29%) al real estate. Tra i motivi per cui si trova interessante il private equity, spicca il potenziale di offrire ritorni superiori di lungo periodo. Potenziale che, secondo Nitin Gupta, managing partner di Flexstone, resta interessante anche in un contesto di tassi più elevati e di rallentamento della crescita. “Il successo dipende dalla selezione dei gestori”, avverte.
Ottimisti nonostante gli eccessi
Con oltre 11 mila miliardi di dollari investiti nei private asset, non mancano ragionevoli preoccupazioni circa possibili eccessi. Il 59% degli istituzionali afferma che la maggiore popolarità del private equity sta rendendo difficile la ricerca di opportunità. Tuttavia, nonostante le difficoltà nel trovare le operazioni e la performance di distribuzione inferiore alla media dell’11,25% del valore patrimoniale netto nell’ultimo anno, nel 2024 gli investitori non invertiranno la rotta. Il 60% rimane infatti ottimista sul private equity, soprattutto per il potenziale di sovraperformare i mercati pubblici: quasi due terzi (66%) ritengono infatti che vi sia ancora un delta significativo nei ritorni tra i mercati privati e pubblici. Inoltre, piuttosto che abbandonare l’asset class, gli istituzionali stanno enfatizzando la qualità delle operazioni e il 72% dichiara di aver intensificato la due diligence nell’analisi delle opportunità. “Sia per gli investitori istituzionali sia per rispondere alla crescente domanda dei privati, la creazione di portafogli di private equity diversificati all’interno del mercato delle piccole e medie imprese è fondamentale per ottenere una performance superiore e corretta per il rischio”, fa notare Eric Deram, managing partner di Flexstone.
Opportunità per il private credit
Sulla scia dei rialzi dei tassi, gli istituti di credito tradizionali si trovano a operare in un ambiente sconosciuto e gli operatori sul private credit sono pronti a cogliere l’opportunità. Come rivela la Senior Loan Officer Opinion Survey della Fed del gennaio scorso, le banche stanno riducendo i premi sui prestiti più rischiosi, gli spread dei prestiti rispetto al costo dei fondi, i costi delle linee di credito e i requisiti di garanzia. E i prestatori privati stanno colmando il vuoto. Gli istituzionali ne stanno quindi prendendo atto e due terzi (66%) prevedono che nel 2024 sarà emesso più debito privato per soddisfare la crescente domanda dei mutuatari. Con tutta probabilità, siamo di fronte a una tendenza a lungo termine, poiché si prevede che il valore del debito privato crescerà fino a 2.800 miliardi di dollari entro il 2028, quasi il doppio del totale del 2022.
“Il private debt rimane resistente e attraente per gli investitori, che continuano a vedere buoni ritorni sui proprio investimenti”, afferma Nicole Downer, managing Partner di MV Credit. Il commercial real estate, in particolare, sta creando occasioni. E gli istituzionali prevedono che anche il boom del private lending si tradurrà in un’opportunità di investimento nel 2024: il 64% è ottimista su questa asset class. La concorrenza per le nuove operazioni potrebbe quindi essere agguerrita, dato che il 45% dichiara che aumenterà le allocazioni di private debt quest’anno, più di qualsiasi altro investimento alternativo. Per quanto riguarda il modo in cui investiranno, è probabile che si atterranno alle consuetudini: al momento, i loro investimenti si concentrano su fondi di fondi (41%), prestiti diretti (40%) e co-investimenti (39%).
L’IA spinge il settore tech
Per il 66% degli istituzionali la corsa alla supremazia dell’IA rappresenta la nuova corsa allo spazio. Molti vi vedono opportunità e il 66% afferma che l’intelligenza artificiale rafforzerà la crescita tecnologica, rendendo l’informatica il settore più scelto dal private equity. Una sfida fondamentale, tuttavia, potrebbe essere rappresentata dal numero di investitori che cercano un numero limitato di opportunità, dato che il volume delle transazioni nel settore è diminuito da 266 miliardi di dollari nel 2022 a soli 133 miliardi di dollari lo scorso anno.
Gli istituzionali potrebbero quindi trovare ulteriori occasioni nei settori ‘vicini’. Ad esempio, la domanda di data center è cresciuta enormemente nell’ultimo decennio, con le aziende tecnologiche che fanno un uso sempre maggiore del cloud computing e dello storage. Gli investitori vedono il potenziale e identificano i data center (52%) come la migliore opportunità nel settore immobiliare non tradizionale. Anche gli investimenti nel 5G, nei trasporti elettrici, nelle reti elettriche e in altri progetti sfruttano le nuove tecnologie per migliorare l’efficienza e molti di essi si adattano anche agli obiettivi di investimento sostenibile. Il 37% vede opportunità anche nell’healthcare.
Le opportunità offerte dalla sostenibilità
A livello globale, l’interesse per gli investimenti sostenibili rimane elevato, come dimostra l’87% del campione, investito in green bond, che dichiara di voler mantenere (44%) o aumentare (43%) i propri investimenti in questo ambito nel 2024. Gli istituzionali hanno convinzioni simili quando si tratta di opportunità per gli investimenti sostenibili nei mercati privati: il 35% afferma infatti che rappresentano la più grande occasione per il 2024. Sono più propensi a effettuare investimenti Esg nel private equity (41%) e nelle infrastrutture (39%), rispetto all’immobiliare e al private debt. Anche le società di gestione patrimoniale ne stanno prendendo atto: la metà (52%) dei fund selector per le piattaforme di gestione patrimoniale riferisce di una maggiore richiesta da parte dei clienti. Per soddisfare la domanda, i selezionatori prevedono di aggiungere investimenti sostenibili (36%) alla loro offerta di asset privati nei prossimi dodici mesi, rispetto al 44% che ha aggiunto queste strategie nel 2023.
La democratizzazione dei private asset
Nell’ultimo decennio gli istituzionali hanno favorito i mercati privati e gli investitori individuali ne hanno preso atto. Così come consulenti e i gestori patrimoniali. A livello globale, il 34% degli investitori individuali è ora interessato alle opportunità di investimento privato, classificandole come il servizio più richiesto al proprio consulente subito dopo la pianificazione finanziaria, la pianificazione del reddito pensionistico e gli investimenti sostenibili. Oltre la metà dei selezionatori di fondi (51%) presso i principali gestori patrimoniali afferma che le proprie società stanno rispondendo offrendo un maggior numero di strategie di asset privati per soddisfare l’aumento della domanda.
Ma la motivazione va oltre la richiesta, in quanto secondo il 61% i veicoli di asset privati di facile utilizzo per gli investitori individuali li aiutano a migliorare la diversificazione dei clienti. Il 64% dei selezionatori ritiene poi che la natura a lungo termine del risparmio previdenziale renda l’investimento in asset privati una strategia valida. Ma sono divisi sulla loro capacità di offrire asset privati su ampia scala, in quanto solo il 51% ritiene che l’aumento del flusso di transazioni stia consentendo loro di offrire investimenti privati in modo più ampio ai clienti. Questo è un probabile motivo per cui i fondi di fondi (42%) sono in cima alle liste di offerte di asset privati, seguiti da infrastrutture (40%), growth capital (39%), venture capital (38%) e co-investimento diretto (37%).
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