Il vicepresidente del Comitato Previdenza di Assogestioni e ceo Asset Management Italy di UBS sottolinea l’importanza di una regolamentazione in linea con le evoluzioni di mercato e con le sfide portate da trend demografici e sociali
Emanuele Bellingeri, vicepresidente del Comitato Previdenza di Assogestioni e ceo Asset Management Italy di UBS
Il tema della previdenza complementare si trova oggi al punto di incontro fra vari elementi, dalle dinamiche macroeconomiche a quelle demografiche fino all’educazione e alla politica. La redazione di FocusRisparmio ha raggiunto Emanuele Bellingeri, vicepresidente del Comitato Previdenza di Assogestioni e chief executive officer Asset Management Italy di UBS, per capire quale sia la direzione giusta da seguire per ridisegnare il quadro normativo in modo da rilanciare il secondo pilastro.
Partendo dal punto di vista di un gestore internazionale, quali sono gli elementi che accumunano il contesto italiano al resto del mondo?
A livello internazionale, la previdenza complementare è sempre più rilevante in un contesto di pressione sui bilanci statali e allungamento della vita media. L’inflazione, che negli ultimi anni ha mostrato una ripresa significativa in molte economie, incide in modo diretto sulla sostenibilità del sistema pensionistico: da un lato, erode il potere d’acquisto dei beneficiari; dall’altro, crea nuove opportunità e rischi per i gestori di fondi. In tale contesto i fondi pensione devono privilegiare strumenti che proteggano il valore reale degli investimenti, come le obbligazioni indicizzate al carovita, le materie prime ed asset reali come infrastrutture o immobili. Tuttavia, questi strumenti richiedono gestione attiva e una maggiore consapevolezza da parte dei clienti.
Tra le varie proposte e riflessioni presenti nell’attuale dibattito sulla previdenza complementare, quali sono prioritarie?
Nel panorama della previdenza complementare italiana, le priorità non mancano. Il D.Lgs 205/05 ha quasi 20 anni e in questi due decenni si è parlato spesso di tanti argomenti. bassa adesione, riflessioni sulla fiscalità, bassa educazione finanziaria, scelte degli iscritti non coerenti con l’orizzonte temporale contributivo sono solo alcuni dei temi da tempo sotto la lente. Tuttavia, una tendenza interessante è ormai preponderante nel dibattito: la crescente importanza degli investimenti alternativi come leva per rendere i fondi pensione più redditizi, resilienti e utili al sistema economico nazionale.
Come sta evolvendo l’asset class alternativa e che ruolo può giocare nell’attuale contesto?
Gli alternativi si stanno aprendo a una platea più ampia, alla quale possono apportare vantaggi chiave nella gestione del portafoglio: bassa correlazione con i mercati finanziari (e quindi stabilità dei rendimenti), protezione dall’inflazione (e quindi difesa del potere d’acquisto degli investitori), sostegno sociale ed economico (e quindi supporto all’economia e ai lavoratori). L’evoluzione di questa asset class viaggia su due canali: da una parte, la ricerca di nuove strategie e nuove fonti di rendimento; dall’altra, un’innovazione finanziaria nei veicoli che riduca i rischi di liquidità e fornisca maggiore flessibilità. Tra le nuove strategie, il pensiero va subito agli investimenti che più sono collegati ai trend demografici ed economici degli ultimi anni. Ma un’altra novità tangibile, seppure meno appariscente, arriva anche dalle ‘fabbriche prodotto’. I fondi ‘evergreen‘, cioè i fondi alternativi aperti che consentono finestre di entrata e uscita, e gli ELTIF 2.0 sono esempi lampanti di come l’ingegneria finanziaria cerchi di ridurre il rischio di liquidità che è da sempre associato ai mercati privati e di come si possa rendere accessibili queste strategie a una platea più vasta. La mitigazione della J-curve e la riduzione del rischio di liquidità passa poi anche dall’evoluzione dei fondi di fondi alternativi, che non sono più meri contenitori di fondi con un doppio layer commissionale ma costituiscono portafogli diversificati in grado di accedere a condizioni economiche e possibilità di co-investimento e mercato secondario precluse a chi investe direttamente il proprio patrimonio. In questo senso, la quasi ventennale normativa dei fondi pensione non è ancora stata aggiornata rispetto alle opportunità dei prodotti di ultima generazione.
Come favorire uno sviluppo rispetto alla priorità indicate?
Sono tre gli aspetti su cui sarebbe opportuno sviluppare una riflessione di sistema. In primis, i fondi pensione negoziali possono investire direttamente solo in fondi chiusi, precludendo l’investimento diretto in fondi aperti come gli evergreen. Inoltre, maggior chiarezza deve essere fatta per superare il pregiudizio sui fondi di fondi (FoF), che portano vantaggi tangibili di diversificazione e di costo. Infine, un ragionamento dovrebbe essere fatto sul limite del 25% di detenzione di quote di un singolo FIA: anche in questo caso, questo unicum italiano, che nasce addirittura dal vecchio DM 703, limita l’accesso dei fondi pensione a nuove strategie in fase di lancio nonché all’accesso a piattaforme dedicate.
Che cosa significa nell’attuale contesto di investimento guardare al lungo e lunghissimo periodo. Dove si trovano attualmente i punti d’incontro fra l’offerta delle case di gestione e le crescenti esigenze in termini previdenziali nel contesto italiano, ma non solo?
Il concetto di lungo e lunghissimo periodo assume una centralità strategica, soprattutto nel contesto della previdenza complementare. Con orizzonti temporali che possono superare i 20 anni, è infatti fondamentale progettare strategie capaci di bilanciare resilienza e rendimento tenendo conto di fattori come l’inflazione e i cambiamenti demografici o anche la sostenibilità nel senso più ampio del termine. L’industria dell’asset management sta adattando la propria offerta, ricercando fonti di rendimento decorrelate rispetto ai mercati tradizionali sia negli alternativi sia con prodotti adattabili ai diversi profili di rischio e alle diverse prospettive degli investitori. In Italia, in particolare, il settore si trova a un punto di svolta. La bassa adesione ai fondi pensione richiede interventi mirati per avvicinare l’offerta delle case di gestione alle esigenze dei lavoratori: promuovere la cultura del risparmio, anche con nuovi canali, è essenziale per superare la barriera creata dalla bassa conoscenza finanziaria. Eventi e partecipazione attiva alle iniziative di educazione sono per noi un impegno importante, che si coniuga con la costante ricerca dell’innovazione. Ecco perchè abbiamo lanciato quasi due anni fa il nostro podcast ‘Finance Explained’, disponibile sulle principali piattaforme come Spotify e Apple Podcasts con l’obiettivo di approfondire i temi più rilevanti del mondo della finanza e spiegare le continue evoluzioni che cambiano il mondo.
Guardare al lungo e lunghissimo periodo non significa solo pianificare, ma anche rispondere con flessibilità alle sfide di un mondo in trasformazione. Le case di gestione hanno il compito di proporre soluzioni che combinino innovazione e sostenibilità, mentre gli investitori, aumentando la loro educazione finanziaria, potranno apprezzare meglio l’importanza di un approccio di lungo termine. In un contesto in cui le variabili macroeconomiche, come inflazione e transizione energetica, dominano il dibattito, investire con visione significa costruire oggi le fondamenta di una sicurezza futura.
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