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In calo sia l’indice del manifatturiero sia quello dei servizi. Ai minimi gli indicatori di Germania e Francia. Ora si teme per la crescita del terzo trimestre
Si affievoliscono le speranze di un rafforzamento dell’economia dell’Eurozona nel secondo trimestre del 2023. A gelare le speranza sono stati i Pmi di giugno dell’Area e dei singoli Paesi, tutti in frenata e inferiori alle attese. Nella lettura preliminare, l’indice composito di Eurolandia è sceso a 50,3 punti dai 52,8 di maggio, registrando il valore più basso in sei mesi. A soffrire è soprattutto il manifatturiero, il cui indicatore è calato da 44,8 43,6 punti, il minimo da 37 mesi. Quello dei servizi si è invece attestato a 52,4 punti, in discesa dai 55,1 precedenti. I dati sono peggiori del consensus, che stimava per l’indice dell’industria 44,8 punti e per quello del terziario 54,5 punti.
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Secondo gli analisti, anche se negli ultimi sei mesi la produzione ha ininterrottamente indicato un’espansione, quella di giugno è marginale e molto più debole rispetto ai quattro mesi precedenti. Segno di un indebolimento marcato dello slancio di crescita: il calo di 2,5 punti dell’indice è stato infatti il più alto in un anno. “A giugno, con il peggioramento del flusso dei nuovi ordini di beni e servizi, che hanno registrato il primo crollo da gennaio, le condizioni della domanda sono peggiorate segnalando il rischio di una possibile contrazione nel mese di luglio”, si legge. Il settore che ha subito maggiormente questa debolezza è ancora quello manifatturiero, con una produzione industriale in declino per il terzo mese consecutivo al tasso più rapido da ottobre. Nel frattempo, anche l’espansione del terziario è fortemente rallentata, in scia alla frenata della recente ripresa della spesa.
Diminuiscono i prezzi
Così, per la prima volta da gennaio, il flusso dei nuovi ordini è diminuito, la crescita occupazionale è rallentata e le aspettative future si sono deteriorate. A picco anche l’ottimismo: la fiducia relativa ai prossimi 12 mesi ha registrato il calo più forte da settembre, scivolando ai minimi di quest’anno. Unica notizia rincuorante è la forte attenuazione delle pressioni inflazionistiche. I costi hanno infatti registrato l’aumento più lento da dicembre 2020 e i prezzi medi di vendita di beni e servizi hanno messo a segno il tasso più debole di incremento da marzo 2021.
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Pmi di Francia e Germania ai minimi
Nel dettaglio dei Paesi, a guidare il calo è la Francia. Il Pmi del settore manifatturiero di giugno è sceso al minimo di 37 mesi, a quota 45,5 punti dai 45,7 di maggio, mentre quello del settore dei servizi è piombato al minimo da 28 mesi, a 48 punti da 52,5. L’indice composito si è così attestato al minimo dal 2021, a 47,3 dai 51,2 del mese precedente. Quanto a Berlino, l’indicatore dell’industria è scivolato dai 43,2 punti di maggio a 41 punti, mentre quello del terziario è passato da quota 57,2 a 54,1 punti. Risultati sotto le attese che portano l’indice composito tedesco a 50,8 punti, da 53,9.
La Bce non si fermerà
Nonostante i numeri prefigurino una stagnazione dell’economia del Vecchio Continente, l’opinione prevalente è che la Banca centrale europea porterà comunque avanti la stretta monetaria. “Se la Bce avesse avuto il controllo solo sui prezzi dei beni, Francoforte avrebbe di certo brindato alla fine dell’inflazione. Gli indici Pmi di giugno, infatti, hanno mostrato costi di acquisto e di vendita notevolmente ridotti. Inoltre, data la recessione del manifatturiero, ci si potrebbe aspettare un taglio dei tassi di interesse. Questo scenario rimane però incerto”, afferma Cyrus de la Rubia, chief economist presso Hamburg Commercial Bank.
L’esperto fa infatti notare come nella parte più importante dell’economia, il settore privato dei servizi, i prezzi continuino ad aumentare, pesando sul tasso di inflazione di fondo che sta calando molto lentamente. “Anche se il nostro scenario di riferimento di una lieve crescita dell’Eurozona nel secondo trimestre dovesse concretizzarsi, la tendenza al ribasso del Pmi composito mostra una difficile seconda parte dell’anno visto che le aziende di tutti i settori mostrano un peggioramento del livello del portafoglio ordini”, conclude.
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