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Nel terzo trimestre l’economia americana cresce del 2,8%. Merito di inflazione in calo, spese per la difesa e acquisti dei consumatori. Sopra le attese anche il dato europeo
L’economia americana non smette di crescere. La lettura preliminare del dipartimento del commercio ha infatti visto il terzo trimestre 2024 chiudersi con un PIL in crescita del 2,8%, leggermente in calo rispetto al 3% del periodo precedente ma coerente con le attese degli analisti. Un dato che allontana ulteriormente lo spettro recessione ma non modifica le attese del mercato, che scommette su un nuovo taglio della Federal Reserve a novembre. Con Harris e Trump che restano alla finestra per cercare di trarre vantaggio dalla notizia nello sprint finale.
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Consumi e difesa a fare da traino
A trainare il dato complessivo sono state soprattutto le spese dei consumatori, spinte al 3,7% dall’inflazione in calo e dai forti aumenti salariali, anche se alcuni analisti si soffermano sugli investimenti delle aziende in vista dell’atteso sciopero dei porti sulla costa orientale americana: la contestazione è infatti durata solo due giorni ma alla vigilia erano molte le società convinte potesse protrarsi più a lungo. Un altro fattore importante citato dal dipartimento è stata infine la spesa del governo federale, aumentata del 9,7% in scia a investimenti nella difesa in salita del 14,9%.
Un dato che allontana lo spettro recessione
Sono molti gli esperti convinti che il passo tenuto dall’economia a stelle e strisce, per lo più in vista di elezioni complicate come quelle in programma per il prossimo 5 novembre, allontani definitivamente il timore di una recessione nel medio-termine. Secondo Matt Peron, global head of Solutions di Janus Henderson, si tratta ad esempio di un dato favorevole per due ragioni: “Conferma come la crescita non stia rallentando rapidamente e testimonia che pressioni sui prezzi sono rimaste contenute”. Una considerazione supportata anche dal forte rapporto ADP di ottobre, che ha mostrato come il settore privato sia stato in grado di creare 233mila posti di lavoro contro attese per 111mila. “Riteniamo che questo momento di forza si protrarrà anche nel quarto trimestre e manteniamo la nostra visione positiva sugli asset di rischio”, spiega Peron, che però suggerisce di mantenere una postura da fine ciclo nel mentre e puntare sulla qualità in vista di una nuova fase di volatilità.
Della stessa opinione è Paul Ashworth, economista capo per il Nord America di Capital Economics, che ha sottolineato come gli States abbiano marciato a ritmo sostenuto per tutta la durata dell’amministrazione Biden. “L’inflazione è scesa dal massimo del 9,1% di giugno 2020 a un tasso annuale del 2,4% a settembre”, ha precisato, spiegando che si tratta della cifra più bassa in oltre tre anni. Una circostanza che lascia sperare in una Fed ancora decisa a tagliare ulteriormente i tassi: è l’ipotesi dei mercati, convinti di una sforbiciata dello 0,25% a novembre anche in considerazione del fatto che l’indice dei prezzi per i consumi personali, è aumentato dell’1,5% anziché del 2% atteso.
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Impatto incerto sulle elezioni
Non è chiaro quale apporto questo risultato possa produrre sul testa a testa serrato tra la vicepresidente Kamala Harris e il rivale repubblicano Donald Trump. Se infatti è vero che i democratici hanno saputo mantenere la barra dritta anche durante la pandemia, dote fondamentale in un Paese dove gli elettori danno molto peso all’andamento del prodotto interno lordo, le ricerche dimostrano che gli americani hanno quasi sempre dato il loro favore a Trump quando si è trattato di amministrare l’economia del Paese. I sondaggi continuano comunque a indicare una grande incertezza sull’esito delle urne, con i due candidati alla pari nei consensi nazionali ma anche vicinissimi nei dati sulla Pennsylvania e gli altri sei Stati in bilico.
Bene anche l’Europa
Cresce più delle attese anche PIL trimestrale di Eurolandia. Secondo la stima preliminare di Eurostat, il prodotto interno lordo dell’Eurozona dovrebbe infatti essere salito dello 0,4% su base trimestrale, superando lo 0,2% atteso dagli analisti e quello registrato nei tre mesi precedenti. Il risultato migliore spetta all’Irlanda (+2%), mentre Lituania (+1,1%) e Spagna (+0,8%) si posizionano sui gradini inferiori del podio. Cali sono stati invece registrati in Ungheria (-0,7%) e Lettonia (-0,4%). Sull’anno la stima è al +0,9%, superiore al +0,8% del consensus, dopo il +0,6% registrato nel trimestre precedente. Per quanto riguarda l’Italia, la rilevazione Istat mostra come l’economia sia rimasta stazionaria rispetto al trimestre precedente e sia cresciuto dello 0,4% sullo stesso periodo del 2023. “La variazione congiunturale”, spiega l’ente statistico, “è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto sia nel comparto dell’agricoltura sia in quello dell’industria e di un aumento in quello dei servizi”. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e uno negativo di quella estera netta. La variazione acquisita per il 2024 è pari a 0,4%.
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