I numeri del 2023 (e di inizio 2024) testimoniano una crescente propensione degli investitori ad esporsi al mercato obbligazionario con strumenti indicizzati. Le prospettive di un segmento che potrebbe segnare un ulteriore punto di svolta nel passaggio dal ciclo dei tassi a zero all’attuale “higher for longer”, nell’intervista alla head of EMEA iShares Fixed Income Strategy
Vasiliki Pachatouridi, head of EMEA iShares Fixed Income Strategy
Dopo un ciclo economico durato oltre un decennio, che ha penalizzato il ruolo dell’obbligazionario in portafoglio, i bond tornano a offrire rendimento e diversificazione. Secondo Vasiliki Pachatouridi, head of EMEA Fixed Income Strategy di iShares, la possibilità di implementare in maniera immediata le scelte di allocazione e la crescente ma già evoluta granularità delle opportunità d’esposizione faranno propendere sempre di più gli investitori per la scelta di strumenti indicizzati sull’asset class.
La grande attesa dei mercati per quanto riguarda il reddito fisso è ovviamente sull’inizio dei tagli dei tassi da parte di Fed e Bce. Quali saranno le conseguenze per gli investitori?
Il 2024 ha il potenziale per rivelarsi un anno migliore rispetto al precedente. In particolare, ci attendiamo una conversione del cash da parte degli investitori nelle diverse asset class. Se riportiamo indietro le lancette a un anno fa, eravamo reduci da un 2022 molto negativo e la propensione al rischio complessivamente era estremamente bassa. Adesso ci troviamo in una situazione ben diversa. Questo sarà l’anno del taglio dei tassi e della disinflazione, che verosimilmente aprirà nuove opportunità da affiancare a minori livelli di cash nel portafoglio medio.
Che cosa può andare storto?
Ci dobbiamo concentrare sulla dispersione fra i mercati e il quadro macroeconomico. In altre parole, su ciò che pensa il mercato e quanto è mostrato dai dati macro. Negli Stati Uniti la situazione è differente rispetto all’Europa. Infatti, fino alla fine di gennaio i mercati prezzavano il taglio dei tassi a marzo da parte della Fed al 50% delle probabilità. Il primo di febbraio, in occasione dell’ultimo meeting, Powell ha però escluso categoricamente questa possibilità. In Europa la situazione è dissimile poiché l’economia è in recessione. Di conseguenza, le aspettative del mercato che prezzano cinque tagli nel corso del 2024 non saranno, a nostro parere, così lontane dal vero.
Che cosa significa per gli investitori questa “differenza” fra le due sponde dell’Atlantico? Dove vedete le migliori opportunità?
L’allineamento fra mercati e dinamiche macro è uno dei fattori che ci fa propendere per una valutazione positiva delle prospettive del reddito fisso europeo. Crediamo che sia il momento per posizionarsi in modo da catturare il carry generato dal percorso di rialzo dei tassi dell’ultimo biennio ed essere così pronti a beneficiare della futura crescita delle valutazioni una volta che si muoveranno verso il basso.
Anche rispetto all’azionario del Vecchio Continente, l’obbligazionario denominato in euro è interessante perché offre un buon livello di rendimento a fronte di rischi minori se paragonati a quelli dell’equity. Anche per questo motivo è già possibile notare una propensione degli investitori ad allungare la duration media rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti.
Il 2023 è stato il primo anno dal 2015 in cui gli ETF a reddito fisso denominati in euro hanno avuto flussi maggiori rispetto a quelli in dollari. E questa tendenza si è confermata anche ad inizio 2024: abbiamo registrato una grande domanda da parte degli investitori, in particolare per prodotti che investono sul segmento investment grade del credito europeo, con flussi positivi per oltre 3 miliardi di euro nel solo mese di gennaio.
Un numero di certo significativo, al pari di quelli mostrati dal mercato europeo degli ETF che nel 2023 è cresciuto complessivamente del 24% rispetto al 2022, portando le masse a 1.640 miliardi (dati Morningstar). I flussi sugli ETF a reddito fisso hanno registrato un aumento percentuale pari a quelli sull’azionario, +70% anno su anno. Vi aspettate gli stessi tassi di crescita per il 2024?
Crediamo che gli investitori continueranno a mostrare un forte interesse per l’obbligazionario anche nel 2024. Prendendo come esempio proprio il credito europeo c’è un prodotto della nostra gamma che ben rappresenta la tendenza di questo mercato. L’ iShares Core € Corp Bond UCITS ETF EUR (IEAC) può essere considerato per dimensioni e utilizzo il barometro del suo segmento d’appartenenza. Nel 2024 abbiamo già assistito a giorni consecutivi in cui l’IEAC ha scambiato sul mercato secondario un volume superiore ad un miliardo di euro.
Questo fornisce più di un indizio sul perché il mercato degli ETF a reddito fisso è destinato a continuare sulla strada intrapresa negli ultimi anni. La possibilità di operare in modo istantaneo per modificare il proprio posizionamento è di fondamentale importanza per gli investitori. Oggi siamo già a oltre 2.000 miliardi di dollari in termini di masse a livello globale, ma se guardiamo alle dimensioni del mercato obbligazionario, pari a oltre 100.000 miliardi di dollari, è chiaro che il margine di crescita sia ancora enorme.
Dal punto di vista degli investitori, inoltre, arriviamo da un ciclo economico in cui il reddito fisso aveva un ruolo residuale nei portafogli dati i rendimenti molto spesso vicini allo zero e un potenziale di diversificazione molto ridotto alla luce delle politiche ultra-espansive delle banche centrali. Oggi la situazione è cambiata e il ritorno degli investitori sull’asset class sarà sempre più concentrato su una tipologia di prodotto in grado di garantire insieme granularità e possibilità di implementare in maniera immediata le scelte di asset allocation.
Generare alpha è diventato sempre più complesso, per questo il valore aggiunto è da ricercare nei fondi per i quali non esiste un’alternativa passiva: absolute return e liquid alternative
L’incertezza politica preoccupa, ma gli States restano attenti e Pechino offre ottime opportunità a sconto. Cambia il ruolo del reddito fisso in portafoglio, e il debito infrastrutturale schizza in cima alle preferenze. Lo studio Invesco
La nota investitrice californiana, con una mossa che ha sorpreso il mercato, ha ridotto per la prima volta da un anno la sua partecipazione nel colosso social
Tra il rimbalzo dell’inflazione, un’economia moribonda e il difficile contesto internazionale, Bailey sceglie la cautela. Gli analisti vedono altri due tagli quest’anno, ma la strada è incerta
Il Fomc resta in modalità ‘wait and see’. Per gli analisti, Powell deve ora bilanciare l'aumento dell'inflazione e i rischi di recessione che sembrano aumentare di pari passo
Geopolitica e banche centrali rendono il 2025 un anno complesso per i mercati. Ma dall'evento ‘Thought Leadership Summit’ del gruppo emergono due pilastri per i portafogli: bond europei e alternativi per schivare la volatilità
Al rialzo le stime di inflazione. Per Powell c’è più incertezza con Trump, ma una recessione è improbabile. Gli investitori sperano in una riduzione a giugno
A febbraio lo State Street Risk Appetite Index è tornato a zero. Via dal tech a stelle e strisce, piace l’equity europeo. Resta lo scetticismo sul reddito fisso
I gestori si aspettano tassi invariati e guardano alle proiezioni del Fomc. L’attesa è di una crescita più bassa e un’inflazione più alta. E di due tagli entro fine anno
Pil mondiale rivisto al ribasso: +3,1% nel 2025 e +3% nel 2026. Giù anche le stime per l’Italia (+0,7% e +0,9%). E torna l’allarme inflazione: "Le banche centrali restino vigili"
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio