Le Marie: vigilanza, prodotti di risparmio e garanzie solo per i Paesi che lo desiderano. Lindner: no a un’unione a più velocità. Lagarde: accelerare, i deflussi verso l’estero valgono l’1,8% del Pil Ue
L’Eurozona non può più attendere, troppe le sfide economiche da affrontare: è tempo quindi di accelerare sull’Unione del mercato dei capitali, anche solo con gli Stati disponibili. Questo il senso della proposta lanciata a margine dell’Eurogruppo di Gand dal ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, che ha invitato i governi a procedere con un’unione “su base volontaria”. Proposta, però, immediatamente rispedita al mittente dall’omologo tedesco, Christian Lindner, per il quale si deve andare avanti tutti e 27 insieme.
“L’appello a Gand che lancio questa mattina è per un’Unione dei mercati dei capitali volontaria con gli Stati che lo desiderano. Con una vigilanza europea volontaria che potrebbe essere esercitata dall’autorità Ue dei mercati finanziari”, ha spiegato Le Maire arrivando all’Eurogruppo. “Invito pertanto le banche d’investimento, le borse valori e i gestori patrimoniali ad aderire a questa supervisione volontaria”, ha precisato.
Come secondo punto del suo piano, il ministro ha quindi delineato il progetto di “un prodotto di risparmio europeo volontario e una cartolarizzazione per gli Stati e delle banche che lo desiderano”. Un’iniziativa da lanciare già nel 2024 così da mettere in moto le enormi risorse private disponibili per gli investimenti. Il numero uno del tesoro francese ha infatti ricordato che gli europei hanno accantonato 35 mila miliardi di euro, un terzo dei quali è fermo nei conti bancari. “Il denaro dei cittadini non deve dormire, deve lavorare per la crescita, l’innovazione, la ricerca, per le imprese, per l’occupazione. Dobbiamo quindi realizzare senza indugio l’unione dei mercati dei capitali”, ha esortato. Ma, è stata la sua precisazione, “noto che le cose si stanno trascinando” e “non posso più accettare che non si proceda avanti”, ha scandito.
Terzo punto del politico è quello di prevedere “una garanzia per la cartolarizzazione”, in modo che i titoli smettano di pesare sui bilanci delle banche e che queste possano prestare di più a privati e imprese. “Se all’inizio di questo appello e di questa iniziativa francese aderissero tre o quattro Paesi sarebbe una buona base. Vedremo quanti Stati potranno unirsi a noi”, ha concluso.
Il no di Berlino e i dubbi di Gentiloni
Paolo Gentiloni, commissario all’Economia della Commissione Europea
Chi non ha intenzione di aderire è la Germania. Interrogato subito dopo le dichiarazioni del collega francese, il ministro tedesco Christian Lindner è stato lapidario: “Sono a favore di un’Unione dei mercati dei capitali non a più velocità ma ad alta velocità”, ha detto, chiarendo che “bisogna andare avanti rapidamente con tutti i Ventisette”. Qualche dubbio è arrivato anche dal commissario Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, secondo cui è “urgentemente necessario essere ambiziosi” nel portare avanti l’Unione dei mercati dei capitali nel prossimo ciclo politico. “È qui che vedo il ruolo della Commissione: nel presentare proposte sufficientemente ambiziose e nel contribuire a raggiungere l’unità che finora è mancata”, ha sottolineato nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo.
Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo
Sull’unità ha insistito anche il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, secondo cui occorre fare progressi per superare la frammentazione del mercato dei capitali europeo. A suo parere sono tre gli obiettivi da porsi: ridurre le barriere, sviluppando una supervisione efficace del sistema; assicurare che le imprese, specie le pmi, crescano velocemente e abbiano il giusto accesso ai capitali; creare opportunità per i cittadini europei per impiegare il loro risparmio. Quanto alla proposta di Le Marie, Donohoe si è mostrato possibilista e ha assicurato che ne discuterà “con lui nelle prossime due settimane” per vedere se si riesce “a identificare la via da seguire su questi argomenti”.
Lagarde chiede coraggio
Intanto, nonostante lo sforzo regolamentare, l’Unione dei mercati dei capitali resta un traguardo lontano. E il Vecchio Continente continua ad accumulare ritardo rispetto a Usa e Regno Unito per livello di competitività relativamente all’accesso ai finanziamenti da parte delle imprese e alla liquidità del mercato. La stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, quando non parla di inflazione e tassi, insiste regolarmente sulla necessità di accelerare. Tema che ha ribadito anche a Gand, sintetizzando in tre cifre l’urgenza. Ha infatti ricordato che dal 2031 ogni anno saranno necessari 800 miliardiper rispettare l’impegno pro clima del 2040, cui si aggiungono 75 miliardi l’anno se tutti i Paesi rispetteranno l’accordo Nato di una spesa pari al 2% del Pil per la difesa. Infine, ha sottolineato che ammonta a 250 miliardi di euro, ovvero circa l’1,8% del Pil europeo, il deflusso finanziario netto che ogni anno lascia l’Europa per andare verso gli altri mercati del mondo, Usa in primis.“Occorrono ambizioni coraggiose”, ha incalzato Lagarde.
Occhi su Enrico Letta
Enrico Letta, deputato della Repubblica Italiana
I riflettori sono intanto puntati anche sul Consiglio Europeo del 21-22 marzo, quando Enrico Letta presenterà la relazione di alto livello sul futuro del Mercato unico europeo che gli è stata richiesta dal Consiglio stesso e dalla Commissione. L’ex-premier italiano e presidente dell’Institut Jacques Delors ha anticipato all’Europarlamento le raccomandazioni preliminari da includere nella relazione. “Il taglio che vorrei seguire è di una dimensione geopolitica del Mercato unico”, ha spiegato, con l’obiettivo di dare “un’impostazione diversa rispetto al passato”. Il punto di partenza saranno “i quattro pilastri che dobbiamo mettere al centro”: difesa, telecomunicazioni, energia e industria finanziaria. Tutti settori che “fino a oggi hanno visto prevalere la dimensione nazionale” ma che, nella relazione per il futuro Ue, vengono considerati “asset strategici europei”.
Nella relazione verrà anche sottolineato che le transizioni digitale e verde hanno un costo ed è quindi essenziale esplorare opzioni di finanziamento attraverso pilastri nazionali, privati e pubblici. Cruciali diventano quindi gli aiuti statali e l’Unione del mercato dei capitali. Oltre alla necessità di snellire la burocrazia, facilitare le autorizzazioni, armonizzare la tassazione per favorire la crescita (soprattutto per le pmi) e promuovere non solo la libertà di movimento ma anche quella di restare.
La banca fintech punta a integrare la piattaforma di consulenza con questa tecnologia per fornire ai professionisti analisi dettagliate e report su misura. Obiettivo: un servizio di qualità molto più elevata
L’operazione amplifica l’offerta della SGR tricolore. E porta in dote alla società masse per quasi 600 milioni. Restano operativi i team di vendita e distribuzione del gruppo svizzero, che proseguiranno le attività come succursale del Lussemburgo
Per la prima volta la rete di Banca Mediolanum ha superato i 10 miliardi di raccolta totale nel 2024 e stabilito il primato assoluto di raccolta gestita. Merito di un’analisi profonda delle dinamiche familiari
Donato Savatteri, head of Southern Europe della società, spiega a FocusRisparmio perché gestione attiva, previdenza e passaggio generazionale saranno le parole chiave del 2025 (e non solo)
La survey JP Morgan AM: quasi il 30% già li utilizza per obiettivi tattici e strategici. In Italia, Francia e Germania le allocazioni più elevate. Le nuove opportunità? Reddito fisso e ESG
Con 11 miliardi di raccolta da gennaio a novembre 2024, la società di wealth management si colloca al primo della classifica Assoreti. Il condirettore generale spiega i fattori che hanno premiato e le sfide per i prossimi mesi
La società rafforza la propria presenza in Italia puntando su gestione attiva obbligazionaria, tesorerie corporate e una filosofia intatta dalla fondazione. Antonella Manganelli racconta l’evoluzione del business e le prospettive future
“Perché si arrivi pronti servono le giuste competenze”. Il neopresidente della Fondazione si racconta ai microfoni di “Big Talk” il format di FR|Vision nel quale sono ospiti le “punte di diamante” del risparmio gestito
Aipb: le masse supereranno i 1.412 miliardi di euro, grazie ai nuovi flussi di raccolta e all’effetto mercato. Rallenta l’amministrato. Private market e azioni nel mirino degli operatori
L’industria chiude l’ultimo mese dell’anno con un patrimonio invariato a 2.500 miliardi di euro ma registra afflussi per 13,4 miliardi. Merito soprattutto dei prodotti a maggiore partecipazione retail, che incassano 4,43 miliardi e compensano un effetto mercato negativo. Ancora crescita per gli obbligazionari (+4,8 miliardi)
Siena annuncia un offerta di scambio totalitaria (non concordata) nei confronti della banca milanese. Un’operazione da 13,3 miliardi e premio del 5%. Lovaglio: “Saremo il terzo gruppo del credito italiano”. Ma per Piazzetta Cuccia all’orizzonte c’è il delisting
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio